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L’ultima trota e andiamo al mare!

Da Pietroinvernizzi
Trota Fario del Mastallone

Trota Fario del Mastallone

Questa volta avevo proprio voglia di fare l’alba, quella vera. Non solo per la possibilità di stanare una big trout, ma anche per il gusto di respirare l’aria fredda di montagna e vedere le primissime luci sul fiume. L’afa della notte milanese non invoglia a stare a letto.
Il prossimo fine settimana sarò al mare, Isola d’Elba: sole, caldo, spiaggia, folla… tutto molto bello, ma lì le trote, se ci sono, sono al banco frigo del supermercato e per prenderle devi fare la coda in cassa!
Quindi sabato alle 3.42 del mattino sfrecciavo in macchina tra il saluto dei semafori lampeggianti. All’apparenza uguale ad altre rare macchine che correvano di qua e di là, anche la mia autoradio con Disco Radio, spingeva nei bassi brani estivi di una certa importanza come il “Tacatà” o “La gente està muy loca”… La differenza tra me e gli altri era che io avevo solo un caffè in corpo ed ero sveglio da poco, loro stavano finendo una serata da leoni. Ma l’adrenalina di chi va a pescare è una droga molto potente che fortunatamente i controlli della stradale non rilevano!
Dopo un’ora di autostrada ho spento la radio e, una curva dopo l’altra, nel buio della notte, ho risalito la valle. Ho parcheggiato ai limiti di un bosco. Appena sono sceso: solo natura intorno e il rimbombare lontano del fiume.
Con la torcia frontale mi sono vestito, ho armato la canna pesante e il mulo da battaglia, fatto il nodo tra treccia e nylon, controllato di avere tutte le esche e i vari accessori nei taschini fumato un cigarillo appoggiato al cofano dell’auto ascoltando la notte e i rumori del bosco, poi ho bevuto un sorsino di Whiskey, il solito famoso tacchino di Scozia, per scacciare quel brivido di freddo che prende chi sta in t-shirt alle 5 in montagna.
La torcia in testa illuminava i miei passi mentre entravo nel fitto del bosco scuro. Un sentiero fatto molte altre volte, ma che nella notte sembra voler catturare i tuoi piedi con radici e sassi per buttarti a terra, come se tu non appartenessi a quel mondo misterioso. Quando ho raggiunto la parte più alta del sentiero ed il mio respiro si è fatto affannato, ho sentito un forte fruscio alla mia destra, dei passi nel bosco e, nel primo chiarore ho visto a solo una decina di metri da me un ungulato: cerbiatto, camoscio, stambecco… non lo so, non sono pratico, ma era la silhouette di un “Bambi” che si dileguava spaventato da me e dalla mia torcia.

Gole del Sesia alla mattina

Gole del Sesia alla mattina

Alle prime luci, quando sopra le montagne nere il cielo diventa più chiaro e l’acqua lascia scorgere i suoi disegni sulla superficie, ho fatto il primo lancio con un grosso rotante argento.
Nelle prime luci l’acqua sembrava caffelatte, fantastico pensai, avrà fatto un temporale… poco dopo però con l’aumentare della luce, l’acqua si è rivelata per quella che era: color cemento. Uno strano colore verde-grigio, niente di promettente. Ormai ero nella gola e così l’ho pescata al mio meglio per tutta la sua lunghezza: non un pesce, né visto né sentito. Impensabile in questa stagione… maledetta acqua sporca. Più tardi ilSavio mi dirà che una frana e un temporale sulla frana sono la causa del fiume impescabile. In sintesi, tolto il fascino dell’alba e la sua poesia: mi sono svegliato alle 3.15, ho camminato quattro ore e non ho preso un cazzo!
Alle 10.30 stavo facendo colazione al bar della stazione di Varallo con mio fratello e Matteo, anche loro con un cappottino sulle spalle dopo tre ore di Sesia “colorato”.
La decisione è stata semplice: affluenti. Siamo andati sul Mastallone, dopo qualche trotella ho visto un rigiro lontano, sotto una pianta, quindi in ombra. Acqua che schiumava in testa per poi distendersi lenta in una piccola pozza. Ho detto a mio fratello: “se ce n’è una bella è là”. Mi è riuscito un lancio lungo e teso con la Antares 7/21gr e il biomaster bobinato raso di 0.18: il mepps 3 oro pallino nero si è posato nella schiuma in testa, tre giri di manovella e una fiera reginetta del torrente è stata in canna. Il divertimento è stato grande avendo fuori circa 20 metri di filo tra correntine e salti. Fario, non enorme ma molto bella.

Antares e Trota Fario

Antares e Trota Fario

La fame divenne padrona di noi e all’una eravamo a sbranare, accanto a noi  c’era anche la scuola di pesca dell’SVPS, con grandi della pesca insieme a una ciurma di ragazzini futuri pescatori! Facciamo due chiacchiere con Savio e Raffaele Mascaro  di future pescate di gloria.
Il pomeriggio ci ha visto ancora sul Mastallone, ma il cielo da velato che era divenne nero. Un vento freddo in faccia ha accolto i primi lanci pomeridiani e alle 3 e mezza caddero le prime grosse gelide gocce sulle nostre teste: ritirata! Abbiamo corso come matti verso le macchine, ma il temporale ci braccava e ci ha preso in pieno. Abbiamo guidato, fradici, verso il bar della stazione: grembo materno per pescatori smarriti… Scrosci d’acqua da “tempesta perfetta”, a fatica vedevamo la strada attraverso lo strato d’acqua che i tergicristalli impazziti non riuscivano a togliere.

Francesco e Matteo diluvio

Francesco e Matte aspettando che spiova…

Dentro i bar mille persone stipate guardavano lo spettacolo: grandine, scrosci violenti d’acqua e forti raffiche di vento. Così abbiamo passato più di un’ora. Memore di passate esperienze, alle 4 ho detto: alle 6,30 ci sarà il sole.  Un’ora dopo ha spiovuto per qualche minuto, siamo corsi al fiume, giusto in tempo perché il diluvio ci colpisse ancora. Sarebbe sembrato non finire più, si è detto di tornare a casa… ma ho insistito: “ancora mezz’ora e ci sarà il sole”.
6 e 24 minuti un raggio di sole ha squarciato all’improvviso le nuvole e il sole ha vinto la sua battaglia.
Subito due fario nei primi quattro lanci sotto Varallo.
Abbiamo però deciso di vedere com’è il fiume a valle… brutto errore, come ci avevano detto, e come in effetti avevamo immaginato, a valle l’acqua era color cioccolato, il fiume si era alzato un metro ed era difficile fare anche solo un lancio senza recuperare rami, foglie e ogni tipo di detrito. Condizioni da big fish, da cattura della vita… forse. Noi alle 7 e 30 ne avevamo abbastanza e abbiamo salutato il fiume.
Caro Sesia e care trote tutte, ci rivedremo a settembre!
La serie A dell’Anonima si riunisce dal 4 al 20 Agosto per cercare i predatori di mare. Due settimane all’Elba per praticare Spinning SW, magari lampi di traina, Inchiku e Vertical…
La serie B, da lidi separati, cercherà dal canto suo altri predatori marini… chi con improbabili bolentini (Franco), chi con tecniche decisamente più Pro! (Francis).
La sfida per tutti noi è riuscire a fuggire da ombrelloni, fidanzate, creme solari sui lettini e andare a impugnare, sempre e comunque, le nostre canne da pesca!
Vi terremo aggiornati dalle pagine di questo nostro blog, tight lines a tutti!

Rock’n'Rod

L’ultima trota e andiamo al mare!

Una piccola trota in lama del Mastallone (foto Francesco)

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Gole del Sesia alla mattina

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Piccole rane sul fiume

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Caffè al Bar della Stazione di Varallo

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Francesco e Matteo aspettando che spiova…

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Antares e Trota Fario

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Piccole rane sul fiume

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Mimetismo sul fiume (foto Francesco)

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L’ultima trota e andiamo al mare!

La tempesta in Varallo dal Bar della Stazione

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L’ultima trota e andiamo al mare!

“Miami Beach” torrente Mastallone (foto Francesco)

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Trota Fario del Mastallone

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Pietro e i nodi delicati (foto Francesco)

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L’ultima trota e andiamo al mare!

L’importanza del mimetismo e dei passi fuori dall’acqua! (foto Francesco)

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L’ultima trota e andiamo al mare!

Trota Fario del Mastallone

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L’ultima trota e andiamo al mare!


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