Recensione
Riuscire a confrontarsi con una tematica drammaticamente attuale come quella che ci propone questo romanzo, non è semplice. La voce narrante, l’adolescente Giovanni che per tanto tempo ha subito le violenze e lo scherno dei compagni di scuola, si assume l’onere di presentare in modo il più possibile oggettivo la realtà non solo dei soprusi che ha subito ma anche delle ragioni che li hanno scatenati. La sua colpa è l’obesità che lo condanna a essere individuato come diverso dal gruppo, eppure il pregio maggiore della storia è proprio quella di andare oltre al dato oggettivo: Giovanni scava nel profondo, non si limita a descrivere il suo dramma ma presenta tutte le contraddizioni e i dolori dei suoi compagni, i loro segreti che pur trasformandoli in carnefici, in nome di una popolarità effimera, li trasforma comunque in altrettanti perdenti.
Senza via di scampo.
L’autore ha utilizzato il punto di vista del giovane per porre rilievo a tutte le sfaccettature di un disagio condiviso e al tempo stesso personale: da una famiglia economicamente potente ma povera di affetti per Spillo, alla lotta individuale per emergere e magari scappare da una realtà grigia, come nel caso di Ombra e per certi versi anche di Anna, sino a dinamiche più profonde, come l’omosessualità di Bambi, altro bersaglio di derisione e brutalità, o alla stessa rabbia irrazionale di Tony, il capo della combriccola che attiva tutti i comportamenti più pesanti nei confronti degli emarginati a beneficio dell’intero microcosmo scolastico.
Uscendo però dall’intensità del messaggio di cui L’ultima volta che ho avuto sedici anni si fa portatore, il libro in sé espone con uno stile semplice e diretto un percorso di resa dello stesso protagonista e della sua famiglia, iniziando proprio dal momento in cui Giovanni osserva tutti quanti in disparte, senza farsi vedere. È scappato e nessuno sa dove si trova, e lo scandalo che la sua fuga suscita fa emergere tutte le contraddizioni della sua realtà sociale, mettendo in evidenza quelle dinamiche nascoste dalla facciata.
La scelta di far parlare proprio lui in modo onnisciente però appare discutibile perché rischia di rivelare sin dai primi capitoli l’epilogo di questa storia, cosa che comunque è effettivamente intuibile, nonostante la storia tenda a voler suscitare la curiosità di capire se Giovanni è semplicemente fuggito perché non riusciva più a reggere il peso delle vessazioni a cui era sottoposto, magari rincorrendo la speranza di una vita migliore, o se realmente qualcuno gli ha fatto del male in modo definitivo. Un nodo che comunque si scioglie sul finale.
Al di là di tutte le considerazioni, questo romanzo breve lascia comunque un’impronta che marchia nel profondo il lettore, non solo perché nel bene o nel male tutti attraversiamo nella nostra esistenza il periodo contraddittorio e spesso doloroso dell’adolescenza, entrando in contatto con episodi più o meno espliciti di emarginazione, paura e anche di sopruso, ma soprattutto perché ha il coraggio di evidenziare un fenomeno come il bullismo che può portare conseguenze anche indelebili nella vita di chi lo subisce.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: L'ultima volta che ho avuto sedici anni
- Autore: Marino Buzzi
- Editore: Baldini e Castoldi
- Data di Pubblicazione: 2015
- Collana: Romanzi e racconti
- ISBN-13: 9788868528331
- Pagine: 176
- Formato - Prezzo: € 15,00 cartaceo - € 7,99 e-book