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L’ultimo bicchiere

Da Andrea Venturotti

Carissimi passeggeri distratti, è un po’ che non mi faccio sentire. O, per meglio dire, non mi faccio leggere. Ultimamente sono stato troppo impegnato ad essere distratto. A volte mi impegno proprio. Mi metto lì e nel giro di due minuti sono già in stand-by. Mi metto in modalità viaggio mentaletutto il resto è noia. Per fuggire meglio alle distrazioni bisognerebbe occupare al massimo e, soprattutto, al meglio il nostro tempo. Lasciarsi poco tempo. Parlo ovviamente per quelli che “evadono” facilmente con la mente come me. Anche se, il nostro, è un vero e proprio bisogno. Però, in ogni caso, meglio sarebbe impiegare al massimo il nostro tempo e lasciare pochi spazi vuoti.

Qualche sera fa, ad esempio, ho cercato
di riempire il tempo in compagnia di amici e di un po’ di vino. E’ una cosa che mi è sempre piaciuta. Amici e vino. Qualche bicchiere, due risate e la serata passa in fretta e alla grande. Però, a differenza delle altre volte, mentre bevevo sentivo chiaramente la mia mente che si scioglieva. Stava quasi bene. Sentivo che si sentiva “a suo agio”. Bevevo per dimenticare. O forse per ricordare. Forse, invece, per tutte e due: dimenticarmi di ricordare. Sembrerebbe quasi un comandamento: dimenticati di ricordare. In un certo senso lo è. Almeno per me. A volte bisogna davvero staccare la spina da tutto: dai pensieri, dai ricordi, dai tormenti, dalle ansie del futuro. Tutto ciò non fa altro che distrarci continuamente. E allora, una volta una tantum, sarebbe bene fare una specie di reset mentale. Salvando in ogni caso tutti i file presenti, un reset con backup compreso. Tenere intatto tutto quanto, ma staccare un po’ la corrente. Rilassarsi. Prendere un bel respiro e sorseggiare un bel bicchiere di vino. Rosso o bianco a voi la scelta. L’importante che sia buono.
Tornando a quella sera di cui vi parlavo, ad un certo punto ci siamo ritrovati in uno stato di ‘rilassamento totale’ tutti quanti. «Questo è l’ultimo» mi ripetevo. Poi invece ne arrivava un altro. Forse perché quello stato di rilassamento totale che si era creato  al mio interno mi faceva sentire leggero e allora mi ci stavo quasi adattando. Forse, invece, perché l’ultimo bicchiere è solamente una leggenda. Così come l’ultima sigaretta, o l’ultima volta. Sono tutte distrazioni che creiamo noi per migliorare in qualche modo la nostra “realtà”. O, per meglio dire, modificarla. Per cercare di convincerci che siamo in grado di cambiare le nostre abitudini. Per essere in pace con se stessi. La cosa che ci scombussola più di tutte è la nostra coscienza. La paura di non essere a posto con noi. Come se avessimo un conto da regolare, da pagare, da saldare, da chiudere. Distratti. Perennemente distratti. Come quando la notte non riesco a dormire e allora provo a pensare a tutte le ragioni possibili che mi tengono lontano dalle braccia di Orfeo. Come quando nel bel mezzo di una giornata lavorativa prenoto il mio viaggio mentale low-cost e mi ritrovo in America. Come quando dopo una serata tra amici e vino, cercando di dimenticare o di ricordare, mi ritrovo a dimenticare di ricordareDistratto. Continuamente distratto. 


L’ultimo bicchiere

“L’ultimo bicchiere” – di Viola Sanna

Come al solito non poteva mancare la grande collaborazione della mia carissima collega, ormai amica di viaggio, Viola Sanna. Questo simpatico passeggero distratto farà compagnia ai miei articoli, come potete trovare nei precedenti due: ‘Il passeggero distratto‘ e Il sognatore distratto. Un grazie immenso a lei e alle sue opere, dove riesce veramente ad esprimere tutto ciò di cui è capace. Seguitela sia su Facebook che sul blog, non ve ne pentirete!

A presto, Carissimi passeggeri distratti.


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