“Salerno, ridente cittadina sul mare… ma con i servizi di trasporto pubblico non funzionali!
Anzi, il trasporto pubblico non è un’alternativa “possibile”, prendere l’autobus è solo una questione di stretta necessità.
Oltre agli studenti delle scuole medie e delle superiori, il passeggero tipo o è un anziano o un migrante.
E tutti gli altri? In auto e motorino, ovviamente. E perciò traffico, soprattutto nelle ore di punta!”
Peccato che all’uscita della stazione non c’era assolutamente nulla:
Nessun bus, nessuna navetta, nemmeno un cammello o un calesse, nulla di nulla!!
Poi dopo 3 quarti d’ora è arrivato.
“Niente? Non sei davvero riuscito a cavare fuori un’idea decente per salvarti?” la vocina persistente che mi perseguitava da un po’ di giorni ora era lì ad accompagnarmi anche durante il lungo viaggio in pullman, ecco!
Resto un attimo sospeso per vedere se la conversazione continua.
Lei si limita ad annuire.
Ma so che succederà, so che me lo dirà:
“E’ l’ultimo bus?”
E’ un po’ che mi sta guardando, la giovane donna ha un borsone di questi usa e getta con la cerniera che si acquistano nei negozi “TUTTO A 50 CENTESIMI”. Anche lei sta andando!
Chi andrà a trovare? Siamo a pochi centimetri, in piedi sul bus.
Fuori la città è bloccata sotto la pioggia, leggo la Gazzetta dello Sport.
Sono un lettore che si stanca subito, leggo per tenermi informato.
Si dice che tutti oggi, nessuno escluso, abbiano disturbi seri. Capita quando devi sopravvivere al giorno e poi al giorno dopo.
Non ho mai avuto la curiosità di sapere se Dio esiste!
Semplicemente ho fatto quel che ho fatto perchè lo so fare.
Ma ora sono pentito.
“Sì”, rispondo:
e lei “Muoversi con i mezzi pubblici è un terno all’otto, si sa quando si parte, l’arrivo è un incognita sconosciuta. C’è sempre un guasto in agguato, un imprevisto , una fatalità. La periferia è penalizzata”
“E’ così”. Infatti rispondo.
Ho viaggiato sui bus con i compagni più disparati: barboni puzzolenti ma con una grande anima, anziane signore lamentose ma sole e tristi, ragazzini chiassosi e vandali…
Mai nessuno mi ha notato, mai nessuno mi ha chiesto: “L’ultimo bus?” Andavo in un’altra città per affari punibili dalla legge.
Ne ero preso. Non sono soddisfatto, sono scoraggiato.
Distolgo lo sguardo e guardo verso Piazza della Concordia… Siamo fermi da dieci minuti, è normale c’è traffico, menomale che non c’è una manifestazione, un blocco. Ma io ho perso la concentrazione, mi distraggo preso dalla mia storia, io protagonista!
Raccontato a me stesso in modo così preciso da risultarmi sorprendente, quasi doloroso, ho sbagliato!
Dai tempi della mia fanciullezza ho sofferto, semplicemente invidiavo tutte le famiglie felici. Mia madre era troppo giovane, ero un bravo bambino, ma man mano che diventavo grande, mi divertiva essere terribile e odio ammetterlo, spesso mi accecava la rabbia.
Invece ora è un ragazzo quello che mi sta chiedendo se il bus è giusto per andare dove stiamo andando. Anch’io sono un ragazzo e questo vuol dire tante cose, ma soprattutto una: sono passati quindici anni almeno dal periodo in cui ho preso a vivere male e a fare del male.
Ma tutti ne parlavano e mi stimavano. Cazzate! Mi sono fatto del male da solo…
Forse per questo, da quando ho deciso di salire sul bus ho provato un senso di disagio, poi una calma interiore: ho fatto pace con me stesso. Quando sei un ragazzo di strada nessuno ti disturberà mai. Non è vero: se fai del male, qualcuno potrebbe anche chiedertene conto. Ecco perché sto andando.
“Perché?”
“ Non si può giudicare senza conoscere l’imperfezione del mondo, le infinite sfumature del grigio, le cadute degli uomini e l’assurdo che farà crollare in un colpo tutte le tue certezze. In poche parole, è giusto che io paghi il mio peccato, anche attraversando l’inferno. Mio figlio non ha ancora vissuto ma un giorno capirà e apprezzerà il mio coraggio”.
Lui mi guarda sbalordito, lo sono anch’io. Non solo lui, qualcun altro sta ascoltando, aspetto qualche battuta o borbottio.
Invece nessuno dice nulla. Ascoltano. E io mi sento a disagio. Nel frattempo siamo a Fuorni. E’ tornato il silenzio, scendo alla prossima. Non dico più nulla, lui nemmeno.
Sto per scendere.
“Comunque”, mi dice, “io vado a trovare mio padre fra non molto uscirà”.
“Eccomi, so che mi stavate aspettando!” dico alla guardia carceraria ed entro: la mia vita, io la riprenderò, un piccolo fiore e una giovane donna mi aspettano e solo depositando questo fardello io sarò un uomo nuovo!
La gente corre, si sposta da un capo all’altro della città, la macchina al centro non si può posteggiare l’autobus non ti stressa, al massimo fa germogliare il seme della vendetta per le ore da recuperare, poi o è utile per riflettere. Il vantaggio consiste passivamente nell’essere costantemente informati, in tempo reale, dell’andamento dei prezzi, le malattie mortali nazionali e di importazione, l’influenza, l’inflazione, lo sciopero, le occupazioni studentesche (“tutte le occasioni sono buone per non fare niente: i ragazzi non vogliono studiare, ai miei tempi era un’altra cosa!”), la cervicale, l’asma bronchiale, la disoccupazione, l’inquinamento dell’aria, il mal di denti.
Nascono amicizie, il bus è quasi un condominio!.