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Attraverso la maledetta città di Tull, un deserto che pare infinito, le montagne ed il sottosuolo abitato dai lenti mutanti, i ricordi del passato mescolati alla presa di coscienza del presente, Roland dovrà sacrificare parte di se stesso - e non solo - per giungere al termine di questo viaggio ed iniziare un'epopea ancora più grande.
King, maestro dell'horror, si cimenta con il fantasy mescolandolo al filone apocalittico in questo primo capitolo di una delle sue più fortunate creazioni, la saga della Torre Nera.
A volte troppo frammentato, non sempre convincente, eppure inesorabilmente affascinante.
Onestamente, non sono mai stato un grande lettore di Stephen King: nel corso degli anni ho più volte riconosciuto il suo valore e la sua furbizia, la sua fortuna e la grande abilità nel costruire romanzi in grado di colpire grande pubblico e critica di nicchia, ma se si eccettuano il saggio On writing - che ho profondamente apprezzato perchè autobiografico e molto sentito - ed il meraviglioso La lunga marcia - scritto ancora sotto pseudonimo, prima di diventare il grosso nome che tutti conosciamo - quasi non ricordo altro, rispetto alla mia esperienza con il romanziere nativo del Maine.
Da tempo accarezzavo, tuttavia, l'idea di cimentarmi con la sua saga più ambiziosa, spinto anche da pareri positivi letti ed ascoltati in più occasioni e la presenza di questo primo capitolo in libreria, eredità delle passate letture di Julez.
Il risultato è stato piuttosto altalenante, anche se certamente ha costituito un buon intrattenimento ed ha beneficiato di un crescendo finale coinvolgente e quasi mistico in grado di catturare la mia attenzione fin nel profondo: il difetto più grande - evidenziato anche dallo stesso King nella postfazione - è risultato la poca omogeneità dell'opera, completata dal maestro del terrore nell'arco di dodici anni ed interrotta più volte per dedicarsi ad altri progetti.
Soprattutto nella prima parte, a questo proposito, appare evidente l'approccio ancora acerbo alla narrazione dell'autore, sicuramente ai tempi confuso a proposito della direzione da far prendere al suo protagonista ed alla vicenda nella sua interezza: addirittura, nel corso del racconto fatto da Roland al colono riguardo le sue avventure nella città maledetta di Tull è palpabile e tendenzialmente fastidiosa la sensazione di un caos tale da confondere rispetto al presente, al passato e al futuro della narrazione.
Superato l'effetto straniante delle prime cento pagine, con l'inserimento del giovane Jake, compagno di viaggio di Roland, l'intera struttura pare trovare la sua quadratura, e lo stesso equilibrio con i racconti legati al passato del protagonista diviene più efficace, oltre a definire lo stesso pistolero con grande efficacia - il racconto del suo passaggio all'età adulta ed il confronto finale con il Maestro Cort sono pagine di potenza notevole -.
Il tutto concorre dunque progressivamente alla costruzione dell'ultimo, drammatico, incredibile confronto tra Roland e l'uomo in nero, ed il viaggio attraverso sogni e realtà che costituirà il faccia a faccia definitivo tra i due antagonisti prima dell'inizio del nuovo viaggio del pistolero verso la Torre Nera oltre il mare, un mondo fuori e dentro il mondo, un universo che racchiude altri universi, il punto focale dell'occhio di Dio - o dell'architetto del tutto, chiunque e qualunque cosa sia -.
Personalmente, anche se si tratta di libri molto diversi tra loro, nel corso della lettura questa prima avventura di Roland mi ha riportato alla mente l'apocalittica crudeltà di Black Flag, gli scenari terrificanti dipinti da McCarthy nel suo The road e consumati nel rapporto tra padre e figlio e l'inseguimento all'ultimo respiro del protagonista de Uno studio in rosso.
Certo, non sono stato conquistato come da Lansdale con Una stagione selvaggia - che mi indusse a pressare Julez in modo che mi regalasse al volo il resto dei romanzi della serie dedicata a Hap e Leonard -, ma la curiosità di continuare a seguire le avventure dell'ultimo pistolero resta, e certamente, prima o poi, tornerò ad incrociarne il cammino nella speranza, un giorno, di giungere con lui alle pendici di questa famigerata Shambala oscura.
MrFord
P. S. Pare ormai certa la realizzazione, sotto l'egida del colosso Universal, di un adattamento cinematografico previsto per il 2013 firmato da Ron Howard con Javier Bardem nel ruolo di Roland.
"Lost in the shadow I search for my sun
fly and face it before the new moon
there where chaos rules."
Rhapsody - "The dark tower of abyss" -
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