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“L’ultimo cinema del mondo”

Creato il 04 ottobre 2010 da Cinemaleo

1998: El viento se llevò lo que di Alejandro Agresti

“L’ultimo cinema del mondo”
“L’ultimo cinema del mondo”

Ben quattro Paesi (Argentina, Francia, Paesi Bassi, Spagna) si sono riuniti per realizzare questo film premiato a San Sebastian, film giudicato da il Morandini “simpatico e originale” e da MyMovies “autoironico e divertente”.

 

Un film surreale popolato da individui che dire stravaganti è poco: vivono in Patagonia isolati da tutto e da tutti. Senza radio, senza televisione: solo un cinema dove si proiettano film privi di senso e coerenza, unica fonte educativa e culturale per i giovani (che infatti parlano come i personaggi dello schermo, del tutto incapaci di seguire nel discorso un filo logico).

Un’allegoria dell’Argentina (ma non solo), una metafora sulla distorsione che i massmedia possono ingenerare ma anche un’esaltazione della fantasia «dislessica» che ci salva dalle imposizioni di una società opprimente. Alejandro Agresti opportunamente colloca la storia che narra negli anni 70, anni terribili a causa della giunta militare al potere ma anche anni di speranze di ideali di utopie (nel film si parla di femminismo, di pantere nere, di sesso libero, di uguaglianza, di relatività…). Ne scaturisce un ritratto del «come eravamo» o meglio del «come dovremmo essere», a tratti pungente, a tratti poetico, a volte ironico, a volte malinconico. Qualcosa però non funziona. Si ha l’impressione di assistere a un «abbozzo» incompleto. Si aspetta un’evoluzione, evoluzione che manca o appare solo negli ultimi minuti (l’avvento della televisione) e che avrebbe dato all’intera operazione un senso compiuto e meno ermetico. 

L’ultimo cinema del mondo è molto piaciuto ai critici (Roberto Nepoti scrisse su Repubblica nel 2000, quando il film uscì nelle nostre sale, “Vincitore di premi in diversi festival internazionali è un’opera poetica e surreale, che a tratti evoca la grande letteratura latino-americana: da Borges a Marquez. L’argentino Agresti mette in scena un piccolo elogio della follia con tocco lieve e ispirato”), forse un po’ meno al comune spettatore in difficoltà nel decifrare esattamente le intenzioni del regista-sceneggiatore. Ne ammira l’abilità ma avverte un senso di incompletezza che comporta una approvazione non del tutto completa (1).  

p.s.

Il titolo originale del film è un gioco di parole riferito alle bobine che arrivano nel paese in cui si svolge la storia (in pessimo stato con pezzi incollati disordinatamente e spesso al contrario). Ma è da sottolineare che El viento se llevò lo que (Ciò che fu gettato al vento) è anche la versione spagnofona di Via col vento.

note

(1) Eppure il film, riuscito in 4 sale a settembre, ha raggiunto un invidiabile 16° posto nel box office (week end dal 24/9/2010 al 26/9/2010)

scheda

premi e riconoscimenti

“L’ultimo cinema del mondo”

 


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