Eccovi là, davanti ai vostri monitor. Già le vedo, le vostre facce. E già sento il Mettiu che parte con la sua invettiva: Ma spiegami, perché ti vedi certi film? Tanto si sa già che fanno ca*are. Più o meno è così che la pensi, vero?
La risposta al perché insista a guardarli è insita nella domanda: è una certezza. Una delle poche nella vita, quella che Nicholas Cage non sappia più che pesci prendere. Quindi, per paradosso, o semplice conseguenza, L‘Ultimo dei Templari mi ha rasserenato.
Questa è un’epoca di sconvolgimenti: tasse, crisi, benzina alle stelle. Il domani è oscuro. Ma Cage rifulge nella sua aurea mediocritas, spesso, come nel caso specifico, raggiungendo vette irraggiungibili di schifo atavico. Qualcosa di assoluto, incomprensibile, simile agli orrori cosmici lovecraftiani.
Vedere un suo film, uno qualunque degli ultimi dieci anni, forse quindici, equivale ad attaccarsi a qualcosa di concreto, che non ti viene mai tolto.
È impossibile, come la sua capigliatura. Ne sforna una nuova a ogni film, sempre più ridicola. Qui, in versione cavaliere crociato (?), ha capelli lunghi fino alle spalle con colpi di sole. Pettinatura in voga durante le Crociate, lo sanno tutti. Non siate scettici, e che ca**o!
E così, magia del marketting tutto italiano, Season of the Witch diviene L’Ultimo dei Templari. Perché si sa, i Cavalieri del Tempio tirano e gli spettatori arrivano a mucchi a intasare i cinema.
Certo, come no… Va detto che, in ogni caso, ci vuole arte a pubblicizzare una cosa così, a mascherarla, a metterle i fiocchi, per così dire, con questo trailer qua:
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Una solenne presa per il culo. Uno vede una roba di questo tipo, e i suoi occhi diventano così: *__*
È automatico, non trovate? Non ce li avete anche voi, gli occhi così, dopo averlo visto? Su, andate a controllare allo specchio…
Ecco… Ora sapete cos’è il marketting.
Battaglie campali in nome di Cristo, per punire i cattivi. Si inizia su una piana desertica. Perché è chiaro, deserto e armature vanno d’accordo. Sono fighe.
Un Cage coi colpi di sole e bolso sbruffoneggia con Ron penitenziàgite Perlman, la cui strana faccia riesce, a distanza di anni, sempre simpatica. È la presenza scenica. L’unica. I due sostengono di poter uccidere trecento avversari ciascuno. Ma poi Cage dice che ne ucciderà seicento, tutti lui.
E si passa di battaglia in battaglia. O meglio, rissa furibonda, dato che mancano cavalleria e, nonostante si sia nell’era della CGI, gli arcieri. I “Templari” si scagliano in zuffe campali, menano fendenti di spada e, caso strano, non si sporcano di una goccia di sangue. Neanche una.
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E dire che il film, udite udite, iniziava pure bene. Eh già, ci sono tre streghe o aspiranti tali condannate a morte dal prete inquisitore di turno. Le tre vengono prima impiccate, sospese a un ponte, e poi calate in acqua, per annegarle. Il prete, però, non convinto dell’efficacia della procedura, ritorna nottetempo per issare i cadaveri e pronunciare delle formule che impediscano loro di ritornare. E fa appena in tempo, perché la seconda è colta da convulsioni. E la terza…
Be’, il tutto è portato avanti con tale sfacciataggine, per un film che non si sa cosa sia, se un fantasy di bassa lega, o un’avventura a sfondo storico, che si sta per urlare al miracolo. Uno come me, avvezzo ai b-movie, o alle paraculate di Ash e della sua Armata delle Tenebre, si trova a pensare: ci hanno riprovato.
E, calma, lo so anche io che Cage non è Campbell (e chiudiamola qui). Ma magari, si spera sempre che possa venir fuori un prodotto caciarone e simpatico, che non si prenda troppo sul serio. E invece…
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La cosa che mi fa ridere è che in rete c’è chi l’ha trovato un buon film e ha anche avuto la faccia tosta di consigliarlo. Questi sono brutti segnali, ve lo dico io. Perché, ok, il gusto è arbitrario e personale, ma ci sono valori universali. Se una cosa è merda, dovrebbe essere merda per tutti.
Scopro inoltre, spulciando sulla scheda di IMDb, che nel cast di questo obbrobrio figura anche Christopher Lee.
Eh? Cosa? E chi l’ha visto!?
Deve essere comparso mentre dormivo. Sicuro.
Comunque, c’è una strega, Claire Foy. Altrettanto certo è che c’è Cage, l’ho visto. E Penitenziagite. E che quest’ultimo dovrebbe decidersi a fare un film decente. È un peccato vederlo ridotto così.
Per il resto, come dicevo all’inizio, ne ho ricavato una nuova dose di certezza nella vita. E tre quarti d’ora buoni di sonno. Non so neppure come finisce. Ed è meglio così.
Alla prossima, Nicholas!
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