Breve storia ucronica su “l’ultimo disco dei Pink Floyd”: mesi prima che il disco esca viene rilasciato in anteprima l’immagine di copertina, un capolavoro di un artista misconosciuto recuperato casualmente nei magazzini della Warner Bros Records (questa è proprio inverosimile, ndr). I commenti sul web sono entusiastici, ciò naturalmente aumenta l’attesa per l’uscita del disco, che si scopre essere una serie di scarti d’autore risalenti ai primi anni ’90. L’operazione nostalgica è ben accolta dal pubblico, che non ci vede niente di male: è solo musica, no? Pochi isolati criticoni solidarizzano sul web sbeffeggiando la band e riempiendo così un piovoso pomeriggio autunnale. Il disco finalmente esce. Gli appassionati lo ascoltano e dicono la loro sul web, molti usano la copertina del disco per affermarne la grandezza, ad altri il disco non piace, ma sono pochi e molto incattiviti. Io non sono tra questi.
PS: per ascoltarlo, apprezzarlo o criticarlo, clicca sull’immagine del disco (per accorgerti che no, non è davvero un capolavoro di un artista misconosciuto, fa veramente cacare)
peggio dei volantini dei Testimoni di Geova.