L’ultimo dominatore dell’aria nasce da una serie di cartoni animati giapponesi di ottimo succeso, una serie chiamata Avatar – la leggenda di Aang.
Solo che naturalmente si tratta di questo Avatar e non di quest’altro Avatar, e la nascita del secondo è il probabile motivo per cui il titolo del film di M. Night Shyalaman è diventato quello che è diventato.
Data questa doppia premessa fondamentale, passiamo al film (primo di quella che dovrebbe essere una trilogia).
Siamo in un mondo fantastico le cui popolazioni si dividono i tre regni dell’Aria, dell’Acqua, del Fuoco e della Terra.
In ogni popolazione ci sono alcuni eletti capaci di dominare i rispettivi elementi.
C’è poi un solo personaggio, chiamato Avatar, capace di dominare tutti gli elementi e di mantenere la pace e l’equilibrio tra i regni.
Il problema è che l’Avatar è scomparso e il regno del Fuoco ha preso il sopravvento sterminando tutta la combriccola dell’aria (cui appartiene l’Avatar), e riducendo al lumicino e in semi schiavitù gli appartenenti agli altri due regni.
Questa quello che è successo prima che la narrazione abbia inizio.
Poi capita che una giovane del regno dell’acqua (l’ultima dominatrice dell’acqua, per la precisione) liberi involontariamente dai ghiacci l’Avatar e si venga così a scoprire che si tratta di un ragazzino che non ha nemmeno finito l’addestramento.
Però è disposto a prendersi carico della rivolta e, accompagnato da un manipolo di eroi, a cercare di rimettere le cose a posto.
L’ultimo dominatore dell’aria è un fantasy in piena regola, con tanto di regni fantastici e di strani animali (pochini per la verità).
Il problema principale è che (per quanto ne so) Shyalaman è alla prima esperienza in un mondo del genere e l’impressione è che sia molto lontano dalle sue cose migliori.
Il film è comunque buono e tecnicamente molto ben realizzato.
Le scene di massa, gli ambienti e i combattimenti sono resi splendidamente, ad ampio respiro e prendendo quanto di buono la storia del cinema ha insegnato negli ultimi anni (Il Signore degli anelli, Kill Bill).
Ed anche gli effetti speciali sono riusciti e convincenti e aiutano a rendere spettacolare la visione.
Certo il risultato finale non è niente di innovativo o di sorprendente, è in definitiava un fantasy ottimamente realizzato con una storia classica su cui poggiare solide fondamenta.
Noah Ringer è una via di mezzo tra la meditazione de L’ultimo imperatore e i calci in culo di Hit Girl, Nicola Peltz ha nella versione italiana una voce eccessivamente da bambina ed il film si chiude come se fosse la fine della prima puntata…
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