LE REGOLE DEL CAOS
(A LITTLE CHAOS)
di Alan Rickman,
UK, 2014
con Kate Winslet, Matthias Schoenaerts, Alan Rickman, Stanley Tucci
Genere: dramma in costume
Se ti piace guarda anche: Vatel, La maschera di ferro, Marie-Antoinette
TRAMA
André Le Nôtre è uno dei più
importanti e famosi architetti botanici della storia: suoi i giardini che da
oltre trecento anni adornano Versailles e le Tuileries, tanto per citarne
alcuni. È a lui che si deve quello che è definito il giardino alla francese,
ovvero armonico, razionale, geometrico, curato, in contrasto con quello all’inglese.
Nel film lo vediamo alla ricerca
di un collaboratore: la scelta cadrà su una donna, di cui tra l’altro aborra le
idee poiché lei è per una visione più caotica (quasi un’anticipatrice del
giardino romantico all’inglese) lui invece per il rigore e l’armonia proprie
dell’età classica.
Naturalmente sboccerà l’amore.
COMMENTO
Strana figura quella di Luigi XIV: tanti film ce l'hanno mostrato, ma la maggior parte ne ha dato una visione fantasiosa (La maschera di ferro) oppure è stato relegato in secondo o terzo piano, perché di fronte alla sua favolosa corte perfino le sue amanti (L'allée du roi, serie tv), il suo cuoco (Vatel), il suo coreografo (Le roi danse) sono degni di essere protagonisti di un film. Perché non fare dunque anche un film sul suo giardiniere paesaggista?
Il problema, come nei casi precedenti, è la mancanza di una direzione e un target preciso: gli amanti di giardinaggio, quelli dell’ancien régime o ancora quelli dei melodrammi in costume?
In effetti il melodramma c’è, anche se con un dramma francamente indesiderato e inopportuno che non fa altro che rallentare il ritmo e l’equilibrio di un film di per sé già senza ritmo ed equilibrio.
Il risultato è un film in costume coraggioso che esce
poco dopo il tricentenario (1713) del grande
giardiniere/architetto/paesaggista, anniversario che nella scorsa stagione ha
dato vita a numerose iniziative a Versailles. L’ispirazione deve essere venuta
da lì, peccato che il film non è un tributo all’artista e alla sua opera: non
c’è traccia dei suoi lavori o di fatti biografici accertati. Tutto il film ruota
intorno alla costruzione di un unico giardino, tutt’ora visitabile a Versailles
tra l’altro, che appare nell’ultimo minuto del film ma ahimé ricostruito in
studio e al computer poiché le riprese si sono svolte interamente in Regno
Unito e, a volte, si nota.
Il regista si è ritagliato anche
il ruolo di Luigi XIV, non troppo macchietta, è vero, ma piuttosto
inverosimile, come la maggior parte delle scene.
Questo è il problema del film:
non è un biopic di Le Nôtre, non è un omaggio alla sua opera e per lo più si
prende tantissime libertà mettendo in scena una catena di scene improbabili:
dall’assunzione della donna giardiniera al dialogo tra quest’ultima e il re che
in un attimo di sconforto si improvvisa un comune cittadino che si confida con
la prima venuta, per non parlare della cerchia della favorita del Re Sole che
accoglie la giardiniera e le confida i propri segreti.
Un’occasione sprecata insomma,
considerato quanti spunti poteva fornire il lavoro di questo artista e lo
sfondo della corte più intrigante e seducente d’Europa.
Peccato poi per Kate Winslet,
brava, per carità, ma alle prese con un personaggio e un film che non le rende
giustizia e che dopo Divergent, segna
un altro passo falso nella sua carriera.
Resta comunque una visione interessante, che in qualche modo ci proietta in un ambiente e un
periodo lontano dal nostro che avrebbe meritato maggiori approfondimenti. Alan
Rickman torna alla regia a quasi vent’anni dal suo esordio cinematografico con L’ospite d’inverno e si confronta anche
con la sceneggiatura, scritta a sei mani. Possiamo dire che nella sua triplice veste di regista, attore e sceneggiatore, se la cava discretamente.
VOTO: 6,5
Magazine Cinema
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