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L'ultimo Gabbiano

Da Sergio Celle

L'ultimo Gabbiano

foto dal web

L'ultimo Gabbiano

foto dal web

…vi sono cose nello scibile dell’uomo che vanno al di là della sua stessa comprensione; ma vi sono uomini che non sanno andare al di là del comprendere più accessibile; e come vi sono anime che osano oltre il limite del possibile, altre invece, del possibile ne fanno un confine pieno di limiti… ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
L'ultimo Gabbiano
 gabbiano d'altri tempivagheggia l'illusionenel tormentato sogno di placide acque silenziosa è la nottee lunga è la vegliaallorché le ali spieghisulle mie membra stancheecco già è l’alba.   *Sogno* 
L'ultimo Gabbiano
 …a volte mi è necessario, con un sentimento di violenza trattenuta, dire: non è possibile. Io non posso. Io non devo. Poi serro i pugni e con un senso impotente di ribellione li alzo al cielo. E mi sento come stordito.Turbato. Percepisco gli uomini passare, andare, venire, fluire  attorno a me somiglianti a ombre colorate e sonore. Ho difficoltà ad afferrare me stesso tramite la mia coscienza. Come se le forze stessero per abbandonarmi. Mi sento come un’entità paralizzata, galleggiare in un maroso infausto. Tutte le influenze possibili si prendono gioco di me, della mia volontà e mi domando: “A che cosa serve? Chi ne beneficia?” I termini, principio, supremo, Dio, non hanno più alcun significato per il mio spirito. Sento esistere a pochi passi da me, per uomini grezzi e sgarbati, felicità e gioia che superano le mie aspirazioni. Come per esempio, amare un’anima che sappia amare di un amore che comprende quegli inesprimibili dolori che sostano nel cuore, senza che la voce abbia espresso il loro nome. Quell’anima che a sua volta soffre, la stessa che io saprei confortare con delicata devozione.Non credere amico mio, che l’uomo con tutte le sue facoltà, sia capace di sentire tanta felicità quanta ne può concepire. Esiste nel desiderio come nell’immaginazione meno forza che nella sensibilità.Supponiamo che d’improvviso ti sia concesso di sostare in una terra incantevole, quella di questo autunno, dove camminando s'un letto di foglie dalle mille tonalità, ti rappresentavi a tratti così vivo e libero. Tu vorresti correre e là trattenerti sempre, credendo di poterne godere, ma il tuo cuore impotente non riuscirà a mantenere la promessa del desiderio. Sentiresti la sorpresa, l’imbarazzo di un’esistenza completamente nuova e vasta, alla quale ti ha reso inadatto per sempre una vita disagevole, accidentata. Travagliata. È possibile tu possa provare analoghi sentimenti contemplando il cielo nelle notti di mezza estate. I poeti possono trarre belle ispirazioni, musicandolo, cantandolo, ma da tale contemplazione non ottengono tutto il diletto che proferiscono. L’ammirevole spettacolo può indurli a una gioia che afferrano, ma che li supera. Ah, questa incompleta emozione la sento adesso da quassù. Su questo millenario scoglio dal faro dormiente che sovrasta il mare. Lo stesso che da sempre mi accoglie nei crepuscoli della sera. E nell’attesa che giunga la notte, ascolto il lento oscillare delle onde increspate dal quieto frusciare del vento. Quando Lei, diafana fanciulla, volteggia armoniosa sui crespi come una divina creatura. Fanciulla alata di bianca piuma, che libera respiri un’aria fatta, per così dire, di dolcezza e tenerezza, cui io miro come preziose gemme per sollecitare il tuo sorriso; tu vieni incontro a me, a me soltanto e ti lasci accarezzare affettuosamente di una carezza che restituisci con una intensità mille volte più affettuosa.Sono frastornato. Non so, ma questa insolita fortuna mi sorprende, mi preme in petto e invece di assaporare l’immensa dolcezza, rabbrividisco tanto da non sopportarla. Ah, vorrei essere un angelo per fruire di una felicità divina, sconosciuta, e se l’istante non durasse oltre, proverei la disillusione che segue un bel sogno infranto da un improvviso risveglio...…“Ah, Jonathan, Jonathan Livingston. Vecchio compagno d’avventure. Dove sei? Dove volge il tuo batter d’ali?”Amico mio, sono qui. Tu non puoi vedermi. Il mio corpo più non m'è d’intralcio. Ora volo alla velocità del pensiero. Come il tuo sogno.......”
L'ultimo Gabbiano
sogno è il quieto mar in su la serafra mille echi fonde la sua vocee fra mille fluttiecheggia a ricordare il vanoquando alita Elisio l'acre odor del salementre cala il sole e muore piano
L'ultimo Gabbiano
sognoè il placido volo del gabbianosilenzioso s’alza in volomirando l’innocente predalaggiù ove null’altro è nulla e disperacosì a volteggiar nell'aria e rimirar nel marefino a perdersi nel chiaro della sera
L'ultimo Gabbiano
e tu sparuto e solitario schivo e indifferentedi che pensieri va il tuo cullar sull'acqua?stanche s'adagiano le tue membrapaghe di infiniti volie paghi gli occhi d'infinite auroredi albe di tramonti e di alti scogli
L'ultimo Gabbiano
ove soavi notticontemplavi oltre gli orizzonticon il sereno con la tempestavolavi fiero senza padronior t'acquieti a vita peregrinasogni e ti abbandoni
L'ultimo Gabbiano
sognoè il tacito vagar in su la renaposate e vaghe appaiono l'ormeche mute lasci una dopo l'altraallorché sale il crespo e il tedio assalea quelle solitarie forme
L'ultimo Gabbiano
sognoè la pallida luna sorta silenziosafra velati nembi e capricciosi cirris'affaccia alternaah candido visoper lungo illuminasti la mia viae così il cuor mio
L'ultimo Gabbiano
che nell'adagio morir dell'ondacompagno del gabbiano in volovolge su altra sponda
Jonathan Livingston

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COMMENTI (1)

Da sergio celle
Inviato il 05 febbraio a 17:45
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...trovo questo post eccezionale per creazione e per i vari messaggi poetici e morali..un ringraziamento alla direzione di paperglog...