L'ultimo imperatore di Sorrento
di Luigi De Rosa
Videro dapprima un puntino, poi il puntino divenne un trattino, di quelli che 'O professore faceva sul suo quaderno accanto al nome del tipo di merce che i suoi ragazzi avevano caricato sulla tartana per Napoli in modo da sapere cosa restava da prendere,poi il trattino divenne un uccello, dalle alienormi ed eleganti, di quelli che zì Micheleraccontava di aver visto in Argentina,padroni del cielo e delle Ande, infine l'uccello rivelò la sua vera natura meccanica,era un idrovolante, rumoroso e veloce. Un brivido percorse la schiena di tutti gli spettatori schierati nel porto come un piccolo esercito, c'erano tutti: gli Ambrosino,i Di Leva e gli Spinelli, i Nievori,i Serio e gli Esposito. Con l'apparizione il chiacchiericcio era cessato: "era vero", "stava accadendo", "non erano pettegolezzi di donne", "stava arrivando Lui".
Dai balconi di palazzo Fiorentino spuntavano bandiere e sorrisi, dal piroscafo qualche straniero osservava attento e inquieto quel trambusto, augurandosi non fosse qualche problema ai motori. L'aereo tracciò ancora un lungo cerchio nel cielo settembrino di Sorrento, come un albatros che stende le ali,sazio, dopo una battuta di pesca, poi giù deciso, frenò, accarezzò il mare, saltellò come i sassi piatti lanciati dai ragazzini per contarne i rimbalzi,alla fine l'acqua si aprì alla pancia ossuta dell'uccello meccanico e l'accolse. L'apparecchiò scivolò sempre più lento verso il molo, qualche bambino si nascose dietro la sottana materna e la madre stessa indietreggiò quasi temesse che quell'aggeggio infernale che un momento prima era un aereo e adesso una barca si trasformasse in qualcos'altro.Dalla carlinga si affacciò uno dei piloti, poi con mossa fulminea e decisa , prim'ancora che l'ufficiale che gli stava al fianco l'autorizzasse,saltò fuori, si arrampicò lungo i tiranti delle ali, si issò in piedi, guardò drittò davanti a sè,fiero, con un'espressione indecifrabile sul viso, qualche vecchia si fece il segno della croce, altre pensarono che era bello e che occhi! Penetranti, vivi, dominavano tutto e tutti, erano diversi da quelli spenti,che si vedono ancora oggi in quella foto dove quello che era stato un Duce , quello che rimaneva di un uomo giaceva al fianco di quello che rimaneva di un amore...di una donna, il volto gonfio e tumefatto, il cranio sfondato, le braccia alzate in un ridicolo saluto romano fatto alla terra,perchè l'avevano appeso per i piedi a Piazzale Loreto, come l'ultimo degli uomini.
di Luigi De Rosa
L'ispirazione di questo racconto l'ho tratta da informazioni lette su un avvenimento di cronaca raccontato nel testo "Marina Piccola a Sorrento,Russo/Izzo 2012" anche la foto di Benito Mussolini sull'idrovolante nello specchio d'acqua antistante il molo di Marina Piccola è tratta dal testo.