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L’ultimo miglio per ridefinire la sinistra.

Creato il 09 dicembre 2013 da Cristiana

Ieri nel suo discorso Matteo Renzi lo ha detto bene: oggi non muore la sinistra, semplicemente se ne va a casa una classe dirigente, che era un po’ quello che avevo scritto a Livia Turco.

Quanto alla sinistra oggi semplicemente nasce la nuova sinistra che non è di destra o di centro, ma semplicemente è diversa.

Diversa perché negli ultimi venti anni ci siamo interpretati solo come antiberlusconiani, dimenticando di guardare cosa accadeva nel mondo e dimenticando, soprattutto, di esprimere una sintesi tra posizioni diverse. Così in questi venti anni hanno coesistito due sinistre. Una radicata nei meccanismi, nella visione e nelle soluzioni degli anni settanta, legata ad un tempo in cui l’industria era l’effetto del mercato. L’altra che cominciava a capire che i tempi sarebbero cambiati e che sarebbe stato il mercato, invertendosi, a dettare legge nelle politiche industriali e che quindi cominciava a pensare che il tema politico non erano solo i diritti sacrosanti dei lavoratori, ma la capacità di crearlo il lavoro. Questo è successo. Ci siamo dimenticati di difendere chi poteva produrre lavoro, ci siamo dimenticati di legiferare, progettare, snellire tutto quello che poteva creare lavoro senza capire che così avremmo difeso i lavoratori e i loro diritti.

Nel discorso di Matteo Renzi questo c’è tutto. C’è ancora anche un grande pregiudizio su questa visione. Non viene considerata di sinistra. Secondo me è molto di sinistra chiedere al governo di aiutare le imprese ad aprire, a lavorare e non chiudere e a determinare welfare e formazioni fuori dalla porta delle fabbriche. Non è di sinistra chiedere alle imprese di fare welfare. E’ semplicemente senza senso. E’ lo Stato che deve occuparsi dei cittadini fuori dalla fabbrica. E deve occuparsi che le fabbriche rispettino regole, paghino le tasse (di meno) e abbiano tutto ciò che serve per non chiudere se non per propria inadempienza.

 Ma. Perchè c’è un ma, c’è ancora un miglio da fare.

A Matteo Renzi manca un miglio per definire la sinistra e nessuno lo sa meglio di tanti di noi che lo abbiamo votato nel 2012 e ieri.

Ora che abbiamo vinto abbiamo un dovere ancora più alto nei suoi confronti e lo ha detto anche Matteo ieri: non siamo degli yesman. Non obbediremo al capo. Mai. E nemmeno staremo zitti quando le cose non sono esattamente come vogliamo che siano.

La posizione di Matteo Renzi sui diritti civili è avanzata tantissimo da quando lo conosco. E’ accaduto sempre perché ha ascoltato. Non lo ha fatto mai per convenienza. Da vincente non ha avuto paura di parlare di stepchildadoption per i figli delle coppie omosessuali o di istituto equivalente al matrimonio ed è stato insultato su FB per questo.

Ma non basta.

A me non basta e lui lo sa. L’ultimo miglio da coprire con coraggio è quello di dire che la forma è sostanza. Non è uguale dire matrimonio e civil partnership e qui non lo ha mai negato nessuno. Come è accaduto in UK da parte di un giovane uomo conservatore, David Cameron. Come ha capito Obama. E come dovrà capirlo anche un leader che si candida a guidare la sinistra in Italia.

E’ sbagliato dire come ha detto ieri sera Civati che dichiararsi a favore dei matrimoni egualitari fa perdere voti. Non è vero e non va detto. Un vero leader non si fa trascinare dalle pance del Paese, ma parla ai cuori dei suoi concittadini e li convince ed io votato Matteo Renzi perché so che può generare questo cambiamento nel Paese che secondo me, oltretutto, è già in embrione. Non ho votato Renzi perchè mi accontento di avere meno di ciò che è giusto. L’ho votato perché penso che sia quello che più velocemente può portarci dove ritengo sia giusto andare.

E questione di majeutica e questo fa un leader: genera nascite di cose nuove. Non si fa obbedire. Convince i suoi. Con Renzi nasce anche una leadership differente nella sinistra fin ora fondata solo su obbedienza e fedeltà che ha snaturato gli stessi principi gramsciani dello studiare, studiare, studiare.

Non faremo sconti, soprattutto adesso, soprattutto dopo tutto questo consenso. Io non li farò. Sappiamo tutti che la politica ha tempi diversi dai sogni. Noi siamo qui per accorciare quel tempo che separa la politica dai sogni. Soprattutto dai sogni giusti.


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