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L’ultimo ricatto di Berlusconi, è rivolta nel PDL

Creato il 05 dicembre 2012 da Candidonews @Candidonews

pdl caos

Sembra che dietro l’indecisione del Cavaliere vi sia, come sempre, un affare personale. Si tratta della sentenza di primo grado per il processo Ruby. A gennaio potrebbe essere emessa la sentenza, probabile la condanna. Berlusconi quindi vuole le elezioni a febbraio per posticipare la sentenza:

Huffington Post:

C’è un motivo se Silvio Berlusconi ha annullato la sua presenza alla presentazione del libro di Bruno Vespa, Il Palazzo e la Piazza, inizialmente prevista per oggi. Che va oltre la sua indecisione “esistenziale” sull’annuncio della ridiscesa in campo, o il calcolo legato all’opportunità mediatica. La verità è che dietro il grande ritorno si sta consumando un doppio ricatto: Berlusconi che minaccia le elezioni, la nomenklatura del Pdl che minaccia di non seguire Berlusconi al buio. Un doppio ricatto che si sta sviluppando all’ombra del processo Ruby. Perché ormai è chiaro – sono giorni che i suoi avvocati studiano il dossier – che la sentenza arriverà a fine gennaio. È già scritta, per il Cavaliere: condanna per concussione e prostituzione minorile. Il rischio è una condanna in primo grado di sei anni, con tanto di interdizione dai pubblici uffici. Certo, è solo il primo grado, ma la sentenza avrebbe l’effetto dello sfregio definitivo. E taglierebbe le gambe alla candidatura a premier, se non fosse stata già decisa.

Ecco perché Berlusconi vuole già essere in campo a gennaio, costringendo la procura a rinviare la sentenza, e utilizzando il legittimo impedimento di parlamentare e candidato premier. Per ragioni di opportunità, è la tesi dei legali dell’ex premier, i giudici emetterebbero la sentenza chiusa la campagna elettorale. Per questo il Cavaliere, raccontano i pochi che hanno parlato con lui, è pronto a far cadere il governo se non gli verrà concesso l’election day il prossimo 10 febbraio: “La data – dice chi ha parlato col Cavaliere – dipende da Monti, se non si fa l’election day Berlusconi annuncia la fine dell’appoggio al governo. È sufficiente per far salire Monti al Quirinale con le dimissioni”.

I suoi però stavolta non sembrano essere così pronti ad assecondarlo, sanno bene che il Cavaliere sta affondando e loro vorrebbero sopravvivere all’onda lunga che probabilmente spazzerà via gran parte del Pdl.

“Berlusconi – dicono nella cerchia ristretta – è accerchiato”. Stavolta tutto il gruppo dirigente del suo partito non è disposto a immolarsi nell’ordalia finale: l’ex premier in campo, l’offensiva delle procure, un clima da guerra civile. Col rischio di rimanere sotto le ceneri di una condanna e di una sconfitta elettorale. Stavolta, è il ragionamento di Alfano&Co, Berlusconi deve trattare pure coi suoi. La fedeltà non è gratis. Perché non si può pretendere di dividere il Pdl, rifare Forza Italia, rinnovare le liste in nome di una crociata personale sul Rubygate e chiedere alla nomenklatura di suicidarsi politicamente avallando tutto questo.


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