La sepoltura accanto agli antenati del principe Carlo Ugo conclude solo la prima parte della suggestiva cerimonia di sabato 28 agosto nella basilica magistrale costantiniana della Steccata a Parma. Appena ritornata la famiglia ducale sull’altare, un cavaliere spagnolo legge la “Carta de Conferimiento” con la quale S.A. R. il principe Carlo Ugo di Borbone Parma, designa formalmente, dopo aver richiamato le proprie prerogative e diritti dinastici, suo figlio maggiore, il principe Carlo Saverio di Borbone Parma, quale legittimo erede e nuovo Duca di Parma e Piacenza e stati annessi. E richiamando il trattato di Acquisgrana, che chiude la guerra di successione austriaca e porta un ramo dei Borboni spagnoli sul trono di Parma, il Duca defunto ribadisce anche il diritto della famiglia alla corona di Spagna.
Il nuovo duca di Parma e Piacenza, quindi si alza seguito dal fratello minore Giacomo Bernando il quale di fronte all’altare “impone” a Carlo Saverio il Gran Collare dell’Ordine Costantiniano. I due giovani Borbone-Parma, sui cui visi si leggono i segni di questi dieci giorni di viaggi, condoglianze ufficiali e dolore privato, sono entrambi particolarmente commossi, ma nel sorriso del minore c’è il segno di un affetto e di un riconoscimento senza dubbi e tentennamenti e soprattutto in tutti e due è evidente la volontà di rispettare la memoria di un padre amatissimo e stimatissimo. E il primo discorso del nuovo duca di Parma e Piacenza è prima di tutto un omaggio al genitore “un uomo che ha dedicato la propria vita a fare del mondo un luogo migliore” e che forse “non avrebbe mai immaginato che così tante persone lo riconoscessero come guida e avrebbero sentito da subito la sua mancanza”. “Dopo il suo lungo lavoro per la democrazia e la libertà in Spagna – prosegue Carlo Saverio – egli ha voluto ritornare a Parma e Piacenza per confermare le sue radici e qui ha trovato profondo affetto ed amicizia e soprattutto una grande ospitalità”. Un affetto che non ha mai cessato di esistere e, ha ricordato il nuovo Duca, “si è materializzato con la rivitalizzazione dei nostri ordini dinastici e meritocratici”. Secondo Carlo Saverio il padre ha svolto “il suo ruolo di ambasciatore della storia, con l’intento di aiutarci a sviluppare il nostro avvenire, poiché non si trattava di un uomo che si nascondesse dietro di essa o dei suoi privilegi. Piuttosto vedeva la storia come una base dalla quale partire per effettuare le tante scelte della nostra vita”. “Il suo sogno – continua il Duca – lo conosciamo tutti, l’ha condiviso con noi, i suoi figli, le sue sorelle, tutti gli amici e tutti quelli che ha avvicinato: fare di questa regione un luogo di felicità e solidarietà che diventi un esempio. Si tratta di un aspetto fondamentale per la Global Governance e il miglioramento della nostra società universale. Le generazioni cambiano, ma i valori restano immutati. Ognuna di esse adatta il suo linguaggio al tempo in cui vive e questo è quanto nostro padre ha messo in pratica durante la sua vita. Anche noi, dopo di lui, continueremo a perseguire i medesimo valori cristiani, morali e politici”. Il principe Carlo Saverio conferma la volontà di “continuare secondo gli insegnamenti di nostro padre nei rapporti che si sono instaurati tra la nostra famiglia e tutti voi”. “Ci mancheranno tantissimo la sua profonda fede, sincerità e amore, ma troviamo un grande conforto nella consapevolezza che nel suo ricordo tanti amici e tante persone ci dedicano la loro fedeltà, il loro affetto e insieme, da oggi, potremo trovare la forza per continuare quanto nostro padre aveva iniziato; nel rispetto dei valori di questi antichi territori”. Il principe chiude il discorso con un saluto in spagnolo molto toccante ”Aita padre, estas con nostros. Siempreestaras. Seguiremos tu sueno en Italia, Espana, Europa y en el Mundo, ennuestras decisiones diarias. No te digo: descanses en paz, sino quedate con nosotros en paz”.
Questa lunga cerimonia, preceduta sia in Italia (a Piacenza per la precisione) che in Olanda per volontà della stessa regina Beatrice da omaggi e commemorazioni, impone senza dubbio una riflessione sul senso di un evento del genere e sul motivo per cui quest’uomo è stato ricordato con tale intensità da una città che ha messo alla porta suo nonno nel lontano 1849. Negli anni successivi alla sua sconfitta politica ed all’abbandono dell’impegno attivo nel Partito Carlista (ma attenzione, non degli ideali), il principe Carlo Ugo si è riavvicinato alla gente ed alle terre governate (ad intermittenza e per brevi periodi a dire il vero) dai suoi avi ed ha rivitalizzato con grande entusiasmo e passione quell’Ordine Costantiniano che è riconosciuto dallo stesso Stato Italiano. Ecco Parma gli è grata per questo, per le opere, soprattutto, fatte con molta discrezione ed in silenzio, senza grandi battage mediatici. Im questo senso, secondo me, va letta la cerimonia alla Steccata, il saluto ufficiale al defunto e nello stesso tempo una occasione per il suo erede morale e spirituale di farsi conoscere dalla gente. E per far conoscere Parma, bellissima città ricca di opere d’arte, ma schiacciata fra altri centri molto più noti e frequentati. In un lungo commento sul sito N&R il giornalista francese Vincent Meylan (capo del settore “famiglie reali” del settimanale Point de Vue) osserva che volendo a Parma “c’è davvero da fare per il discendente degli antichi sovrani”, per esempio promuovere il patrimonio culturale e storico della città e del ducato.
Le foto sono state gentilmente fornite dalla segreteria della real casa di Borbone-Parma, tranne l’ultima che è stata fatta da me.