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La saga avrebbe potuto concludersi felicemente con il ventesimo libro. In quel testo Jack otteneva finalmente la promozione ad Ammiraglio. Eppure la lunga saga pensata da Patrick O'Brian voleva raccontare la storia di un uomo e non solo la sua ricerca al successo nei ranghi della Royal Navy. Io... io sono cresciuto assieme a Jack Aubrey, avevo comprato il primo libro per curiosità. Lui era un giovane ufficiale al comando di un piccolo brigantino a palo di nome Sophie. Indomito, coraggioso, Jack acquisisce il titolo di "Jack il Fortunato" catturando la Cacafuego, un galeone spagnolo dalla potenza di fuoco incredibilmente maggiore rispetto al suo legno. Ammetto di non essere più riuscito ad abbandonare quel personaggio, quei libri, e ad attendere, anno dopo anno, ogni nuovo libro di questa lunghissima saga. Leggendo le ultime parole di O'Brian mi sono commosso. Sapevo che non avrei più saputo nulla di Jack, di Steven... voi non ci crederete ma questa consapevolezza mi ha lasciato un vuoto enorme che difficilmente riuscirò a colmare.Ho l'istinto di riprendere da capo la serie ma... va beh, parliamo del libro.
Poche pagine, dal colore simile alla senape, spesse, con una grammatura importante, e dalla superficie leggermente ruvida, simile alla pergamena. L'odore è plasticoso, simile alla colla a caldo, un po' fuori contesto rispetto alla qualità della carta, ma sono percezioni personali e magari differenti dalla vostra. Il volume ha lo stesso formato di tutti i precedenti episodi; solido, classico, come ce lo si aspetta. Questa volta, però, la sovracopertina è una sorpresa. C'è la Surprise a lutto, pronta a sparare una bordata in ricordo della dipartita di Patrick O'Brian. Maggiori dettagli sul dipinto sono presenti all'interno del romanzo stesso.
Poche pagine, dicevo, così come le aveva abbozzate l'autore, mostrano una situazione potenzialmente esplosiva. Aubrey prende possesso della propria flotta ma, a bordo dovrà avere un ospite a dir poco scomodo. Si tratta di un vicino di "casa". Un militare che, mentre Jack era in mare, andava spesso a trovare sua moglie con chissà quali scopi nascosti. E a bordo della Suffolk, la sua nave ammiraglia, avrà anche la moglie e le figlie. Ma di più non ci è dato sapere. Il libro si conclude all'improvviso e mai avrà un seguito. Però nelle pagine successive è presente un bel saggio sulla marina militare inglese, sulle guerre navali intercorse tra la fine del settecento e la prima metà dell'ottocento. Si parla di strategie, di politica, di guerra, di tecniche navali... un testo facile da comprendere e molto interessante, che consiglio a tutti in quanto è un omaggio stupendo a Patrick O'Brian, autore sopraffino e molto attento alla storia navale della sua patria.
Insomma, cinque stelline su anobii, più una lacrimuccia. Mi mancherà da impazzire Jack Aubrey.
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