È arrivato il momento di scoprire chi si nasconde dietro la maschera
Avvertenza per chi legge - The Raven: Legacy of a Master Thief è un'avventura che è stata rilasciata in tre parti. Questa è la recensione del terzo capitolo, ma il voto vale per la serie nel suo complesso. Se non avete giocato ai due capitoli precedenti troverete nel testo riferimenti alla trama che forse vorreste evitare di conoscere. Pertanto se volete farvi un'idea sul gioco vi consigliamo di leggere solo il box finale e le recensioni dei capitoli uno e due.
A Murder of Ravens risolleva la storia dopo la parte centrale, deludente rispetto all'ottimo capitolo di apertura, ma fallisce sotto diversi aspetti, lasciando l'impressione che ci siano stati problemi di pianificazione negli uffici di KING Art Games. Quello che era partito come un giallo studiato in maniera meticolosa si è evoluto in un gioco da chiudere in fretta limitando i danni.
Un'altra storia
Abbiamo già accennato al fatto che tutto il terzo capitolo è narrato dal punto di vista di Adil. L'idea di farci compiere di persona le azioni che nei gialli avvengono dietro le quinte è ottima ma, nel caso di Legacy of a Master Thief, dove tutto avviene in spazi ristretti, ci costringe a percorrere da capo ambientazioni già visitate nei panni di Zellner. Se a quelle del terzo capitolo sommiamo quelle del secondo, vediamo che più della metà del gioco si svolge in posti dove siamo già stati.
Inoltre sappiamo già quale sarà il risultato delle nostre azioni. Rimane sempre il piacere di scoprire come effettivamente ha fatto il ladro a beffarci con tanta eleganza, ma dobbiamo ammettere che le soluzioni, una volta scoperte, perdono il fascino e l'alone di magia che avevano se viste con gli occhi di Zellner. Nel caso della teca conservata all'interno del museo sembra che a rendere possibile il furto sia stato più il pressapochismo di chi doveva pensare alla sicurezza del gioiello che l'abilità di Adil. In ogni caso c'è un lato positivo e cioè che sino alla fine non sappiamo quale sia la vera identità del Corvo, e se Adil e Alex riusciranno o meno nei loro piani paralleli. L'intreccio della trama e l'ambiguità dei dialoghi compensano quindi almeno in parte il venire meno di quella piacevole eccitazione che abbiamo provato quando è cominciato il viaggio in Svizzera. Rimane la questione degli enigmi che, come si conviene ora che la storia raggiunge il culmine, si fanno più ingegnosi rispetto a quelli precedenti, seppure rimangano su livelli blandi per chiunque abbia un minimo di esperienza. Anche in questo caso, però, si nota la frettolosità generale che ha caratterizzato la seconda metà dell'avventura e infatti alcuni puzzle sono progettati male, come quello che ci permette di intrufolarci all'infinito nel museo e aggiungere ogni volta il nome di Adil alla lista degli invitati. Possono sembrare piccole cose ma sono proprio questi i dettagli che rompono l'illusione di verosimiglianza che King Art Games era riuscita a creare così bene durante le prime ore di gioco.Da ascoltare a voce alta
Ciò che non è mai venuto meno nel corso del gioco, da primo al terzo capitolo, è la qualità altissima della recitazione e delle musiche. L'interpretazione dei doppiatori mette in risalto le sfumature nascoste tra le battute di dialogo e ogni conversazione è sempre un piacere da ascoltare.
Ecco perché abbiamo sentito così tanto la mancanza di interazione tra i personaggi nel corso del secondo capitolo. Per fortuna sul finale le cose migliorano e possiamo confrontarci con personaggi come Inch o il medico della nave, che hanno finalmente la possibilità di mettere in scena il loro spessore drammatico. Purtroppo dal punto di vista tecnico si ripropongono piccoli fastidi come la difficoltà del protagonista nel trovare il percorso e punti sensibili posizionati in modo impreciso. Anche gli scenari si alternano come qualità e, a eccezione della soffitta del museo e degli interni della nave, soffrono per un'eccessiva mancanza di particolari. Soprattutto fuori dal museo si ha la sensazione di trovarsi su quei set cinematografici dove tutto è finto, anche le case. I personaggi invece conservano il loro senso di solidità e sono animati ancora una volta con cura. Provando a ripercorrere con la mente l'esperienza di gioco dall'inizio vediamo un'avventura che promette molto bene e regala almeno tre o quattro ore su dieci di indagini coinvolgenti con un personaggio insolito e simpatico. Poi si perde e annacqua l'esperienza fino all'ultimo capitolo che, tra alti e bassi, tira le somme e cerca almeno di riportare l'attenzione sugli elementi migliori del gioco.Requisiti di Sistema PC
- Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
- Requisiti Minimi
- Processore 2.0 GHz
- RAM 2 GB
- Scheda video 256 MB di RAM compatibile con DirectX 9c e PixelShader 3.0
- Sistema operativo Windows XP SP3/Vista/7/8
The Raven: Legacy of a Master Thief è un'avventura riuscita, con una trama intricata e personaggi convincenti, dal primo all'ultimo. Purtroppo dà tutto il meglio di sé nelle prime ore di gioco, quando vestiamo i panni di Zellner e, insieme a lui, ci lasciamo coinvolgere dal mistero di un giallo che si fa via via più difficile da sbrogliare. In seguito, e vale per quasi i due terzi del gioco, il punto di vista passa dalla parte dell'antagonista, e visitiamo quasi sempre le ambientazioni già percorse, senza più quel senso di eccitazione che ci aveva colpiti quando siamo saliti a bordo del treno. Se è vero che l'ultimo capitolo risolleva la noia della parte centrale, bisogna ammettere che, quando cala il sipario sulla rivelazione finale, prevale la sensazione agrodolce di rimpianto per tutto quello che questa avventura sarebbe potuta essere.
Andrea Rubbini @ScaryFarmerPro
- Adil e Alex sono adorabili
- Puzzle più ingegnosi
- Grande colpo di scena finale...
Contro
- ... che però cade un po' dall'alto...
- ... ma nulla in confronto a Zellner
- Molti scenari riciclati
- Qualche sbavatura tecnica