Facce funerarie, abitudinarie, inerziali. La quotidianità smorta che ti passa davanti senza neanche accorgersi della tua esistenza, scossa da un segnale sonoro tra una fermata di metro e l'altra. Ogni giorno un déjà vu che si ripete, incessante, un ronzio d'assordante silenzio che logora e scava una galleria dentro di te. Questa esistenza monotona che talvolta sbandieriamo al grido di "Vita!". Il dono più grande, il più grande brivido, la vera emozione. Ma è così davvero? Quei volti dicono il contrario mentre timbrano il cartellino del disavanzo emozionale, mentre passano una carta per lenire l'animo e dare un senso al sudore, tutto in ordine: il posto fisso, la casa, tanti oggetti e una confortevole comodità. Non nei vostri occhi, non un'emozione, non un'adrenalinica scintilla che accenda un passante avido e curioso. Eppure subito pronti a salire in cattedra, con lo scettro della morale teso verso il cielo a gridare che "l'emozione più grande è la vita". Bugiardi! Emozione è ben lontana dall'essere una parola a voi familiare. Da quello stesso cielo un uomo scendeva a gran velocità, un uomo danzava sul filo dell'incoscienza, dell'incomprensibile ricerca di un fremito, una scommessa: si vince per ora o si perde per sempre. Giocare con se stessi, con la propria vita al fine di tagliare il traguardo dell'adrenalina, avere affrontato il pericolo ed essere sopravvissuti, aver visto il mondo da prospettive inaccessibili alla maggior parte degli umani. E mentre si aprono e chiudono le porte di quei serpentoni meccacini che fagocitano gente, sfogliamo il giornale e leggiamo di Dean Potter provando ammirazione, rispetto, forse anche invidia per avere avuto il coraggio di provare delle sensazioni che un luna park non riuscirà neanche lontamente ad imitare (ma che tuttavia forniscono un surrogato commerciale, accessibile e sicuro all'adrenalina autentica); e ovunque tu sia, Dean Potter, ti ringraziamo perché ci insegni una cosa fondamentale nella vita: fare ciò che si vuole, fare ciò che si ama. Ce ne dimentichiamo spesso e diventiamo schiavi dell'abitudine, della noia, del lavoro, della confortevole mediocrità delle nostre vite in putrefazione. Insegnaci a volare Dean, lungo i costoni di roccia dei nostri sogni più proibiti, aiutaci a sconfiggere la paura di morire e insegnaci come sposare l'incertezza, a capire che non ci serverà a niente vivere a lungo se non ci assumiamo il rischio di cadere in digrazia; che la strada verso la pienezza di se stessi è come un filo teso tra due canyon.M.d.S.
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