(Icaro, M. Crocetta)
Drammaturgo, poeta, narratore, saggista, scultore. La personalità poliedrica di Mauro Crocetta racchiude la spasmodica ricerca dell’uomo moderno di un equilibrio nella disagiata società contemporanea. Sottile interprete delle istanze neo-umanistiche, Mauro Crocetta nelle sue sculture, nelle poesie e nei drammi ha saputo ben sintetizzare messaggi di dolore e di speranza universali, amplificati da un lirismo passionale e da forme-espressioni di una tensione emotiva che agita il cuore e l’animo dell’artista e dello spettatore. In tanti si sono occupati di Mauro Crocetta e della sua opera: da Barberi-Squarotti a Carlo Bo, da Vittorio Sgarbi a Sandro Gros-Pietro, passando per Bonetto, Bucci, Parisi ed altri. Ho avuto la fortuna di accostarmi alle opere ed allo spirito d’artista di Mauro Crocetta, presentati e sostenuti mirabilmente dalla Fondazione a lui intitolata con grande passione e ricchezza di entusiasmo. La visita della sua casa-museo a Martinsicuro ha riservato emozioni inattese, un viaggio dentro l’arte e lo spirito di un uomo che ha lasciato un grande testamento di speranza universale, del dolore come strumento di redenzione. Mauro Crocetta ha affrontato nella sua arte i grandi temi della esistenza umana, senza indulgere a pietismi o a ipocrite ricostruzioni edulcorate. Il dolore, la cupezza, il mal-de-vivre acquistano attraverso le sue sculture una potenza espressiva sublimata nelle forme del mito arcaico, classico, rivissuto con una modernità impressionante. “Non ho lacrime/ per piangere / i ricordi / per ridare vigore / alla vita”, lamenta Armonia mentre vede il corpo del suo amato Cadmo ricoprirsi “di orride squame”. E la ricchezza del mito, l’insuperabilità di una tragicità essenziale, diventa “metafora della fine del viaggio esistenziale, ma non del sentimento che ci ha uniti alla persona amata”. Così è per Mirra, vittima ed insieme carnefice della relazione incestuosa che l’ha resa gravida per opera del padre, che sublima il suo dolore e la rassegnazione ad una fine infelice nella preghiera agli “spiriti sacri del cielo e della terra”: “risparmiate / da tragica sventura / il corpo innocente / di mio figlio / raggelate le vene / ed il petto / dove triste s’annida / il mio dolore”.Diaspora, di M. Crocetta,
Non si può rimanere impassibili di fronte alle parole di Crocetta e di fronte alle sculture che di quelle parole rappresentano la più viva ed autentica incarnazione: c’è una implementazione nell’arte di Crocetta unica nella storia. Egli riesce non solo a tradurre in vivide emozionanti parole le sue più profonde emozioni, ma riesce a renderle vive e tangibili, attraverso la sacralità del bronzo, attraverso l’immobile dinamismo delle forme martoriate, esasperate, vissute, tormentate.L’occasione del Premio Teatrale a lui intestato e del MartinBook Festival, patrocinato dalla vulcanica, simpatica ed intraprendente Valeria Di Felice, preziosa presenza femminile nel campo editoriale, è stata unica per conoscere lo spirito e l’opera di Mauro Crocetta che merita un posto altissimo nella cultura e dell’arte contemporanea. Un ringraziamento particolare alla gentilissima Maria Rosaria Sarcina, guida incredibilmente raffinata, garbata e sensibile al mondo del suo Mauro, compagno di vita.La foto del post sono tratte dal sito dedicato a Mauro Crocetta che vi invito a visitare: http://www.crocettamauro.itBy Michele Barbera