L'umanità invocata
Creato il 20 aprile 2011 da Ilgrandemarziano
Se riescono a strumentalizzare politicamente il colore dei calzini di un giudice, la morte di un personaggio come Vittorio Arrigoni è un invito a nozze a sostegno ideologico e merceologico dello scontro politico e mediatico. E tutto ciò mi fa schifo. In questi giorni ho pure sentito dire e letto che questa è la fine di chi se ne va in giro a seminare odio, benché - va detto - gli assassini non facciano parte della categoria verso cui la vittima avrebbe seminato odio.
Nonostante la morte renda martiri e purifichi le memorie, di certo Arrigoni non era un santo, ma come non lo è nessuno di noi, e se hanno deciso di fare uscire la sua salma da Gaza verso l'Egitto, senza passare da Israele, un buon motivo ci sarà. Tuttavia provo disgusto nel sentire dire questo da persone che se ne stanno al sicuro, nel caldo della propria cameretta o ufficio a sgranocchiare patatine o sorseggiare caffè davanti a uno schermo, nella presunzione di avere capito tutto e poter così ergersi a sicuri giudici con il loro martello fatto di ossa a frantumare altre ossa.
Eppure tutto questo non fa che confermarmi una cosa. Ovvero che il povero Vik è stato vittima di se stesso, delle sue idee, delle sue convinzioni e delle sue speranze, ma non tanto rispetto alla loro contrapposizione ideologica, quanto piuttosto perché alla fine si sono tragicamente realizzate. Alla fine di ogni suo intervento, Vik scriveva: "Restiamo umani", come un'esortazione, un'invocazione, una preghiera, un augurio. Ebbene, chi l'ha ucciso è rimasto umano. Chi l'ha accusato in vita è rimasto umano. Chi lo denigra in morte è rimasto umano.
Restiamo umani?
Forse è meglio di no.
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