L’Umiltà
L’umiltà, come e più di ogni altra virtù, è soggetta ad ogni tipo di contraffazioni: Quante false umiltà, che tentano di camuffare una superbia raffinata, un orgoglio smisurato…
“Non bisogna confondere l’umiltà con l’inerzia:“La vera “umiltà” è un servizio attivo, costante e coraggioso all’uomo”... (Gandhi). è “un abbassarsi a servire con amore”.
L’umiltà vera non nega e non nasconde i doni o “i talenti” ricevuti da Dio, anzi cerca di sfruttarli e trafficarli al massimo; ma si guarda dal vantarsene, come se non li avesse ricevuti: Se è Dio che te li ha dati, perché te ne vanti come se fossi stato tu a conquistarli?”(I Cor.4,7).Non dobbiamo nascondere i doni o “i talenti”, ma “il vanto” che potrebbe derivarne:“Di lui io mi vanterò. Per quanto riguarda me, mi vanterò soltanto delle mie debolezze”.(2 Cor.12,5).
Né tanto meno bisogna confondere “l’umiltà” con il “complesso d’inferiorità”, che ne è anzi il contrario.“L’umile” non è uno che è scontento di sé, che si affligge e si scoraggia per le proprie incapacità e deficienze…che parla sempre male di sé (però non vuole che ne parlino male gli altri).Questo atteggiamento è frutto non dell’umiltà, ma dell’orgoglio, che ci fa guardare a noi stessi, come se fossimo noi il centro dell’universo e della storia. Chi “guarda a sé” è sempre preoccupato di sé…e vive sballottato tra due eccessi, che potremmo definire “complesso di superiorità” e “complesso d’inferiorità “:Quando compie qualcosa di buono, si esalta e si inebria di orgoglio, a tal punto che osa stimarsi capace di tutto…mentre abbassa e disprezza tutti gli altri.
Quando invece si vede a terra, allora si avvilisce e si scoraggia a tal punto che rinunzia ad ogni sforzo e ad ogni impegno.
“L’umile”, al contrario, è sempre contento e non si scoraggia mai, anche quando si accorge di essere “debole” e “misero”, perché L’umile
“non guarda” mai a sé, ma a Dio:“non guarda” alla propria miseria e debolezza, ma alla Sua “santità” e “bellezza” non alla propria incapacità e ai propri limiti, ma alla Sua “bontà” onnipotente.“Chi non si meraviglia della propria debolezza è sulla via della vera umiltà”. (Don Edoardo Poppe).
Non è la vista della propria miseria che rende “umile”, ma il fascino inebriante della Sua grandezza e del Suo “Amore”: “Guardate a Lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti”. (Salmo 33,6).
Che importa all’umile di vedersi così fragile e impotente? Anzi, è felice di essere nulla, perché è felice che Dio sia Tutto!Non gli interessa più la condizione miserevole della sua anima: gli interessa solo Dio. Il suo “Amore” immenso è l’unica realtà che conta. Non c’è tempo né spazio per analisi, introspezioni o complicazioni di qualsiasi tipo, quando si comincia a gustare la dolce intimità con “l’Amato”. “L’umiltà” è appunto la misura della nostra intimità con Dio: Più siamo immersi nell’intimità con Dio, e più ci si sprofonda nell’umiltà.(Di per sé “l’umiltà” non è tutta l’essenza della piccolezza, ma, insieme con la povertà, ne è come il fondamento, il punto di partenza, la condizione indispensabile).
Piace al Signore “l’umiltà”, ma soprattutto “l’umiltà” semplice e sincera dei “piccoli”:
“I piccoli” non si esaltano, non si vantano…Al pari di Gesù, non cercano la gloria propria:“Non cerco la mia gloria, ma la gloria di Colui che mi ha mandato”.(Gv.8,50). “Non esaltarti, per non cadere”. (Sir.1,27).“I piccoli” non stanno lì a buttarsi sempre per terra (magari col desiderio segreto di apparire umili)…“Non sei umile quando ti umili (tu stesso), ma quando ti umiliano (gli altri)…e tu lo sopporti per Cristo”. (Escrivà).
(continua)