Ronaldo Luis Nazario de Lima ha lasciato un vuoto nel momento stesso in cui ha deciso di mettere la parola fine alla sua carriera.
Diventa anche abbastanza inutile ripercorrere premi e glorie di un campione che ha raggiunto l'apice del successo condiviso, in Nazionale, con la conquista di due Mondiali (1994 e 2002) e, individuale, con due Palloni d'oro nell'epoca in cui non c'erano né Messi né Cristiano Ronaldo sulla scena.
Inutile raccontare il giocatore partendo dalla bacheca, dal palmarès, perché Ronaldo è giocatore diverso, che ha sempre avuto impresse sulla pelle le stimmate del predestinato, del sovversivo: per definizione, Ronaldo ha saputo rovesciare l'ordine costituito esistente giusto l'attimo prima del suo avvento. Uno dei di quei calciatori che ricordo con particolare nostalgia e ammirazione, uno dei pochi in grado di far saltare gli equilibri precostituiti grazie a rapidità, intuito, ingegno, classe, abilità.
Gli anni dal 1993 al 1997 furono i migliori, quelli dove Ronaldo viaggiava spedito verso un destino glorioso, gli anni trascorsi tra Cruzeiro, PSV, Barcellona e, infine, Inter. Neanche il dramma sportivo iniziato con la lacerazione parziale del tendine rotuleo destro - durante Inter-Lecce del 1998 - non ne ha minato, offuscato, quelle che i romani avrebbero definito le res gestae, le imprese.
Uno così nasce una volta ogni tot anni, non saprei dire quanti, sicuramente ce ne vogliono parecchi per trovare anche solo una replica sbiadita del genio rappresentato dal brasiliano. Ronaldo era una macchina da gol: 352 reti con le squadre di club in 518 presenze; una media di 0,68 reti a partita. Con la Nazionale brasiliana ha segnato 62 reti in 98 presenze, media di 0,63 a partita.
Se avessi davanti un bambino e dovessi farne un ritratto per spiegargli Ronaldo in breve, lascerei da parte pennello e fantasia e gli direi di partire da questo video sulla finale di Coppa Uefa tra Inter e Lazio, così da carpirne almeno un pizzico di bellezza e potenza.
Grazie al cielo ci ha pensato il Mundo Deportivo a farlo sedere a una scrivania per fargli qualche domanda. A lui, docente ad honorem, qualche mese fa è stato domandato quale siano stati gli studenti migliori di sempre apparsi un rettangolo verde. La scelta non è mai facile quando si chiede a un artista di usare solo bianco e nero e lasciare da parte le scale di grigi. Tant'è. Quale è la squadra più forte della storia secondo Ronaldo Luís Nazário de Lima?
Scelte mirate, non indovinate, come quella di Jose Angel Iribar per la porta, Campione d'Europa con la Nazionale spagnola nel 1964 dopo (quasi) un'intera carriera trascorsa all'Athletic Bilbao. Nel 3-4-3 spregiudicato disegnato dal brasiliano, troviamo una linea difensiva affascinante e dalle connotazioni offensive con il connazionale Cafù terzino di destra, un certo Paolo Maldini schierato sull'altro lato del campo e Franz Beckenbauer al centro.
In mezzo al campo, in regia, Ronaldo schiera mister 16 anni al Barcellona, Xavi, posizionandogli sulla destra Johan Cruyff e sulla sinistra Diego Armando Maradona. A chiusura del rombo, dietro le punte, la scelta ricade su Zinedine Zidane.
Il tridente avanzato? Nessun posto in campo per Cristiano Ronaldo, nella lista degli (inevitabili) esclusi finiscono in molti. Al suo posto trova invece spazio l'eroe verdeoro, Pelè, mentre sull'altro lato del campo Lionel Messi, inserito in altri illustri dream team e difficile da lasciar fuori. Punta avanzata: Alfredo Di Stefano.