Ieri, al 26° Vertice dell'Unione Africana, ad Addis Abeba ,nella giornata conclusiva, si è discusso parecchio del "caso Libia".
Sappiamo che dopo un tempo infinito di lotte interne (anni, per dirla chiaramente, a partire dalla caduta del regime di Gheddafi), a causa delle differenti fazioni in contrapposizione politica tra loro, la Libia, o meglio, il suo popolo, provato da sofferenze ripetute, agogna la pace.
E questa pace purtroppo appare ancora lontana.
Perché questa sia, invece, l'Unione Africana (UA) si è detta disponibile a un intervento nel Paese ma solo se c'è la possibilità di dialogare con un governo di unità nazionale.
Com'è noto in Libia, una Libia divisa, c'è un governo a Tripoli e uno a Tobruk. E quest'ultimo è quello riconosciuto dalla comunità internazionale.
Inoltre c'è l'IS, cioè lo Stato Islamico, il quale, dopo gli attacchi violenti alle installazioni petrolifere, continua a espandersi e a guadagnare terreno sempre nell'area a est della Libia.
Così il commissario preposto alla Pace e alla Sicurezza dell'organizzazione continentale africana, Smail Chergui, ha proposto il tanzaniano Jakaya Kikwete (foto in alto), ex-presidente del Tanzania, quale inviato speciale in Libia con l'intento di accelerare le consultazioni per conto dell'UA per la formazione di un governo di unità nazionale.
E nel mentre, anche Stati Uniti e Pentagono, hanno fatto sapere di essere pronti programmaticamente a mettere un freno all' espandersi ulteriore dell'IS nel Paese.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)