Magazine Religione
L’Unione con Dio
Sant'Alberto Magno
Capitolo 1
La massima perfezione spirituale è possibile all'uomo mediante il distacco dell'intelligenza e della volontà da tutte le cose.
Perché l’autore scrive questo opuscolo
Ho pensato di scrivere un’ultima parola (per quanto mi è possibile nei languori di questo esilio e pellegrinaggio) sul distacco completo da tutte le cose; e sull’unione libera, sicura, assoluta e totale con Dio. Il fine della perfezione cristiana, infatti, non è altro che la carità che a Dio ci unisce.
L’unione con Dio quale s’impone a tutti gli uomini
L’uomo che vuol giungere a salvezza è obbligato a questa unione di carità, e deve per conseguenza praticare i divini precetti e conformarsi alla divina volontà.
Tale vita escluderà tutto ciò che ripugna all’essenza della virtù della carità, cioè il peccato mortale.
L’unione con Dio quale si impone ai religiosi
Ma i religiosi si sono votati inoltre alla perfezione evangelica e alle opere di supererogazione e di consiglio, per arrivare più facilmente al loro fine ultimo che è Dio. Per cui essi evitano ciò che potrebbe impedire l’atto e il fervore della carità e ostacolare il loro slancio verso Dio.
Essi hanno rinunciato a tutti i beni del corpo e dell’ingegno e non osservano che il voto della loro professione religiosa.
Condizioni dell’unione perfetta con Dio
Dio è spirito, e coloro che l’adorano devono adorarlo “in spirito e verità”, devono cioè adorarlo con una conoscenza e un amore, un' intelligenza e una volontà spogli da ogni illusione terrena.
Infatti il Vangelo dice: “Quando adorate, entrate nella vostra casa” ossia nell’intimo del vostro cuore e “dopo aver chiusa la porta” dei vostri sensi, con cuore puro, con coscienza senza rimproveri e con fede senza finzione “pregate il Padre in spirito e verità, nel segreto della vostra anima”.
L’uomo saprà realizzare questo ideale quando sarà disinteressato e spogliato di tutto, quando sarà interamente raccolto in se stesso, quando avrà messo da parte e dimenticato l’universo intero per mantenersi nel silenzio in presenza di Gesù Cristo, mentre la sua anima purificata eleverà con sicurezza e confidenza i suoi desideri a Dio, e con tutto lo slancio del suo cuore e del suo amore si dilaterà, s’inabisserà, s’infiammerà, si immedesimerà in Lui, fino nel più intimo del suo essere, con una sincerità e una pienezza senza limiti.
Capitolo II
Per raggiungere l’unione perfetta con Dio, bisogna disprezzare i beni terrestri.
Ma l’uomo che intende raggiungere realmente tale stato di perfezione ed entrarvi, deve assolutamente chiudere occhi e sensi; non preoccuparsi, non turbarsi, non inquietarsi, non curarsi per nulla delle creature.
Raccogliersi in se stessi e attaccarsi a Cristo
Bisogna ch’egli rinunzi completamente a tutte le cose di questo mondo come inutili, nocive, funeste; che si raccolga in se stesso, e la sua anima non abbia altro pensiero che per il Cristo.
Egli dovrà fare ogni sforzo e serbare tutta la sua perseveranza per arrivare a Lui per mezzo di Lui: cioè a Dio per mezzo dell’Uomo Dio, all’intimo della Sua divinità per mezzo delle piaghe della Sua umanità.
Bisogna anche abbandonarsi alla Divina provvidenza
Egli dovrà infine con tutta semplicità e confidenza abbandonare senza restrizione ogni cosa alla infinita provvidenza di Dio, secondo le parole di S. Pietro: “Deponete in Lui tutte le vostre angustie, perché Egli si prende cura di voi” . E altrove è detto “Non inquietatevi di nulla”; “Affida al Signore le tue cure: ed Egli sarà il tuo tutore”; “Mi fan lieto, o Signore, le opere Tue”; “Sempre io tengo il Signore innanzi a me”; “Incontrai l’amato del mio cuore” e “mi venne ogni bene insieme” con Lui.
Bisogna infine cercare di esplorare il tesoro celeste
Ecco il tesoro celeste è nascosto, la pietra preziosa che si deve preferire a tutto, e cercare con umile fiducia e con sforzo costante, nella tranquillità del silenzio, con la massima energia dell’anima, dovesse pur costarci la perdita del benessere corporale, della lode, dell’onore.
Se così non fosse, per qual motivo ci faremmo religiosi? “Che gioverebbe a un uomo guadagnare tutto il mondo se perdesse l’anima sua?”.
Che importa lo stato, la santità della professione, l’abito dei perfetti, la testa tosata, tutto l’esteriore di una vita separata dal mondo, se poi manca lo spirito d’umiltà e di verità dove soltanto abita il Cristo per mezzo della fede e della carità? Dice S. Luca: “Il regno di Dio è dentro di voi” ed è appunto il Cristo.(continua)
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