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L’Unione Eurasiatica, una nuova realtà in Oriente. È una sfida o una possibilità per l’Europa?

Creato il 22 novembre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’Unione Eurasiatica, una nuova realtà in Oriente. È una sfida o una possibilità per l’Europa?

Nel quadro della pubblicazione degli Atti della conferenza dell’IsAG “L’Unione Eurasiatica: sfida od opportunità per l’Europa?”, svoltasi lo scorso 19 settembre alla Camera dei Deputati, si propone quest’oggi l’intervento di S.E. Evgenij A. Šestakov, ambasciatore della Repubblica di Bielorussia in Italia. Sono già stati pubblicati gl’interventi dell’ambasciatore kazako S.E. Andrian Yelemessov, del consigliere Aleksandr Zezjulin dell’Ambasciata della Federazione Russa, di Paola Brunetti, dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico, e di Antonio Fallico, presidente di “Conoscere Eurasia”.

 
Gentile Moderatore, gentili Signori e Signore,

vorrei innanzitutto ringraziare gli organizzatori dell’evento per l’attenzione da essi dedicata ai processi di integrazione nello spazio post-sovietico, che nel corso degli ultimi anni hanno conosciuto un significativo rafforzamento. Questi processi, effettivamente, meritano tale attenzione. Già adesso essi esercitano un’influenza tangibile sui contatti economico-commerciali e sulla collaborazione nella sfera degli investimenti. In futuro potranno diventare un fattore in grado di influire in misura decisiva sulla situazione nello spazio dell’Europa, e, più in generale, dell’Eurasia. Dal punto di vista di un osservatore esterno, gli avvenimenti nella zona orientale del nostro continente si stanno sviluppando, forse, anche troppo velocemente per poter essere osservati, analizzati e valutati in modo corretto. Ciononostante, è importante sottolineare che la Bielorussia, la Russia e il Kazakistan non stanno muovendo passi affrettati, non stanno, come si dice, mettendo il carro davanti ai buoi. Noi teniamo in considerazione e studiamo attentamente l’esperienza mondiale, e in particolare quella europea, sulla base di un percorso a tappe definito chiaramente e verificato con rigore logico anche da un punto di vista giuridico.

Il primo passo concreto in questa direzione è stato l’avvio, dal 1 gennaio 2010, dell’Unione Doganale tra Repubblica di Bielorussia, Repubblica del Kazakistan e Federazione Russa. Un anno dopo, nel 2011, Bielorussia, Kazakistan e Russia hanno concluso l’opera indirizzata a creare le condizione per la creazione, dal 1 gennaio 2012, dello Spazio Economico Comune tra i tre Paesi. L’aspetto più importante è che il SEC, che è un’unione integrata a un nuovo, superiore livello, è stato fondato sulla base del progetto dell’Unione Doganale, del successo della quale ormai nessuno di noi dubita. In effetti, da quando è entrata in vigore l’Unione Doganale, il volume degli scambi commerciali tra i Paesi membri è cresciuto in misura significativa e sono aumentati i trasporti in transito. Ad esempio, il volume degli scambi commerciali tra la Bielorussia e la Russia nel 2011 si è attestato sui 38,6 miliardi di dollari USA, con un aumento del 37,7% rispetto al 2010. Il volume degli scambi con il Kazakistan nel 2011 è cresciuto di 768,2 milioni di dollari USA. Le nostre esportazioni sono state di 631,2 milioni di dollari e sono cresciute, rispetto al 2010, del 35,8%.

Il passo successivo è stato mosso nel 2012 e si è concretizzato nell’avvio di una collaborazione nell’ambito del SEC. Abbiamo evidenziato una reale prospettiva di formazione di un mercato unico non solo per le merci, ma anche per i servizi, i capitali e la forza lavoro. Sono certo che i risultati non si faranno attendere anche in questo senso. Quali erano le motivazioni di fondo che muovevano il nostro Paese, allorquando esso ha deciso di prendere parte a questi processi? Prima di tutto, voglio sottolineare che la Repubblica di Bielorussia è sempre stata all’avanguardia nel sostenere l’integrazione nello spazio post-sovietico. Per noi tale posizione non deriva da una qualche forma di nostalgismo, bensì dalla comprensione del fatto oggettivo che le nostre nazioni sono vicine l’una all’altra da un punto di vista storico, culturale e di mentalità. Inoltre, noi riteniamo che quello strappo totale del tessuto di contatti economici e di meccanismi tecnologici e cooperativi, formatosi nel corso dei decenni, costituirebbe un inevitabile degrado economico e sociale. Al contrario, la sua ricostituzione e il suo rafforzamento rappresentano una certezza per il progresso di tutte le nazioni coinvolte.

Perciò la nostra partecipazione all’Unione Doganale e allo Spazio Economico Comune ha come fondamento un forte sostegno da parte di ampi strati della popolazione bielorussa, ma anche una valutazione obiettiva da parte dell’élite politica ed economica dei nuovi vantaggi, dal punto di vista dei nostri interessi nazionali, che la nostra partecipazione a queste comunità ci garantisce. Prima di tutto, lo Spazio Economico Comune (SEC) avvicina di molto le condizioni di base di lavoro nel mercato comune dei manager dei nostri tre Paesi. Per molte imprese bielorusse questo significa un miglioramento delle condizioni di lavoro, un abbassamento dei costi sui beni energetici e su altre materie prime, ma anche sui servizi dei monopoli naturali. Questo è un vantaggio indiscusso del SEC per la Bielorussia, anche se è limitato per la sua azione nel tempo. Siamo intenzionati a sfruttare questo impulso al massimo grado.

In generale, l’impegno per una serie di regole comuni aumenterà, già nel medio periodo, la concorrenza per tutte le imprese all’interno del SEC. Ma questa sarà una competizione tra concorrenti vicini per classe e per posizioni di partenza. Per questa ragione noi in Bielorussia speriamo che tale competizione sarà non una semplice lotta per la sopravvivenza, bensì un processo di unione di aziende deboli con aziende forti, e di creazione di compagnie solide, capaci di competere nella lotta concorrenziale non solo nei mercati regionali, ma anche in quelli mondiali. Proprio per questa ragione nei documenti fondamentali per la costituzione dello Spazio Economico Comune è stata prevista la possibilità di creare corporazioni transnazionali congiunte allo scopo di intensificare la cooperazione produttiva e di rafforzare la competitività delle compagnie dei Paesi membri nel commercio estero.

L’eliminazione di tutte le barriere nel commercio tra i nostri Paesi e la sicurezza della libertà di movimento di servizi, capitali, risorse lavorative, etc., rappresenta l’oggetto degli accordi principali fissati nei documenti dell’Unione Doganale e del SEC. Ma il potenziale dell’integrazione non si limita a questo. Noi riteniamo che lo Spazio Economico Comune possa interagire con le più forti organizzazioni mondiali, tra le quali l’OMC, in modo più efficace rispetto a quanto potrebbero fare i singoli Stati membri. La coordinazione degli sforzi in questa direzione permetterà di velocizzare l’ingresso nell’OMC di Bielorussia e Kazakistan (la Russia ne fa già parte), e aiuterà sia a difendere in modo più efficace i nostri produttori da quelle misure discriminatorie che i nostri partner (inclusa l’Unione Europea) purtroppo ancora applicano, sia ad ottenere condizioni reciprocamente vantaggiose per l’accesso al mercato estero.

Ci gratifica il fatto che il SEC stia diventando gradualmente un’unione integrata regionale attrattiva e di rilievo. Sul piano pratico sta prendendo forma una politica estera commerciale condivisa da parte dei Paesi membri dell’Unione Doganale nei confronti di Paesi terzi. Questo lavoro è condotto in modo sistematico dalla Delegazione Unita dell’Unione Doganale, e i nostri partner lo vedono chiaramente. Ad esempio, per iniziativa dell’Associazione Europea per il Libero Scambio (AELS) e della Nuova Zelanda è già stato avviato concretamente un dialogo con la “Trojka” per la creazione di una zona di commercio libero. All’ordine del giorno, invece, c’è la possibilità di raggiungere accordi con l’ASEAN. Una serie di altri partner ha già manifestato interesse a una collaborazione: ad oggi la Trojka sta prendendo in considerazione la possibilità di siglare accordi analoghi con Egitto, Mongolia e Vietnam. E l’elenco non finisce qui: abbiamo già 35 richieste da diversi Paesi per la formazione di una zona di libero commercio con l’Unione Doganale. Ritengo che questo sia un’ottimo inizio per un riconoscimento internazionale dell’Unione, e noi siamo pronti a una collaborazione ancora più costruttiva con i nostri partner internazionali.

A questo proposito è importante che i nostri partner esteri tengano in considerazione il fatto che, in seguito alla formazione del SEC, sta cambiando anche il meccanismo di attuazione delle misure di difesa commerciale nei confronti delle importazioni di merci da Paesi terzi. Sono già state poste le basi giuridiche e organizzative di questo lavoro e stiamo concludendo il passaggio da misure nazionali a misure transnazionali collettive nei confronti di Paesi terzi. All’interno del SEC è stata introdotta una moratoria sull’attuazione di misure di difesa commerciale nel commercio interno tra Bielorussia, Kazakistan e Russia. Dall’inizio del 2012 è in funzione l’organo regolativo dell’Unione Doganale e del SEC: la Commissione Economica Eurasiatica. La sua attività riveste un’importanza determinante per il buon funzionamento di tutta l’Unione. La Commissione si è già rivelata una struttura efficace. Nell’aprile del 2012 ha espresso una condanna verso le sanzioni a cui è stata sottoposta la Repubblica di Bielorussia. In questo modo è stato inviato un segnale chiaro riguardo al fatto che questa comunità integrata è in grado di difendere non solo gli interessi comuni, ma anche quelli di ciascuno dei suoi membri. Oggi all’ordine del giorno dell’Unione Doganale e del SEC c’è la questione della collocazione internazionale della Commissione Economica Eurasiatica, che sarà decisa sulla base del lavoro per la codifica della base giuridica dell’unione integrata.

Il SEC obiettivamente aiuta in modo tangibile l’innalzamento delle “difese immunitarie” delle economie di Bielorussia, Kazakistan e Russia contro gli effetti negativi della congiuntura economica internazionale. Nella prospettiva d’integrazione di Bielorussia, Russia e Kazakistan non si pensa solo alla limitazione nei confini degli Stati-membri. Il SEC ha un carattere di apertura. Inoltre, noi vediamo il futuro della Trojka come elemento costitutivo di un’integrazione paneuropea. La nostra unione è chiamata ad essere una locomotiva regionale, integrata nei contatti economici mondiali. L’anno scorso i capi di stato della Trojka hanno preso la decisione di aiutare in misura massiccia l’armonizzazione e l’avvicinamento reciproco dei processi integrati nell’Euro-Atlantico e in Eurasia. Proprio per questa ragione parliamo oggi di di una stretta collaborazione con l’Unione Europea, di un’”integrazione delle integrazioni”, la quale, come risultato finale, potrebbe portare alla formazione di uno spazio economico comune dall’Atlantico al Pacifico.

Riteniamo che proprio questa questione possa diventare fondamentale nel nostro ordine del giorno, quando intraprenderemo la prossima tappa dell’integrazione: la creazione, nel 2015, dell’Unione Economica Eurasiatica, chiamata a mantenere consistente la crescita economica dei Paesi che entrano a farne parte e a rafforzare la stabilità di tutta la regione. Noi in Bielorussia siamo convinti che l’integrazione interna (tra gli stessi membri del SEC) debba andare di pari passo con quella esterna (nel sistema economico internazionale). Questo è proprio ciò che definiamo “integrazione delle integrazioni”. L’avvicinamento reciproco di SEC e UE rimarrà per noi un punto chiave di questo progetto che non deve dipendere soltanto dall’umore politico momentaneo delle nostre relazioni con Bruxelles. Si pensa che questo primo dialogo tra SEC e UE possa essere indirizzato alla risoluzione dei problemi più attuali legati alla cooperazione economico-commerciale. Intendo in particolare quegli aspetti legati alla semplificazione del movimento delle merci sui mercati, al richiamo di investimenti, di tecnologie e dell’esperienza europea avanzata per la modernizzazione delle nostre economie. Nel lungo periodo si potrà passare all’elaborazione congiunta di una formula di convivenza delle due integrazioni (uno spazio economico comune, una zona di libero commercio, ecc.).

Tuttavia io capisco perfettamente (e questo è particolarmente attuale sullo sfondo dell’attuale crisi globale), che la maggior parte di voi, specialmente i rappresentanti del business, in primo luogo si preoccupi soprattutto per i problemi di oggi. Quali sono i vantaggi che possono venire dall’Unione Doganale e dal SEC per le imprese italiane? Dove sono le potenziali “miniere d’oro”? Quali momenti pratici bisogna considerare nel modo adeguato? Risponderò brevemente a queste domande. In primo luogo, la creazione dell’Unione Doganale ha introdotto nuovi elementi di trasparenza, di ordine e di corretto funzionamento nella gestione del sistema delle pratiche doganali per le merci importate. Oggi tutto il complesso di procedure doganali per le merci si espleta nel primo punto di passaggio attraverso i confini di uno degli Stati membri dell’Unione. In molti casi per gli imprenditori italiani, e non solo, questo è il confine della Bielorussia. Ogni anno questo confine è attraversato da circa 10 milioni di mezzi di trasporto e da più di 26 milioni di persone. Attraverso il confine bielorusso con l’Unione Europea passano ogni anno 100-110 milioni di tonnellate di merci (senza contare il petrolio e i suoi derivati). La percentuale del settore dei trasporti nel PIL bielorusso è superiore al 7%. La Strategia Governativa di sviluppo del potenziale del transito entro il 2015 prevede la creazione di 6 centri regionali, di 12 centri di trasporti logistici territoriali e di 10 centri logistici di espletamento delle pratiche doganali, oltre allo sviluppo di un sistema di servizi stradali. Stiamo notando con piacere che questo orientamento è già diventato attraente sia per i nostri partner russi e kazaki, sia per gli investitori dei Paesi dell’Unione Europea. Contiamo di vedere tra questi anche rappresentati del business italiano.

In secondo luogo, con la creazione dell’Unione Doganale e del SEC si è formato un mercato ampio e in rapida crescita con più di 170 milioni di consumatori. Forse, dopo l’unificazione delle imposte doganali, per alcune posizioni è diventato leggermente più difficile, e non così vantaggioso, lavorare in un’ottica di sola importazione. Ma allo stesso tempo sono aumentate sensibilmente le prospettive di esportazione della produzione a consumatori più vicini e di creazione di imprese direttamente nei Paesi membri del SEC. Perciò ognuno di questi Paesi ha qualcosa da offrire a un potenziale investitore, in base ai piani di produzione, alle preferenze geografiche e alla logistica a livello di trasporti. Nel caso della Bielorussia, noi riteniamo che per un’impresa italiana possa essere potenzialmente interessante il fattore della nostra vicinanza all’Italia e della posizione geografica vicina ad entrambe le metropoli russe, Mosca e San Pietroburgo. A nostro vantaggio abbiamo anche una rete di comunicazioni sviluppata e un’alta qualificazione (con un costo relativamente basso) della nostra forza lavoro. Oltre a ciò, sono previsti dei progetti predisposti in particolare per i partner italiani, soprattutto nella zona industriale italiana nel territorio della regione di Brest.

Indipendentemente dal luogo di interesse del loro business, gli investitori stranieri hanno nel SEC ulteriori significative possibilità. Le dotazioni tecnologiche, le materie prime e i materiali utilizzati per la realizzazione di progetti di investimento sono esenti dal pagamento dei dazi sull’importazione, se non vengono prodotti nei Paesi dell’Unione Doganale, e se quelli prodotti invece in uno dei tre Paesi non corrispondono alle caratteristiche tecniche del progetto di investimento. È concessa una serie di agevolazioni tariffarie sulle merci importate da Paesi terzi come deposito del socio fondatore al capitale sociale dell’impresa. Esistono anche ulteriori vantaggi comuni per Bielorussia, Russia e Kazakistan.

In conclusione intendo sottolineare che, nonostante tutte le tendenze negative nell’economia mondiale, noi stiamo registrando un’andamento positivo sia nel commercio sia nella cooperazione a livello di investimenti tra Bielorussia e Italia. Durante lo scorso anno i nostri scambi commerciali sono cresciuti quasi del 60%, fino a 1,5 miliardi di dollari. Nello scambio di investimenti diretti nell’economia bielorussia l’Italia, con più di 200 milioni di dollari, è stata seconda soltanto alla Russia. Dall’inizio del 2012 il volume degli scambi commerciali è cresciuto di oltre un quarto, fino a 905 milioni di dollari. Sono certo che in queste statistiche positive ci sia il contributo dell’Unione Doganale del SEC, e in futuro questo potrà solo crescere, a nostro reciproco vantaggio.

Vi ringrazio per l’attenzione.

(Traduzione dal russo di Roberto Ricci)


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