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L'Unirenzità verso un nuovo fallimento (...Dio esiste...)

Creato il 29 febbraio 2016 da Tafanus

Se Dio vuole, questo osceno tazebao del renzismo, dopo meno di un'anno di vita, è giù sull'orlo del fallimento.. Ma davvero Renzi pensava che sarebbe bastato usurpare il nome della testata del "giornale dei contadini e dei lavoratori" per ereditarne anche l'anima? Ma davvero Renzi pensava di trasformare uno "scarrafone" in un colibrì conservandone il marchio? Davvero questo "coso" dovrebbe rappresentare gli interessi dei "contadini e dei lavoratori"??? D'altra parte se il PD elegge a responsabile della comunicazione una tizia che come massimo "acuto" di una perfettibile carriera vanta la partecipazione al CdR (nientemeno!) di una TV locale di quelle che sono dedicate dalla mattina alla sera alla vendita online di tappeti, croste e materassi, cosa ci si vuole aspettare? Davvero si pensava di costringere i 7000 circoli del PD a sottoscrivere "almeno" una copia a circolo? E cosa dovrebbero leggere, sull'unirenzità, i pochissimi frequentatori non ancora fuggiti? la cazzate post-pansiane di @frondolino, o il "nuovo umorismo" di Sergio Staino in stile "noi vogliamo tanto bene al presidente"?

Faccio una previsione: i fratelli Pessina (maggiori finanziatori di questo "coso", non sono dediti per missione alla beneficenza, ma a far soldi. Ora il problema è molto semplice: l'Unirenzità di soldi non ne fabbrica, ma ne distrugge. Si potrebbe pensare che i Pessina avrebbero potuto "accettare il sacrificio" si buttare nel cesso 200.000 euro al mese, in cambio dei favori di un Principe dai consensi in crescita inarrestabile. Invece, si da il caso che che TUTTI i sondaggi danno il PD renzino e la popolarità del Principe in caduta verticale. Davvero i Pessina saranno disponibili ancora a lungo a ripianare la loro quota di perdite mensili, pari a circa 160.000 euro? Ho sinceramente, pacatamente, molti dubbi...

Ecco il desolante quadro che traccia non il Manifesto o il Fatto, ma il Corrierone, voce dell'establishment:

L’Unità, buco nei conti. L’ira di Matteo Renzi verso i circoli. Per il quotidiano un rosso di 2,4 milioni. Dalle sedi pd sul territorio poche richieste di abbonamenti. Il premier chiede chiarezza (di Claudio Bozza - Corriere.it)

Distribuzione-post-guerra

Distribuzione dell’Unità nel 1946 dopo il referendum


I conti dell’Unità non tornano, Renzi batte i pugni sul tavolo e chiede chiarezza. Lo scorso giugno il giornale fondato da Gramsci è tornato in edicola, ma in meno di un anno sono state accumulate perdite preoccupanti, che agitano l’amministratore delegato Guido Stefanelli e il direttore Erasmo D’Angelis.

Unità srl non ha ancora approvato il primo bilancio, ma secondo quanto appreso da fonti qualificate il giornale perderebbe più di 200 mila euro al mese, che alla fine dell’anno significano un rosso di circa 2,4 milioni. La situazione finanziaria, con il mercato pubblicitario ormai asfittico e lo scarso appeal tra i lettori (in primis quelli storici), è diventata sempre più preoccupante. E nelle settimane scorse la patata bollente è arrivata sulla scrivania del premier e segretario del Pd, che ha chiesto chiarimenti a Francesco Bonifazi (tesoriere del partito) contestandogli di non averlo messo dovutamente al corrente riguardo l’evoluzione dei conti dell’Unità, di cui Renzi segue molto da vicino la fattura grazie allo stretto legame con il direttore D’Angelis.

Il giornale è per l’80% di proprietà del gruppo Stefanelli-Pessina, solida realtà da 400 milioni di fatturato tra immobiliare e acque minerali e che per la rinascita dell’Unità ha già investito diversi milioni. Il 19,05% è invece di proprietà di Eyu, fondazione che fa capo al Pd. Ed è qui che entra in gioco il segretario, che dopo l’impegno profuso per riportare in edicola il foglio gramsciano vuole scongiurare scivoloni politici e finanziari, coordinando un importante intervento economico che consenta di chiudere il primo bilancio riducendo i danni, anche grazie ad un sempre più probabile aumento di capitale.

Le aspettative di mercato, anche contando sulla rivoluzione identitaria dell’Unità e sul cambio di vento politico, erano infatti ben altre. Renzi, oltre alla passione per il giornalismo, conosce bene anche la rete di distribuzione di un giornale, visto che da giovanissimo coordinava gli strilloni che ai semafori di Firenze e provincia distribuivano La Nazione. Il segretario puntava a ricostruire la rete di radicamento del partito anche grazie alla nuova Unità, e ad una precisa intuizione: un circolo, un abbonamento. E visto che, in Italia, i circoli del Pd sono oltre settemila, la riuscita di questo piano avrebbe garantito un bacino di copie sicuro. Di quegli abbonamenti, nonostante gli appelli ai circoli, ne sono arrivati molto pochi.

Nel frattempo si sono accumulati i costi delle circa 60 mila copie stampate ogni giorno, voce chiave di spesa oltre a quella dei 30 giornalisti (dimezzati rispetto a prima). Il segretario del Pd non sembra però aver gradito la fredda reazione dei circoli, e secondo quanto filtra dal Nazareno avrebbe congelato circa un milione e mezzo di euro che il partito nazionale avrebbe incassato (e dovuto redistribuire alle sezioni locali) grazie a due per mille, tesseramento e cene di finanziamento, escluse quelle destinate a contribuire alla Fondazione Open, braccio operativo dell’attività politica dei renziani. E quel milione e mezzo, adesso, potrebbe essere dirottato per tamponare le falle dei conti dell’Unità.

...ci sarebbe un'altra alternativa... in Svizzera ci sono molte strutture legalmente autorizzate che praticano l'eutanasia per 10.000 euro. Un consiglio serio e spassionato... Facciamo fare una salutare "gita" a Lugano al tazebao, e a tutti i suoi manovratori. The sooner, the better

Tafanus


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