Già, adesso. Stando ai liquidatori, che ieri hanno incassato il no a sorpresa dell’assemblea dei soci a un piano di rilancio (proposto dal socio di maggioranza e sostenuto da poligrafici e giornalisti), la palla, sotto forma di “domanda di concordato preventivo”, passerà ora a un tribunale che nominerà un commissario. A quel punto le cose potranno soltanto peggiorare o migliorare. Sembra banale, ma è così. Peggiorare, perché se nessuno si farà avanti, la strada obbligata sarà il fallimento e addio ritorno in edicola. Migliorare, perché a quel punto verrà meno l’assurda regola del 91% prevista dallo statuto della Nie che ha paralizzato ogni tentativo di rilancio della società e della testata. Sarà il commissario e lui solo a decidere il peso e il valore delle offerte che arriveranno: niente più giochi o sgambetti e questo è già qualcosa.
Nel frattempo, da domani il giornale non sarà più in edicola. Perché così è stato deciso dopo la sciagurata assemblea di martedì che ha confermato le ormai insanabili spaccature all'interno di una società con molti debiti ma senza più un’anima. Perché solo così si spiega il “coraggio” di non accettare il piano di rilancio e mandare casa ottanta lavoratori che da tre mesi, fino a ieri, hanno lavorato senza stipendio pur di non far mancare l’Unità dalle edicole. E solo così si spiega la scelta di non far nulla di concreto per tenere viva la voce storica e di riferimento dell’intero mondo della sinistra.
Sì, martedì 29 luglio è stato compiuto un delitto, eppure siamo sempre più convinti che quello che state leggendo non sia affatto l’ultimo numero dell’Unità. Per una serie di ragioni, importanti e d’autore, che troverete in tutte queste pagine. E perché questa testata testarda ha più volte dimostrato di sapersi risollevare da crisi ancora più dure e difficili.
Spero mi perdonerete se, ancora una volta, mi fermo a citare chi, in questi mesi davvero difficili, ha reso tutto più facile e persino normale. Parlo dei colleghi giornalisti e poligrafici che da maggio a oggi hanno lavorato senza uno stipendio e nemmeno un futuro. Li abbraccio uno per uno, prima di ringraziare tutti voi che ci avete seguito e sostenuto ogni giorno con passione. E che, ne sono sicuro, continuerete a farlo. Rivediamoci presto. . Luca Landò