Magazine Società
Tra lezioni ed esami sono nate amicizie più o meno profonde, cresciuti e sopiti entusiasmi, l'energia e le aspettative di una volta hanno ceduto forse il passo ad un approccio più realistico e disincantato. Il post laurea è alle porte (facendo le corna), i nodi vengono al pettine e, se pensarci è bello, farlo lo è sicuramente di meno. In cinque anni, fatta eccezione per l'anno e mezzo trascorso in Germania, ho dato forse più di quanto abbia ricevuto, in termini di preparazione, sforzi, fatica. La voglia di studiare va scemando da tempo, e in questo senso prego che questa sia la mia ultima sessione estiva.
Ma se da una parte non vedo l'ora di abbandonare il mondo universitario così inteso, dall'altra mi dispiace abbandonarlo sic et simpliciter, perché ho la sensazione - comprovata - di non aver fatto esperienza di molte cose, in cui probabilmente poi non avrò occasione di reimbattermi. E non tanto perché si debba sempre star lerci, cianotici o con la sbronza nel sangue, ma perché la vita da studente universitario me l'ero sempre immaginata diversa. Come posso farmi capire? In parte lo è stata, ma avrei voluto una vita più universitaria, fatta di chiacchiere, vita in comune, caffè fra amici, pazzie, studio matto e disperatissimo in compagnia. Non come un liceo dai confini ben predeterminati, ma un'università da vivere più assieme che in solitaria, nella buona e nella cattiva sorte.
Eppure non è stato così: ragioni logistiche (1 h e 30 di mezzi pubblici per arrivare, oppure 70 chilometri al giorno di benzina, traffico permettendo: a me la scelta fra il pellegrinaggio quotidiano sine spe attraversando la città eterna da capo a fondo, o farmi arrestare per aver tentato di sabotare il benzinaio sotto casa), curricolari (ossia: poter banalmente leggersi un libro di diritto facendo a meno della spiegazione del prof) e scelte personali (un Erasmus in terra crucca) mi hanno portato a stabilire legami non troppo saldi con la mia facoltà rispetto a quanto avrei voluto.
Fatto sta che ci siamo, fra una settimana ho il primo esame della sessione estiva ed ho tranquillamente trascorso il weekend a non studiare. A fare di tutto, pulire la stanza, stirare camicie, leggere libri, spulciare vecchi Dylan Dog, macinare chilometri in macchina, raggiungere amici in posti impensabili, pensare a genitori in posti irraggiungibili, andare a karate, ricominciare a correre (vi racconterò in un altro momento della mia corsa in balia di una brezza all'aroma di grigliata mista), tutto tranne che studiare. Il problema è di volontà (se non mi trovo in una biblioteca, non riesco a star seduto davanti al libro per più di venti minuti) e di testa (ma sono io che mi sono rimbecillito o sono questi che scrivono da cani?)
Vabbè, con questo spero di terminare la trafila dei post deprimenti (sic!).
Un augurio di un buon inizio settimana e un altro in ritardo a tutte le mamme (ammesso che ci siano mamme che leggono questo blog)
Pulchra (almeno) vobis;)
LuciusDay
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