"L'universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente, e quindi non è stato creato da Dio". Parole forti, appannaggio di chi - evidentemente - ha una certa autorità per farlo. Il riferimento è, infatti, a uno dei più importanti astrofisici del mondo: Stephen Hawking. Ieri la sua dichiarazione è stata diffusa sulla prima pagina del Times di Londra, suscitando, com'era prevedibile, un vespaio di polemiche. Con questa affermazione, infatti, Hawking smentisce categoricamente l'esistenza di Dio, e inoltre annulla tutti gli altri tentativi più o meno plausibili di spiegare la nascita della vita e del cosmo grazie al suo intervento. Coinvolto nella discussione anche un altro eccellente ateo, Richard Dawkins, convinto che Darwin abbia smentito l'esistenza di Dio con i suoi studi relativi alle specie viventi, e che ora Hawking lo stia negando, per la prima volta, anche dal punto di vista fisico-matematico. Perché se c'era ancora un dubbio a proposito della veridicità di un creatore di tutte le cose, risiedeva proprio nel condividere (anche religiosamente) la tesi di Darwin - e quindi, in sostanza, l'origine della vita indipendente da forze divine - ma non l'ipotesi che anche il Big Bang possa essersi "auto-innescato" senza un intervento dall'esterno. L'uscita di Hawking smentisce anche le parole del grande Isaac Newton, convinto, invece, che l'universo fosse opera di Dio, tenendo conto del fatto che solo la scintilla innescata da un essere supremo avrebbe potuto generare il Big Bang. Secondo Hawking, quindi, il cosiddetto "disegno intelligente" non è opera del "Principio di tutte le cose", ma fu la "conseguenza inevitabile delle leggi della fisica", partendo dal presupposto che basta una legge come la gravità a giustificare razionalmente la creazione spontanea e naturale del cosmo. In più suppone l'esistenza non solo di altri pianeti come la Terra, ma anche di molti altri universi, ipotesi che cozza sonoramente con l'idea di un Dio che crea il mondo in virtù della sua creatura più eccellente: l'uomo. In pratica, come dice il fisico Alan Guth, l'universo è "un pasto gratis", considerando la negatività dell'energia gravitazionale e la positività di quella del suo contenuto materiale. Ma i credenti non si scandalizzano più di tanto e trovano conforto nelle parole di George Ellis, docente di teologia presso l'University of Cape Town: "Se una persona ha fede continuerà a credere in Dio e nel suo ruolo di creatore". Peraltro i teologi sono sempre riusciti a giustificare Dio anche quando ha rischiato seriamente di finire in soffitta, come durante la rivoluzione copernicana. Nella sua ultima opera The Grand Design, Hawking, rivela infine che si è vicini a formulare "una teoria del tutto", in grado quindi di spiegare ogni mistero che ci circonda, ogni segreto naturale. Per ora è un'ipotesi di fisica teorica. Il termine viene introdotto per la prima volta nel 1986. Ne parlò il fisico John Ellis su un numero di Nature. Fino a oggi sono state proposte molte "teorie del tutto" - la teoria della matrice di stringhe e la teoria delle stringhe perturbative su tutte - ma nessuna s'è rivelata davvero soddisfacente. Il problema fondamentale è la difficoltà di combinazione fra le leggi della meccanica quantistica e quelle della relatività generale formulate da Einstein. Un aiuto potrebbe arrivare dal "principio olografico" formulato dai fisici negli anni Novanta. È la teoria presentata da Gerard't Hooft e sviluppata da Leonard Susskind, corrispondente alla misura di radiazione reattiva della massa attratta dalla gravità di un buco nero. (Mentre Alain Aspect, nel 1982, condusse un esperimento presso l'Università di Parigi verificando che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri). Il discorso, in effetti, per i non addetti ai lavori rischia di farsi complicato. Con ciò, per il momento, accontentiamoci delle parole di Laplace che in qualche modo parafrasano la teoria del tutto: "Un'intelligenza che in un certo istante conoscesse tutte le forze che mettono la natura in moto e tutte le posizioni di tutti gli oggetti la quale natura è sconosciuta, se questo intelletto fosse anche abbastanza vasto per analizzare questi dati, raccoglierebbe in una singola formula i movimenti dai più grandi corpi dell'universo a quelli del più piccolo atomo; per una tale intelligenza niente sarebbe incerto e il futuro, come il passato, sarebbe il presente ai suoi occhi".
Magazine Scienze
"L'universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente, e quindi non è stato creato da Dio". Parole forti, appannaggio di chi - evidentemente - ha una certa autorità per farlo. Il riferimento è, infatti, a uno dei più importanti astrofisici del mondo: Stephen Hawking. Ieri la sua dichiarazione è stata diffusa sulla prima pagina del Times di Londra, suscitando, com'era prevedibile, un vespaio di polemiche. Con questa affermazione, infatti, Hawking smentisce categoricamente l'esistenza di Dio, e inoltre annulla tutti gli altri tentativi più o meno plausibili di spiegare la nascita della vita e del cosmo grazie al suo intervento. Coinvolto nella discussione anche un altro eccellente ateo, Richard Dawkins, convinto che Darwin abbia smentito l'esistenza di Dio con i suoi studi relativi alle specie viventi, e che ora Hawking lo stia negando, per la prima volta, anche dal punto di vista fisico-matematico. Perché se c'era ancora un dubbio a proposito della veridicità di un creatore di tutte le cose, risiedeva proprio nel condividere (anche religiosamente) la tesi di Darwin - e quindi, in sostanza, l'origine della vita indipendente da forze divine - ma non l'ipotesi che anche il Big Bang possa essersi "auto-innescato" senza un intervento dall'esterno. L'uscita di Hawking smentisce anche le parole del grande Isaac Newton, convinto, invece, che l'universo fosse opera di Dio, tenendo conto del fatto che solo la scintilla innescata da un essere supremo avrebbe potuto generare il Big Bang. Secondo Hawking, quindi, il cosiddetto "disegno intelligente" non è opera del "Principio di tutte le cose", ma fu la "conseguenza inevitabile delle leggi della fisica", partendo dal presupposto che basta una legge come la gravità a giustificare razionalmente la creazione spontanea e naturale del cosmo. In più suppone l'esistenza non solo di altri pianeti come la Terra, ma anche di molti altri universi, ipotesi che cozza sonoramente con l'idea di un Dio che crea il mondo in virtù della sua creatura più eccellente: l'uomo. In pratica, come dice il fisico Alan Guth, l'universo è "un pasto gratis", considerando la negatività dell'energia gravitazionale e la positività di quella del suo contenuto materiale. Ma i credenti non si scandalizzano più di tanto e trovano conforto nelle parole di George Ellis, docente di teologia presso l'University of Cape Town: "Se una persona ha fede continuerà a credere in Dio e nel suo ruolo di creatore". Peraltro i teologi sono sempre riusciti a giustificare Dio anche quando ha rischiato seriamente di finire in soffitta, come durante la rivoluzione copernicana. Nella sua ultima opera The Grand Design, Hawking, rivela infine che si è vicini a formulare "una teoria del tutto", in grado quindi di spiegare ogni mistero che ci circonda, ogni segreto naturale. Per ora è un'ipotesi di fisica teorica. Il termine viene introdotto per la prima volta nel 1986. Ne parlò il fisico John Ellis su un numero di Nature. Fino a oggi sono state proposte molte "teorie del tutto" - la teoria della matrice di stringhe e la teoria delle stringhe perturbative su tutte - ma nessuna s'è rivelata davvero soddisfacente. Il problema fondamentale è la difficoltà di combinazione fra le leggi della meccanica quantistica e quelle della relatività generale formulate da Einstein. Un aiuto potrebbe arrivare dal "principio olografico" formulato dai fisici negli anni Novanta. È la teoria presentata da Gerard't Hooft e sviluppata da Leonard Susskind, corrispondente alla misura di radiazione reattiva della massa attratta dalla gravità di un buco nero. (Mentre Alain Aspect, nel 1982, condusse un esperimento presso l'Università di Parigi verificando che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri). Il discorso, in effetti, per i non addetti ai lavori rischia di farsi complicato. Con ciò, per il momento, accontentiamoci delle parole di Laplace che in qualche modo parafrasano la teoria del tutto: "Un'intelligenza che in un certo istante conoscesse tutte le forze che mettono la natura in moto e tutte le posizioni di tutti gli oggetti la quale natura è sconosciuta, se questo intelletto fosse anche abbastanza vasto per analizzare questi dati, raccoglierebbe in una singola formula i movimenti dai più grandi corpi dell'universo a quelli del più piccolo atomo; per una tale intelligenza niente sarebbe incerto e il futuro, come il passato, sarebbe il presente ai suoi occhi".
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