Avevo un gatto, questa settimana. Anzi, era una gatta. Si chiamava Maracuja, nome completo Fagotto Maracuja Lady Oscar Sweet Disposition. L'ho tenuta per cinque giorni, era piccolissima, un mese e mezzo. Le davo da mangiare al mattino, le mettevo la polverina per curarle le micosi, poi giocavo con lei, le davo da mangiare e la osservavo dormire. Quando si svegliava mi si attaccava alle gambe, mi chiedeva di essere presa in braccio, così si poteva accucciare sul mio seno leccandomi il mento, o i lobi delle orecchie.
Padre e Fratello sono allergici, e a buttarmi fuori di casa ci hanno messo cinque minuti, dopo che Maracuja ha poggiato le sue zampette sul mio pavimento. L'ho portata da Nonnina, e facevo in modo che non le desse fastidio: ci andavo la mattina presto e rimanevo là tutto il giorno, fino a sera, così non c'erano problemi. Poi Nonnina non se l'è sentita più di avere un'altra entità in casa, così ho chiamato un collega e Maracuja l'ha presa lui.
Quando il collega è arrivato sotto casa mia, sembrava mi stessero minacciando di morte. Maracuja se n'era accorta, e mi leccava via le lacrime. Gliel'ho lasciata tra le mani, e sono corsa via.
Ho la strana capacità di affezionarmi in fretta alle cose belle che mi capitano. Ha a che fare col dare via pezzi di cuore. Sono una ragazza facile: li do via, questi dannati pezzi di cuore, molto rapidamente.
Avevo un amante, due anni fa. Lo chiamavo Parolaio, nome completo Parolaio. Ci siamo tenuti reciprocamente per qualche mese, io ero piccolissima, diciannove anni e pochi giorni. Ci vedevamo al mattino, e avevamo la capacità di restare insieme tutto il giorno a parlare, giocare, fare cose. Lo osservavo dormire, lo prendevo in giro perché russava, e adoravo accucciarmi tra le sue braccia, mi ci incastravo alla perfezione. E ho sempre creduto che fosse importante incastrarsi alla perfezione tra le braccia di un uomo.
Forse era diventato allergico alla mia presenza, e magari è per questo che mi ha cacciata fuori dalla sua vita. Io, però, in quella vita ci sono rientrata in punta di piedi e la mia nicchia me la sono guadagnata, ché lui per me rimarrà sempre qualcosa di strano, qualcosa che non riesco bene a spiegare, qualcuno per cui provo un affetto profondo. Sa come fare innamorare di sé una donna, il Parolaio. E sa come tenerla legata, figuratevi se la donna in questione è una di quelle che l'affezionarsi lo regala al chilo.
Mi ha mandato un messaggio, il giorno che ho lasciato Maracuja al mio collega. Ci ha scritto: «Me ne vado domenica sera, ci salutiamo venerdì?». Io avevo Maracuja in braccio, stavo per uscire di casa, e ho pensato che, porcaputtana, non era proprio la mia giornata fortunata, quella. Riflettevo sul fatto che il Parolaio sarebbe andato via, per fare non ho ben capito cosa, e mi rendevo conto che io non avevo mai immaginato che lui potesse non essere più un punto di riferimento. Citofonargli e proporgli un caffè, salire ancora in quella casa, guardare quel letto, chiudere la porta della sua stanza, sedermi su quella poltroncina e iniziare a parlare con lui, di mille cose: lui se ne va e lì non ci abiterà più, io non ci entrerò più, e tra quelle quattro mura ci ho consumato la mia prima volta e il mio primo cuore infranto. «Tornerai, Parolaio?» «Perché dovrei?».
Avevo un altro amante, fino a diversi mesi fa. Lo chiamavo Monsieru Déjà vu, nome completo Monsieur Déjà vu. La verità su come ci siamo conosciuti non ve l'ho mai raccontata, ma forse adesso posso: un giorno, su msn, mi ha aggiunta un contatto sconosciuto. Per via di questo blog qua, la cosa capita spesso. Così ho accettato, pronta a relegarlo nella categoria "inutili" qualora si fosse rivelato uno stupido molestatore da chat. Non mi ha cercata per un bel pezzo e quando l'ha fatto mi ha chiesto: «Chi sei?» «Chi sei tu?» «Bella domanda» «Se mi hai aggiunta, vuol dire che mi conosci, o che vuoi solo infastidirmi» «Vedi, io non ti ho aggiunta» «Neanche io» «Questo è un bel problema» «Già». Abbiamo parlato per mesi, senza capire chi avesse aggiunto chi. Lui era fidanzato con il Canedacaccia e io ero innamorata del Parolaio. Com'è andata, poi, ve l'ho già raccontato.
Pure lui, ad un certo punto è diventato allergico alla mia presenza, ma non mi ha cacciata fuori dalla sua vita. Cioè, forse ci ha provato e non ci è riuscito, forse sono io che non l'ho lasciato fare, forse è solo che gli facevo comodo ogni tanto.
Vederci, non vederci, sentirci, non sentirci, baciarci, non baciarci. «Devi dirmi se è finita oppure no» «Non lo so, LaCapa. Mi serve tempo per capirlo». Ma erano passati due mesi da quando mi aveva mollata, e io ero certa che lui non doveva capire niente, che lui sapeva ma gli dispiaceva dirmelo, perché lui non ce la fa a mandare a fanculo senza ricevuta di ritorno le persone che un po' gli piacciono.
In mezzo, è capitato che io dovessi partire per l'America. L'America, signorimiei, l'America. La notte prima dell'inizio del viaggio, io e Monsieur Déjà vu stavamo abbracciati in spiaggia, io gli davo del calcolatore, gli dicevo che era stronzo da parte sua volermi portare a letto il giorno prima che io me ne andassi per tre settimane, e lui non si giustificava, diceva solo che io, be', ecco, io ero io, io ero importante.
Tornata dall'America, lui era a Birmingham e non voleva fare ritorno. È stato costretto, e quando l'ho rivisto mi è sembrato triste. Proprio triste. E questa cosa mi ha intristita. Trac! Sempre quel discorso delle cose belle che blablabla.
Ieri pomeriggio stavo preparandomi per andare a salutare il Parolaio, e su msn Monsieur Déjà vu mi ha contattata. «LaCapa», mi ha detto, «me ne vado domenica sera». Un altro. Quando si dice una giornata piena emozioni. Credo sia stato in quel momento esatto che me ne sono resa conto: se per più di un anno siamo stati così legati, niente ci impedirà di continuare a esserlo diversamente in un futuro, prossimo o remoto non importa, purché sia futuro e non presente. Tanto l'affetto rimane, la stima pure, nel frattempo passano la stanchezza e la noia, si fuga ogni pericolo di possibili rancori, e si trova un equilibrio buono per entrambi.
Colta da quest'inaspettato rantolo di lucidità, l'ho sfruttato.
Così, eccomi qua. In un giorno solo ho liquidato due anni di vita e due consistenti pezzi di cuore. Se ci mettiamo pure Maracuja, facciamo filotto. Dovrei essere destabilizzata e invece sono serena, perché anche se sono fuggiti via da me neanche fossi un'appestata (ché per sfuggire alla peste ci si limitava ad andare in campagna, qua vogliono proprio cambiare città) io spero soltanto che siano felici, tutte e tre le cose che avevo e che adesso non ho più.