Quando ho chiesto in biblioteca il libro di Edgar Wallace mi è stato detto con un tono un po' sorpreso: "Signora, si tratta di un giallo!". Sulle prime ero tentata di rispondere "...e allora? Dov'è il problema?" ma ho fatto la gentile e mi sono limitata a dire "...si, lo so".
La prima stesura del romanzo risale al 1915 con il titolo originale The Man Who Bought London ma in Italia è arrivato nel 1931 con il titolo L'uomo che comprò Londra. Ne sono state proposte parecchie ristampe: quella che ho avuto io tra le mani è del 1997, si tratta di un'edizione integrale proposta in 130 pagine ed in copertina è riportato il bollino del prezzo: 1500 lire.
La prima cosa in assoluto che ho notato sono stati i caratteri piuttosto piccoli e mi sono subito detta che probabilmente questo dettaglio avrebbe rappresentato un ostacolo ad una lettura scorrevole visto che spesso mi capita di prendere un libro tra le mani di sera, quando - a fine giornata - sono un tantino stanca. Invece non è stato così perchè gli eventi si susseguono in modo tale da mantenere alta l'attenzione del lettore.
Senza svelare troppo la trama, mi limito a dire che King Kerry è un grande uomo d'affari che mette in atto una serie di operazioni finanziarie tali da mendare a ko la concorrenza. Compra palazzi, negozi, giornali, stabilimenti... da qui l'appellativo di Re di Londra... visto che le sue iniziative sono destinate a cambiare Londra, in un modo o nell'altro. Elsie Marrion è una ragazza che si trova nel posto giusto al momento giusto ed ha anche il viso giusto: diventa la segretaria di Kerry ed avrà un ruolo fondamentale nell'evolversi della storia. Hermann Zeberlieff è un personaggio alquanto strano e misterioso. E' il rivale d'affari di Kerry per eccellenza e non teme di macchiarsi anche di qualche crimine pur di arrivare a raggiungere i suoi obiettivi. Vera è la sua sorellastra ed il loro rapporto è piuttosto strano: fratelli di padre, su entrambi grava un onere molto pesante per poter entrare in possesso della loro parte di eredità. Gordon Bray è uno studente di architettura innamorato perso di Vera e intenzionato a mostrare il suo amore solo quando avrà fatto strada e non dovrà dipendere dalla ricchezza di lei. Attorno a loro ruotano altri personaggi che in alcuni punti rischiano di far perdere il filo del racconto ma si tratta di una breve parentesi.
La scrittura è scorrevole e chiara, vengono usati, a volte, dei termini un po' arcaici e desueti ma è del tutto comprensibile, vista l'età del libro. In ogni caso ciò non appesantisce la lettura. Anzi, la rende alquanto originale.
Ho notato alcune espressioni ripetute più volte... Una su tutte mi è rimasta il mente... quel "...misurava la stanza a grandi passi"... un'espressione ripetuta almeno quattro volte. Niente di fastidioso ma che mi è saltato agli occhi.