Quella foto parla da sola e non c'è bisogno di dilungarsi su riflessi, istinto e tecnica di base che Gordon Banks ha sempre mostrato, anche quel pomeriggio messicano a Pelé. Qualche parola in più va, invece, spesa per la sua strana carriera, divisa tra la nazionale e club non di primo piano, impreziosita dal più grande successo che un calciatore possa mai ottenere e premiata da due sole vittorie in patria e nemmeno delle più importanti.
Il Leicester City a ventidue anni vuol dire First Division in una squadra che è abituata a lottare per la salvezza, ma che, adesso, con l'ex difensore Matt Gillies come manager, ha ambizioni da vendere. A Banks basta una stagione per diventare titolare, e la sua avventura ne durerà altre sette, fino al 1968, fino a quando Gillies rimane al timone. Un periodo in cui nella città di Leicester si respira aria nuova, ma in cui la squadra non raccoglie quanto seminato. Il migliore risultato in campionato è il quarto posto nel 1963, deludente visto che ad aprile i biancoblù sono in testa. Va meglio nelle sfide secche e in quattro anni arrivano altrettante finali. Nella F.A. Cup del 1960/61 Banks subisce solo cinque gol in nove incontri, mantiene tre volte la sua porta inviolata nella sfida in semifinale con lo Sheffield United (vinta 2-0 dai suoi al secondo replay), ma deve raccogliere due volte la palla dalla rete nella sfida contro il Tottenham Hotspur delle undici vittorie iniziali consecutive e del primo double del XX secolo.
Finalmente nel 1964 arriva un trofeo: è la più modesta Coppa di Lega, ma va bene lo stesso. Contro lo Stoke City i foxes ottengono un 1-1 in trasferta e poi vincono 3-2 nel ritorno a Filbert Street. Nel 1965 si tenta il bis in Coppa di Lega, ma in finale ha la meglio il Chelsea. La stagione dopo è quella che porta al Mondiale e che inizia con il benaugurante bloccaggio del cane.
Da quando nel 1962 Alfred Ramsey, che non è ancora sir, arriva sulla panchina inglese, le quotazioni di Gordon Banks salgono e nel 1963 arriva l'esordio, che vale come un'investitura per la futura Coppa del Mondo. Il portiere non ha molto da fare nel girone eliminatorio, solo qualche grattacapo in più nel quarto di finale contro l'Argentina, rimasta in dieci per una delle espulsioni più fantasiose della storia del calcio. In semifinale contro il Portogallo di Eusebio arriva il primo gol subito, su rigore, a pochi minuti dal termine, ma è solo il gol del 2-1. In ultimo, la finale che per Banks significa altri due gol al passivo, uno dei quali al novantesimo, ma anche il titolo grazie al famoso gol fantasma di Geoff Hurst. Il portiere e la linea dei difensori sono un tutt'uno e contribuiscono certamente alla vittoria finale, ma il titolo non coincide per Gordon Banks con il momento più alto della sua carriera. Quello, come detto ha a che fare con Pelé e la partita contro il Brasile a Messico '70. Attimo fuggente perché Banks si infortuna e lascia il posto a Bonetti nella decisiva sfida dei quarti persa 3-2 ai supplementari contro la Germania Ovest: non bastano agli inglesi due gol di vantaggio e tanta mole di gioco espresso, Beckenbauer con la complicità proprio di Bonetti, Uwe Seeler con un'acrobazia e il solito Gert Müller ribaltano il risultato.
Intanto dal Leicester City Banks è andato a finire allo Stoke City, perché la sua ex squadra ha deciso di puntare su un nuovo giovane, tale Peter Shilton. Ed è singolare che i due più grandi portieri inglesi del secolo scorso si siano pestati i piedi in un club dal modesto palmarès.
Con lo Stoke City arriva una nuova Coppa di Lega nel 1972, in finale unica a Wembley contro il Chelsea. Poi il 22 ottobre dello stesso anno un incidente d'auto gli fa perdere la visione da uno degli occhi. La sua carriera ad alto livello è conclusa, solo negli USA, al Fort Lauderdale, riesce trovare un contratto nel 1978. Ma non è una cosa importante, perché è arrivato il momento di narrare la parata del secolo.
7 giugno 1970, Guadalajara, Brasile-Inghilterra, quarto d'ora del primo tempo, risultato 0-0. Jairzinho scappa sulla fascia destra al terzino Cooper e, quando la palla sta per passare la linea di fondo, crossa per Pelé, appostato sul secondo palo.
"Sembrava arrampicarsi verso in cielo, finché ha raggiunto il pallone e lo ha colpito con tutta la forza che aveva in corpo. E io sono andato a prenderlo" ricorda Gordon Banks.
"Ho odiato Banks più di ogni altro [...] Ma quando è passata l'ira, ho dovuto applaudirlo con tutto il cuore" risponde O' Rey.
Fonti: Calcio 2000, n° 35
Puntata precedente: Jan Jongbloed