Perché studiare il taijquan in Italia? Perché praticare il taijiquan se sei italiano?
Spesso, quando un interlocutore scopre la mia passione per questa raffinata arte marziale, mi fa presente, a volte non molto delicatamente, che “… si però come lo praticano i cinesi; … come lo insegnano i maestri cinesi; loro si che …”
Ormai ho smesso di prendermela. Ci si abitua. Non è mia intenzione sminuire la bravura e la profonda conoscenza del taijiquan di numerosi maestri e praticanti di origine cinese. Però lo studio, fortunatamente, è a disposizione di chiunque viva una genuina passione, indipendentemente dal luogo di nascita.
Quindi perché studiare il taijiquan? Personalmente rispondo con una frase che ho trovato nell’ultimo libro di Tiziano Terzani - Un mondo che non esiste più (Longanesi, 2010):
“… invece di cercare l’uomo nuovo mi resi conto che c’era un uomo vecchio, cinese, che era meraviglioso; e che quella era stata una cultura stupenda, con una grandezza e con una ricchezza che proprio mi colpivano. Allora mi sono messo in cerca di quell’uomo vecchio, della meraviglia che era stata la vecchia Cina, e di quel che ne rimaneva.”
Un grande giornalista (http://www.tizianoterzani.com), capace di rendere esplicita la voglia di ricercare, conoscere e studiare qualcosa di così grande e ricco come la cultura cinese. Con estrema umiltà.