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Ci risiamo. Sempre questa sembra essere la storia: quando ti trovi davanti un film parecchio interessante a livello tecnico, con una forma in cui inquadrature e movimenti di macchina, per non parlare di fotografia e di scenografia, parecchio sopra la media, ad andare storto è il contenuto. In particolar modo la trama.
E se un film -che la buon'anima del mio professore mi perdoni- non costruisce bene una storia qualcosa non quadra.
L'uomo con i pugni di ferro parte con tutte le aspettative che il marchio "Quentin Tarantino presenta" porta con sé, e la sinossi fa già esaltare.
Nella Cina feudale una sanguinolenta lotta tra clan si incendia per dell'oro da trasportare, due uomini d'eccezione -un inglese e un fabbro innamorato di una concubina- cercano di far prevalere la giustizia. A suon di pugni.
Non una storia di vendetta né di ricerca di libertà come le ultime di Tarantino con cui il paragone è ovviamente logico. Kill Bill aveva infatti la sua forza non solo in una trama strutturata nei minimi dettagli come un lungo e sanguinolento piano di vendetta ma anche nella sua protagonista, una sposa ferita ma non per questo meno combattiva, Django ha invece nella sete di indipendenza e amore il suo cardine fisso, e se anche qui i cattivi abbondano sono comunque ben delineati e definiti psicologicamente. Tutto questo manca invece al film d'esordio di RZA. Il rapper -che già ha composto parte della colonna sonora per i film già citati del suo protettore- ci sa fare dietro la macchina da presa un po' meno davanti. Nonostante si sia ritagliato il ruolo del protagonista, la sua presenza scenica manca di forza, così come -vuoi per la brevità del tutto (strano a dirsi ma 96 minuti non bastano per creare un immaginario in cui immergersi) o vuoi per il mancato approfondimento per la loro quantità- quella degli altri personaggi con cui si fatica ad entrare in sintonia nonostante una caratterizzazione maggiore. Russel Crowe, Lucy Liu sono bravi, certo, con parti quasi ritagliate per loro, un po' meno lo è il wrestler Bautista, nonostante un personaggio parecchio interessante.
Da salvare è, come detto, la parte tecnica in cui grazie a movimenti ingegnosi della macchina, ad adrenalina ed effetti speciali efficaci ci si esalta per quella che in fondo è una tammarrata con stile ma con poca sostanza, a cui bastava poco per essere qualcosa in più.
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