Anno: 2013
Nazionalità: USA
Durata: 143’
Genere: Fantascienza, Azione, Fantasy
Regia: Zack Snyder
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Uscita: 20 Giugno 2013
Un’identità nascosta, un’esistenza alterata, una personalità studiata sin nel minimo dettaglio. Burattinaio di se stesso e demiurgo incontrastato delle sue azioni, Clark Kent passa tutta la sua infanzia a cercare di adattarsi a un mondo che lo esclude, che lo deride e che lo emargina perchè lo ritiene soltanto un freak. Utilizzando flashback che irrompono nel presente e ne spiegano le vicissitudini, Zack Snyder, regista di 300 e di Watchmen, realizza L’uomo d’acciaio, una pellicola moderna e scenografica che, ispirandosi ai fumetti creati da Jerry Siegel e Joe Shuster per la DC Comics, si allontana fortemente dai prodotti di genere.
Mandato sulla Terra prima della distruzione di Krypton, il piccolo Kal – El (Henry Cavill) viene adottato da una coppia di contadini e allevato come se fosse loro figlio. Conosciuto dagli altri come Clark Kent, il ragazzo manifesta segni particolari sin dalla tenera età e, per questo, viene deriso. Lasciando la cittadina di Smallville per scoprire la verità sulle proprie origini, il ragazzo conosce la giornalista Lois Lane (Amy Adams) e affronta il perfido Zod (Michael Shannon) che vuole distruggere il Pianeta e tutti i suoi abitanti.
Straniero in terra straniera, il protagonista effettua un viaggio di formazione che lo porterà a scoprire chi è davvero e a scegliere di diventare il simbolo della speranza umana piuttosto che la cellula primaria di una razza perfetta. Sorta di Messia che domina i cieli quanto la terra, Superman deve assolutamente fermare l’esercito del generale Zod. Proprio qui, forse, risiede il problema principale della pellicola: Superman, infatti, si scontra con un villain della sua stessa forza, delineandosi, così, come un vincitore piuttosto che come un supereroe. Anche la storia d’amore con Lois Lane è piuttosto comune: nessun segreto, nessun ripensamento, nessuna omissione. Snyder, insomma, crea un personaggio introverso e complicato che non riesce però a raggiungere la grandezza e il carisma del Bruce Wayne di Batman Begins, cui, probabilmente, si ispira. Con una sceneggiatura altalenante firmata da David Goyer – autore degli adattamenti cinematografici di Batman e di Ghost Rider – e l’intensa colonna sonora di Hans Zimmer che non riesce ad entrare in comunione con i fotogrammi della storia, L’uomo d’acciaio non coinvolge, non intriga e non conquista realmente lo spettatore, a cui lascia, però, la speranza di un sequel in cui emerga la reale grandezza morale e fisica di un superuomo al servizio dell’umanità.
Martina Calcabrini