29 novembre 2012 Lascia un commento
E’ faticoso essere l’unico figlio del piu’ ricco uomo del pianeta Terra, la noia e’ sempre in agguato e la mancanza di stimoli impone scelte importanti come ad esempio esplorare un nuovo pianeta con mezzi costosissimi pagati da papa’. Tutto va bene fino a quando il rampollo si ritrova improvvisamente a casa, questa volta pero’ nel corpo di un ex dipendente del padre che lui aveva provveduto a far cacciare e dopo di lui la sua mente viaggera’ di corpo in corpo, burattino di un gioco piu’ grande di lui.
Avevo molte aspettative da questo libro. Van Vogt non ha bisogno di presentazioni e per quanto non rientri propriamente nella mia personalissima top ten degli autori di fantascienza, e’ impossibile non considerarlo uno dei piu’ importanti scrittori del genere, tanto che Ugo Malaguti, il padre-padrone della Libra Editrice, scelse proprio il titolo di un suo romanzo, "Slan" per intitolare la serie di libri omonima della quale questo romanzo fu scelto per divenire l’importante numero 50.
L’idea del viaggiare in altri corpi non era certo nuova ma proprio ricordando "Scambio mentale" di Robert Sheckley, un romanzo che ho amato moltissimo, ho sperato di ritrovarne almeno in parte le atmosfere e l’avventura.
Purtroppo proprio dal confronto nasce il mio disappunto per un libro che non mi e’ piaciuto per niente.
Il protagonista innanzitutto, un giovane odioso che merita tutto il peggio possibile, non e’ strettamente funzionale alla storia e certo non e’ possibile identificarsi con lui e dolersi delle sue disgrazie.
Nondimeno la vicenda si snoda su piani non sempre ben legati, balzi confusi e talvolta incoerenti, si scontrano con personaggi dalle curiose caratterizzazioni, dalla psicologia non ben definita e dagli strani comportamenti.
Non per un momento mi sono sentito trascinare nella storia e ho percorso le pagine stancamente e nella speranza che prima o dopo succedesse qualcosa di appassionate, magari la dolorosissima morte dell’odioso protagonista.
Insomma, un vero peccato ma anche la Grande Fantascienza talvolta non e’ garanzia di qualita’.
Avevo molte aspettative da questo libro. Van Vogt non ha bisogno di presentazioni e per quanto non rientri propriamente nella mia personalissima top ten degli autori di fantascienza, e’ impossibile non considerarlo uno dei piu’ importanti scrittori del genere, tanto che Ugo Malaguti, il padre-padrone della Libra Editrice, scelse proprio il titolo di un suo romanzo, "Slan" per intitolare la serie di libri omonima della quale questo romanzo fu scelto per divenire l’importante numero 50.
L’idea del viaggiare in altri corpi non era certo nuova ma proprio ricordando "Scambio mentale" di Robert Sheckley, un romanzo che ho amato moltissimo, ho sperato di ritrovarne almeno in parte le atmosfere e l’avventura.
Purtroppo proprio dal confronto nasce il mio disappunto per un libro che non mi e’ piaciuto per niente.
Il protagonista innanzitutto, un giovane odioso che merita tutto il peggio possibile, non e’ strettamente funzionale alla storia e certo non e’ possibile identificarsi con lui e dolersi delle sue disgrazie.
Nondimeno la vicenda si snoda su piani non sempre ben legati, balzi confusi e talvolta incoerenti, si scontrano con personaggi dalle curiose caratterizzazioni, dalla psicologia non ben definita e dagli strani comportamenti.
Non per un momento mi sono sentito trascinare nella storia e ho percorso le pagine stancamente e nella speranza che prima o dopo succedesse qualcosa di appassionate, magari la dolorosissima morte dell’odioso protagonista.
Insomma, un vero peccato ma anche la Grande Fantascienza talvolta non e’ garanzia di qualita’.