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L’uomo dei Mille: un fotografo dimenticato

Creato il 24 febbraio 2015 da Masedomani @ma_se_domani

Nello scorrere le pagine della storia della fotografia, di tanto in tanto emergono personaggi che avrebbero meritato una maggiore riconoscenza: il protagonista di questo racconto è, senza dubbio, uno di questi.

L’anno è il 1860, il mese è maggio, il luogo è Genova, dalle cui vicinanze sarebbero partiti i 1.092 volontari al servizio di Garibaldi che avrebbero segnato profondamente la storia del nostro Risorgimento. E nel capoluogo ligure, in piazza Valoria al n. 4, a due passi dalla magnifica Cattedrale di San Lorenzo, esercitava la sua professione Alessandro Pavia.

foto negozio alessandro pavia garibaldi garibaldini

Pavia era fotografo, commerciante, chimico, in una di quelle curiose forme di professionalità che contraddistingueva la prima generazione di praticanti. Era, soprattutto, un trentacinquenne affascinato dalle idee dell’Eroe dei Due Mondi, vivacemente colpito da quel che si stava preparando. Con una decisione che sta a metà tra il collezionismo e l’arte del ritratto, decise che non avrebbe avuto pace fino a quando non fosse riuscito a fotografare tutti i componenti di quell’impresa.

Ma come fare? Immaginare una fila di camicie rosse tutte in fila davanti al suo negozio era improbabile (qualcuno si sarebbe fatto delle domande, in fin dei conti si trattava di una missione quasi segreta), e Pavia non aveva fatto in tempo a immaginare l’idea che i 1.092 erano già partiti alla volta di Marsala.

Quando si dice che l’idea è più forte delle circostanze! Terminate le vicende belliche, Pavia passò sei (sei!) anni della sua vita a percorrere lo stivale dal nord al sud, incontrando i garibaldini che avevano partecipato all’impresa e ritraendoli. E per i caduti? Facile, si fotografa una foto o un ritratto oggetti di venerazione in famiglia e via, verso un altro reduce.

album-mille-alessandro-pavia

Di copie ne son rimaste pochine: tre sono conservate al Museo del Risorgimento di Roma e una all’Archivio Storico Comunale di Palermo. Ma la portata romantica e memoristica di quello che oggi definiremmo “progetto fotografico” appare evidente, e persino un po’ commuovente.

garibaldi_alessandro_pavia

Di Alessandro Pavia è rimasto anche un ritratto di Garibaldi, datato intorno al 1865: l’Eroe vi appare un po’ provato, appoggiato ad un normalissimo bastone, ed è l’unica immagine a colori che sia giunta fino a noi: Pavia era un esperto di bagni chimici e viraggi, e ci ha regalato così un’immagine forse meno gloriosa ma infinitamente più umana di un grande della nostra storia.

Alfonso d’Agostino

Approfondimenti
La storia di Alessandro Pavia è narrata anche nel meraviglioso “Fotografia come letteratura” di Giuseppe Marcenaro (Bruno Mondadori Editore, 2008, 978-8842420798). L’Album dei Mille di Alessandro Pavia è stato ristampato da Gangeri Editore a cura di Marco Pizzo, ed è disponibile anche in formato elettronico cliccando qui.


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