In un pomeriggio invernale come oggi, mentre il secondo mese dell’anno ha inizio, vorrei proporvi la lettura dell’ultimo libro giallo letto. Lo faccio con particolare piacere, non solo perché mi ha fatto compagnia sullo scoglio nelle ultime settimane ma anche perché il suo autore lo conosco di persona e complimentandomi con lui per questo suo ultimo lavoro per Rizzoli, ve lo presento come vi presenterei un amico.
In un’Alessandria alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, tra la propaganda fascista, una società ipocrita e falsamente perbenista, il Commissario Bendicò, uomo silenzioso, diretto e disilluso fa del suo ultimo caso la ragione dei suoi giorni, la via di fuga dai suoi fantasmi.
Bendicò deve indagare sull’omicidio di un noto delinquente, trovato morto con due colpi alla schiena e uno alla nuca. Si tratta di Onofrio Scipioni, conosciuto come Dedè e invischiato in vari giri loschi ma considerato un piccolo criminale, eppure la verità è un’altra e Bendicò mosso dal suo senso di giustizia non si ferma davanti a nulla, davanti a nessuna intimidazione o tentativi di occultamento. Dedè è in realtà a capo di un grosso giro di prostituzione, scommesse e gioco d’azzardo, fino a essere invischiato in una brutta vicenda legata alla scomparsa di una famiglia ebrea.
Sullo sfondo in bianco e nero, risaltano anche le angosce dell’animo del Commissario, che oscillano tra i ricordi della moglie morta da poco e il vuoto rimasto. Mentre intorno a lui si muovono la sorella della vittima, la sua spalla il Brigadiere Rizzo, l’odiato Questore Zappia e tanti altri personaggi rappresentanti delle storie di cui si alimenta la vita della provincia piemontese raccontata dall’autore.
Angelo Marenzana non ha vissuto in prima persona quell’epoca, ma ha attinto ad un patrimonio personale costruito dai racconti dei suoi nonni e delle persone che ne hanno conservato memoria.
Marenzana può contare su una scrittura fluida, naturale e simile alla voce di un “narratore dal vivo”. È come se il lettore stesse ascoltando, vicino ad un camino mentre fuori scende la nebbia, una storia di tanto tempo fa, tra l’inventato e le reali tragicità accadute in quel tempo.
L’uomo dei temporali si legge con piacere, si sfoglia di pagina in pagina come nella visione di un film di altri tempi, dai ritmi più lenti e dalla scene comunicative anche nei silenzi.
Ma l’uomo dei temporali chi è? Nel romanzo appare come figura a cui credo sia il lettore a dare un senso e un essenza. L’uomo dei temporali è la quiete prima della tempesta, è lo spettro del male che sta per scatenarsi, è l’incombere della guerra prossima. L’uomo dei temporali è il fantasma amico dell’animo malinconico di Bendicò quando va a far visita alla tomba di sua moglie. È una figura leggendaria che si tramanda da sempre e che si fa viva anche in questo romanzo.
Archiviato in:libri Tagged: Alessandria, Angelo Marenzana, Bendicò, L'uomo dei temporali, Rizzoli