Quello che era una scienza, una branca della matematica si è trasformata in cultura, capace di modificare il rapporto con la nostra identità personale e con la società.
Con questa premessa Milad Doueihi ha iniziato il suo intervento al Festival della Filosofia 2014 a Carpi. Secondo l’intervento del filosofo canadese, la nostra vita sarebbe dominata da numeri e formule matematiche. La nostra reputazione è strettamente collegata alla nostra visibilità sul web.
Anche qui però ci troviamo di fronte a un cambiamento: l’algoritmo è un “animale” che evolve in fretta. Se un tempo bastava essere nel web e farsi riconoscere dall’algoritmo, ora quello che conta veramente sono le relazioni (geografica, semantica, linguistica e inter-personale con amici e followers) e la tracciabilità dei nostri comportamenti. Sempre più schedati nei nostri comportamenti digitali, alla nostra persona sono collegati numeri, calcoli, percorsi logici.
Cosa c’è di così nuovo? Del resto anche in passato esisteva la reputazione, e quando era buona ci apriva a posti di lavoro o possibilità di relazione con certe persone piuttosto che con altre. Dunque ecco che emerge un ingrediente fondamentale della reputazione: è la memoria delle imprese e delle caratteristiche di una persona che ne determinano la sua reputazione. La memoria è legata all’imperfezione umana e quindi alla possibilità di dimenticare. Il web no, non dimentica al massimo nasconde i dati per metterne in evidenza altri, che cambiano la nostra reputazione sul web (e ci sono aziende preposte a questo).
Ma il web non modifica solo la nostra memoria ma anche il nostro spazio: se prima era uno spazio abitabile, ora è mobile e basato su variazioni temporali piuttosto che spaziali. Questo modifica la percezione di noi stessi e degli altri.
Infine il web porta anche a una modificazione delle nostre relazioni: se l’amicizia ai tempi di Cicerone era una cosa intima, oggi è sotto gli occhi di tutti. C’è chi dice che gli amici di facebook non sono veri amici, ma già Bacon aveva associato numeri all’amicizia:
Chi ha un vero amico, raddoppia la felicità e divide le sofferenze
La differenza rispetto a una volta non è tanto nella qualità, quanto nella quantità: se l’amicizia era una cosa rara e preziosa, oggi ve n’è in sovrabbondanza. Il digitale in questo crea una frammentazione della reputazione.
Se la nostra vita ormai è così alterata e inglobata dal digitale, qual è dunque la giusta etica per stare sul web? Sempre secondo Doueihi, dobbiamo avere sia l’etica della convinzione che quella della responsabilità: le convinzioni (del politico weberiano) e il sapere del saggio devono coniugarsi nel web. E come fare dunque per non essere sopraffatti dal digitale, per governarlo e non esserne governati?
Fondamentale è l’alfabetizzazione, cioè non solo l’uso degli strumenti, ma la conoscenza del codice. Bisogna imparare a conoscere ciò che usiamo, a prevederne le mosse.