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L’uomo della salvezza

Creato il 05 ottobre 2015 da Iltondi @iltondi

Genere e numero approssimativo di battute: pulp, 4200 battute

«Se continua così, va a finire male», dice Ivan.

«Secondo me, siam già finiti male», dice Roxy.

«Sta’ zitta, mai smettere di sperare.»

«Che vuoi sperare, qui ci vorrebbe un miracolo.»

«Da quando ti affidi a un qualche dio?»

«Facevo così, per dire… comunque secondo me abbiam sbagliato a non chiamare il Sarto: quello ci poteva tirare fuori da questo casino…»

«Secondo te, secondo te… ma smettila! E poi, il Sarto lascialo perdere dov’è, quel pezzo di merda voleva per sé il 50% e a noi lasciare il restante 50 da dividere. Fanculo!»

«Ci sarà un motivo se voleva la fetta più grossa… se avessimo fatto a modo suo, adesso saremmo già a contare i soldi invece che a marcire in questo stanzino.»

«Peccato che l’ultima volta ci siano scappati tre morti… e nemmeno uno schizzo di sangue su quei suoi vestiti del cazzo! Sempre in ghingheri, con quei completi ben stirati e alla moda. Non credevo che per rapinare una banca bisognasse presentarsi con l’abito da sera… ah, che stronzate! Noi non abbiam bisogno di nessuno, di nessuno abbiam bisogno.»

«Sei solo un rozzo bastardo ed egoista, ecco cosa sei.»

«Bella riconoscenza! Proprio a me che ti ho salvato da quel pappone e da quel night puzzolente in cui ti costringeva a esibirti!»

«Hai ragione, qui si sta molto meglio…» dice Roxy con evidente sarcasmo.

«Se liberate l’ostaggio e uscite adesso non vi succederà niente!» grida il primo sbirro da dietro la porta.

«Posate le armi a terra e uscite a mani alzate, non costringeteci a entrare con la forza!» grida il secondo.

L’ostaggio mugola qualcosa da sotto il bavaglio, sdraiato a terra con polsi e caviglie legati. Accanto a lui ci sono due sacchi pieni di soldi, con le banconote che fanno capolino dalle estremità.

«Dai, pronta ad aprirmi la porta che li faccio fuori», sussurra Ivan.

«Sei pazzo? Chissà là dietro quanti sono, non abbiamo nessuna possibilità…»

Poi si sente sparare, dentro la banca, al di là dello stanzino in cui Ivan e Roxy si sono rintanati. È una smitragliata improvvisa e potente, una raffica impetuosa che sibila morte. E dopo, il silenzio. L’ostaggio mugola, mugola ancora. Ivan invece imbraccia il fucile ed è pronto a sparare.

«Ehi, adesso potete aprire, qui ho fatto piazza pulita», si sente dire di là dalla porta.

«Oh, ma questa è la voce del Sarto, è proprio la sua!» dice Roxy con una certa enfasi.

«Cazzo dici? Impossibile…»

«Ti dico che è la sua, la riconosco benissimo.»

«Dai ragazzi, sennò la butto giù io!» grida il Sarto.

Ma Ivan ancora non è convinto che sia lui. Del resto, quella voce gli arriva un po’ otturata. «Se sei il Sarto, allora dimmi qual è il mio attore preferito!»

«Ma dai, Ivan, non ti mettere a fare questi giochetti proprio adesso! Abbiamo poco tempo prima che arrivino altri sbirri.»

«Dimmelo, cazzo!»

«Ok ok… è Al Pacino.»

«Bene. E quale il film preferito con lui come attore?»

«Quel pomeriggio di un giorno da cani, ovviamente.»

«Ottimo, è proprio lui», dice infine Ivan. Fa un cenno a Roxy col mento, indicandogli che può aprire la porta.

Roxy si fionda ad aprirla, girando la chiave verso sinistra.

L’ostaggio ha gli occhi sbarrati, chissà adesso cosa teme che gli accada.

Quando la porta si apre, spunta il Sarto. In una mano porta una grossa mitragliatrice che puzza ancora di polvere da sparo, nell’altra una pistola. Indossa uno dei suoi completi eleganti, un gessato con giacca e cravatta, davvero impeccabile.

Roxy sorride e gli dà un abbraccio. Lui non muove un dito.

Ivan lo fissa, a metà tra il debito e il sospetto. «Che sei venuto a fare?» gli chiede con ancora il fucile ben saldo tra le mani.

«Che cazzo di domande, è venuto a salvarci!» dice Roxy con una certa esaltazione.

Il Sarto guarda Roxy, poi Ivan. «Sì, sono venuto a salvarvi», dice. Un attimo dopo solleva la pistola in una mossa fulminea e gli spara un colpo in testa, a tutti e due. Quelli cadono al suolo in un attimo. Si avvicina poi all’ostaggio e prende i sacchi coi soldi. «Anche tu vuoi essere salvato?» gli domanda.

L’ostaggio sgrana gli occhi ancora di più e muove la testa per dire no, a lui proprio non gli interessa essere salvato. Non in questo modo, almeno.

Il Sarto si gira e se ne va, coi suoi sacchi. In lontananza, le sirene della polizia.



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