L’uomo delle stelle: Lorenzo Bianchi e Veronica Carratello sulle tracce di David Bowie

Creato il 23 giugno 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Ad aprile 2013 David Bowie pubblica The Next Day: la copertina è realizzata riprendendo quella di “Heroes” e sovrapponendovi un quadrato bianco con stampato il titolo. L’uscita del nuovo album chiude una lunga assenza dalle scene e avviene mentre al Victoria & Albert Museum di Londra si tiene la mostra David Bowie is, curata da Victoria Broackes and Geoffrey Marsh. Per questo allestimento, Bowie mette a disposizione tutto il proprio archivio personale di materiali di lavoro, ma declina ogni altro tipo di coinvolgimento. Due scelte che derivano dal rapporto con la propria immagine di sé e col passato.
Nell’ultima vignetta de L’uomo delle stelle, vediamo il bozzetto della copertina di The Next Day e proprio da questa immagine leggiamo a ritroso il volume di Lorenzo Bianchi (testi) e Veronica “Veci” Carratello (disegni) su David Robert Jones, in arte David Bowie.

Bowie è figlio del dopoguerra, ce lo ricorda la mostra del V&A, nato a Brixton (Londra) l’8 gennaio 1947, diventato praticamente cieco da un occhio in conseguenza di una rissa da adolescente; da sempre alla ricerca del successo individuale, con una capacità maturata nel tempo ma spesso fallace, come dimostrano gli alti e bassi della sua carriera, afferrato forse all’ultima occasione e una sensibilità musicale e artistica messa in ombra dai suoi stessi atteggiamenti da star. Una vita ricca di eventi esemplari, che, unita al fascino particolare dei suoi personaggi, si presta sia all’analisi sia al racconto.

Il lavoro di Bianchi e Carratello si sviluppa lungo due linee: la prima è ambientata dentro la mente dell’artista, la seconda ne illumina alcuni momenti della carriera e della vita. Obiettivo dichiarato: dare una chiave di interpretazione per David Bowie.
Considerando come lettore ideale l’appassionato del musicista inglese, gli autori ne cercano la complicità tramite la prima traccia e ne stuzzicano l’erudizione nella seconda.
La prima traccia testimonia, infatti, la fascinazione di Lorenzo Bianchi per il musicista inglese e segue le vicende di una delle personalità bowiane: Starman, l’uomo delle stelle (l’abbigliamento è tuttavia assai lontano da quello di Ziggy Stardust). Smarrita in un edificio labirintico, trova il conforto di una sedicente personalità guardiana, che le promette il reinserimento armonico con le altre. Vale la pena sottolineare la risonanza di atmosfera e tema con il video di Look back in anger (dall’album Lodger, 1979: da segnalare incipit e chiusura della prima strofa: “You know who I am, he said / the speaker was an angel [...] It’s time we should be going“). Brano e video alludono alla questione dell’identità, discussa nel primo con un angelo e nel secondo attraverso la relazione con la raffigurazione di sé.
La seconda traccia è la composizione di momenti della vita di Bowie, che scaturiscono dalla prima per associazione, svincolati, elemento importante, dal rispetto della successione cronologica.

I flash biografici illuminano i punti di crisi da cui sono scaturite le decisioni importanti per la vita dell’uomo e la carriera dell’artista insieme alla decifrazione della messa in scena di alcuni di essi, sempre rispettosa della biografia reale, richiede al lettore una conoscenza non superficiale del personaggio. Casi esemplari sono la crisi paranoica sofferta nel primo periodo statunitense (segnati da Golden Years e Station to Station), allorché il cantante si auto recluse in casa a nutrirsi di solo latte; la battuta attribuita a Iggy Pop sul voler essere presente quando Bowie si mettesse a sfasciare macchine, che allude al racconto proposto in Always crashing in the same car (dall’album Low, 1977, il primo della trilogia berlinese) e l’indicazione del “momento in cui tutto iniziò” con un’immagine del Diamond Dogs Tour del 1974, col suo palco futuribile, di cui, oltre ai disegni preparatori dello stesso Bowie, resta purtroppo solo qualche frammento di video amatoriale.

L’emozione dominante lungo tutta la lettura è senza dubbio una sorta di inquietudine, che nasce sia dallo stile della Carratello, caratterizzato da un tratto con prevalenza di toni scuri, linee spezzate e volti spigolosi, ben lontano quindi da quello usato per Fat Bottomed Girls, sia dall’assenza di una qualche prospettiva privilegiata esplicita proposta dagli autori. Quest’assenza costringe il lettore a confrontarsi con quanto accade sulla pagina, mentre l’andirivieni cronologico toglie anche il banale riferimento temporale e risulta in un senso di straniamento che in certi punti è quasi vertigine.
Tuttavia, se da una parte l’idea di non forzare un’interpretazione e chiamare il lettore al confronto genera coinvolgimento, dall’altra abbiamo che le due linee narrative sono, di fatto, autonome. Ăˆ vero che ogni passaggio fra esse è sensato, ma non si arricchiscono a vicenda e, in particolare, la linea biografica reggerebbe ugualmente bene da sola. In questo senso, fra le due tracce abbiamo non tanto una risonanza, che amplifichi la forza e l’intensità dei rispettivi elementi, quanto una corrispondenza che finisce per proporre in duplice forma la stessa suggestione. Suggestione che possiamo esplicitare come segue: David Bowie consuma ogni fase, biografica e artistica, sfruttandone (o tentando di sfruttarne) al massimo gli stimoli; dopodiché vive quella fase come una prigione. Questo è il punto di crisi, dal quale il musicista si muove (aiutato dalle sue personalità latenti? Creandone delle nuove? Il punto resta ambiguo, forse semplicemente non considerato importante?): è la ricerca di una via di uscita, di A new carrier in a new town (emblematico titolo della traccia di apertura di Low). Ciò che prima nutriva la sua ispirazione e la sua ricerca diventa cascame da cui allontanarsi, secondo una visione del rapporto col passato che ha portato nella fase post Heartling a recuperare sonorità degli esordi e infine a citare “Heroes” nella copertina di The Next Day.

Che cosa non funziona nella messa in relazione delle due tracce?
Nella prima, Bianchi mette in scena la propria visione di Bowie e lo fa volutamente in forma poetica e non analitica, poiché l’obiettivo è trasmettere non tanto un’analisi quanto un’intuizione che nasce dalla passione e dalla frequentazione della musica bowiana. Da qui la scelta dei personaggi che la popolano, degli scenari in cui si muovono, tratti dalle produzioni dell’artista, e dell’atmosfera dominante. Il risultato ha le caratteristiche di un sogno esemplare, ovvero qualcosa di simile a una storia esoterica, ovvero di storia in grado di rivelare il proprio significato profondo a chi sappia interpretarne i simboli che la popolano. Se l’appassionato può compiacersi dei riferimenti, per gli altri la quest rischia di restare una sequenza di scene poco comprensibili. Il senso più ragionevole dell’intrecciarsi fra questa narrazione simbolica e quella biografica è che la prima serva a capire la seconda. Ebbene: se la suggestione alla base del racconto è effettivamente quella da noi supposta, la costruzione di Bianchi appare sovradimensionata ed è appunto questa sproporzione fra apparato simbolico e capacità euristica a dare il senso d’irresolutezza dell’opera.

E tuttavia, merita ribadirlo, la scelta della costruzione non diacronica della traccia biografica, la selezione dei momenti da portare sulla pagina assieme alla concretezza e intensità che i volti della Carratello conferiscono alle scene sono estremamente efficaci nel coinvolgere il lettore, nell’invitarlo a riflettere sul senso delle scelte dell’artista in un modo che le rende simili a piccole storie sapienziali che finiscono per indurre chi legge ad allargare lo sguardo e a mettersi in gioco.

Infine, molto interessante l’apparato redazionale proposto in coda al volume (purtroppo afflitto da alcuni errori tipografici nei testi, che indicano una revisione editoriale migliorabile), con biografia e bibliografia ragionata, presentazione delle fasi della carriera di Bowie e interviste a suoi fan celebri, da Andy dei Blue Vertigo a Mike Allred.

Abbiamo parlato di:
David Bowie, l’uomo delle stelle
Lorenzo Bianco, veronica “Veci” Carratello
Nicola Pesce Editore, 2014
160 pagine, brossurato, bianco e nero – 12,00â‚Ź
ISBN: 9788897141303


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :