Nell’ultima vignetta de L’uomo delle stelle, vediamo il bozzetto della copertina di The Next Day e proprio da questa immagine leggiamo a ritroso il volume di Lorenzo Bianchi (testi) e Veronica “Veci” Carratello (disegni) su David Robert Jones, in arte David Bowie.
Il lavoro di Bianchi e Carratello si sviluppa lungo due linee: la prima è ambientata dentro la mente dell’artista, la seconda ne illumina alcuni momenti della carriera e della vita. Obiettivo dichiarato: dare una chiave di interpretazione per David Bowie.
Considerando come lettore ideale l’appassionato del musicista inglese, gli autori ne cercano la complicità tramite la prima traccia e ne stuzzicano l’erudizione nella seconda.
La prima traccia testimonia, infatti, la fascinazione di Lorenzo Bianchi per il musicista inglese e segue le vicende di una delle personalità bowiane: Starman, l’uomo delle stelle (l’abbigliamento è tuttavia assai lontano da quello di Ziggy Stardust). Smarrita in un edificio labirintico, trova il conforto di una sedicente personalità guardiana, che le promette il reinserimento armonico con le altre. Vale la pena sottolineare la risonanza di atmosfera e tema con il video di Look back in anger (dall’album Lodger, 1979: da segnalare incipit e chiusura della prima strofa: “You know who I am, he said / the speaker was an angel [...] It’s time we should be going“). Brano e video alludono alla questione dell’identità, discussa nel primo con un angelo e nel secondo attraverso la relazione con la raffigurazione di sé.
I flash biografici illuminano i punti di crisi da cui sono scaturite le decisioni importanti per la vita dell’uomo e la carriera dell’artista insieme alla decifrazione della messa in scena di alcuni di essi, sempre rispettosa della biografia reale, richiede al lettore una conoscenza non superficiale del personaggio. Casi esemplari sono la crisi paranoica sofferta nel primo periodo statunitense (segnati da Golden Years e Station to Station), allorché il cantante si auto recluse in casa a nutrirsi di solo latte; la battuta attribuita a Iggy Pop sul voler essere presente quando Bowie si mettesse a sfasciare macchine, che allude al racconto proposto in Always crashing in the same car (dall’album Low, 1977, il primo della trilogia berlinese) e l’indicazione del “momento in cui tutto iniziò” con un’immagine del Diamond Dogs Tour del 1974, col suo palco futuribile, di cui, oltre ai disegni preparatori dello stesso Bowie, resta purtroppo solo qualche frammento di video amatoriale.
L’emozione dominante lungo tutta la lettura è senza dubbio una sorta di inquietudine, che nasce sia dallo stile della Carratello, caratterizzato da un tratto con prevalenza di toni scuri, linee spezzate e volti spigolosi, ben lontano quindi da quello usato per Fat Bottomed Girls, sia dall’assenza di una qualche prospettiva privilegiata esplicita proposta dagli autori. Quest’assenza costringe il lettore a confrontarsi con quanto accade sulla pagina, mentre l’andirivieni cronologico toglie anche il banale riferimento temporale e risulta in un senso di straniamento che in certi punti è quasi vertigine.
Tuttavia, se da una parte l’idea di non forzare un’interpretazione e chiamare il lettore al confronto genera coinvolgimento, dall’altra abbiamo che le due linee narrative sono, di fatto, autonome. Ăˆ vero che ogni passaggio fra esse è sensato, ma non si arricchiscono a vicenda e, in particolare, la linea biografica reggerebbe ugualmente bene da sola. In questo senso, fra le due tracce abbiamo non tanto una risonanza, che amplifichi la forza e l’intensità dei rispettivi elementi, quanto una corrispondenza che finisce per proporre in duplice forma la stessa suggestione. Suggestione che possiamo esplicitare come segue: David Bowie consuma ogni fase, biografica e artistica, sfruttandone (o tentando di sfruttarne) al massimo gli stimoli; dopodiché vive quella fase come una prigione. Questo è il punto di crisi, dal quale il musicista si muove (aiutato dalle sue personalità latenti? Creandone delle nuove? Il punto resta ambiguo, forse semplicemente non considerato importante?): è la ricerca di una via di uscita, di A new carrier in a new town (emblematico titolo della traccia di apertura di Low). Ciò che prima nutriva la sua ispirazione e la sua ricerca diventa cascame da cui allontanarsi, secondo una visione del rapporto col passato che ha portato nella fase post Heartling a recuperare sonorità degli esordi e infine a citare “Heroes” nella copertina di The Next Day.
Che cosa non funziona nella messa in relazione delle due tracce?
Nella prima, Bianchi mette in scena la propria visione di B
E tuttavia, merita ribadirlo, la scelta della costruzione non diacronica della traccia biografica, la selezione dei momenti da portare sulla pagina assieme alla concretezza e intensità che i volti della Carratello conferiscono alle scene sono estremamente efficaci nel coinvolgere il lettore, nell’invitarlo a riflettere sul senso delle scelte dell’artista in un modo che le rende simili a piccole storie sapienziali che finiscono per indurre chi legge ad allargare lo sguardo e a mettersi in gioco.
Infine, molto interessante l’apparato redazionale proposto in coda al volume (purtroppo afflitto da alcuni errori tipografici nei testi, che indicano una revisione editoriale migliorabile), con biografia e bibliografia ragionata, presentazione delle fasi della carriera di Bowie e interviste a suoi fan celebri, da Andy dei Blue Vertigo a Mike Allred.
Abbiamo parlato di:
David Bowie, l’uomo delle stelle
Lorenzo Bianco, veronica “Veci” Carratello
Nicola Pesce Editore, 2014
160 pagine, brossurato, bianco e nero – 12,00â‚Ź
ISBN: 9788897141303