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L'uovo di Tip

Creato il 12 marzo 2012 da Connie
L'uovo di Tip
Il piccolo Tip camminava per il mercato sbirciando da sotto le gambe della gente ogni bancarella.Per tutta la mattina aveva osservato ogni tipo di merce come vestiti, roba da mangiare, animali, ma non aveva ancora trovato qualcosa di veramente interessante da comprare.La mamma gli aveva regalato una moneta quel giorno di mercato proprio per comprarsi qualcosa di bello, un giocattolo o un dolce, oppure uno di quei grandi lecca-lecca colorati che si dovevano tenere in bocca per delle ore. Se avesse avuto degli amici sarebbe stato facile spendere quella moneta, perché tutti sanno che in compagnia i giocattoli sono molto più divertenti, e i dolci sono  molto più gustosi. Ma Tip non aveva amici.Non credeva che gli servissero degli amici. Lui stava bene solo quando era da solo, ma a volte pensava a come sarebbe stato avere dei compagni con cui poter parlare.Quando nel pomeriggio i contadini e i loro figli venivano alla fattoria di suo padre, Tip desiderava parlare con quei ragazzi ma alla fine si tirava indietro. Aveva paura che nessuno volesse fare amicizia con lui e che a nessuno interessasse ascoltare ciò che avrebbe detto.Così le giornate di Tip passavano solitarie, mentre si chiedeva cosa sarebbe accaduto se un giorno lui avrebbe tentato di fare amicizia con un altro bambino. I suoi compagni di scuola lo evitavano perché era sempre stato un bambino musone e solitario, e a parte gli animali della fattoria della sua famiglia, non aveva nessuno con cui trascorrere le giornate.Finalmente Tip vide una cosa che non aveva mai visto prima, e stranamente quella non era né una bancarella di giocattoli né tanto meno di dolci.Il negoziante vendeva uova fresche. Tip si avvicinò perché la sua attenzione era stata catturata da un uovo che sembrava molto diverso dagli altri: era adagiato dentro un cesto di canapa, come se fosse un gioiello prezioso, sembrava di struzzo ma era completamente verde e dallo strano guscio ruvido.Tip a quel punto non resistette più alla curiosità e decise di comprarlo perché non aveva mai visto un uovo del genere.«Per una moneta posso vendertelo» disse il negoziante, un signore dai capelli arruffati e sporchi. «L’ho trovato ieri in campagna, deve essere un uovo di struzzo. Oggi mangerai una frittata grande quanto tutta la padella ragazzo!»Ma Tip sapeva che non era davvero un uovo di struzzo.Comprò l’uovo con la sua unica moneta e lo portò a casa. Quando sua madre lo vide arrivare con quel grosso uovo in mano gli chiese che cosa avesse intenzione di farci, se non voleva che lei lo friggesse per pranzo.«Voglio covarlo e vedere cosa ne esce fuori» rispose Tip.Sua madre lo prese in giro e ritornò tra i fornelli per preparare la minestra. Tip corse al piano di sopra, prese un cestino di canapa dalla dispensa e riempì il fondo di scampoli di lana che sua madre aveva buttato.Portò l’uovo in camera sua e da quel giorno, quando gli era possibile, si sedeva sul cesto e covava l’uovo come se fosse una gallina, anche se tutta la famiglia rideva di lui.Passarono un paio di giorni e anche i vicini cominciarono a prenderlo in giro, ma Tip continuò a prendersi cura di quello strano uovo verde.Un pomeriggio finalmente, mentre Tip lo covava sentì il guscio fare trac, così si alzò e curioso si chinò a osservare cosa sarebbe uscito fuori.Il guscio scricchiolò ancora, dei piccoli brandelli caddero e dalla parte superiore fuoriuscì un muso verde. Lui tolse i rimanenti pezzi del guscio e quando esaminò l’animaletto che era uscito fuori non riuscì a capire di che animale si trattasse, perché sembrava una lucertola squamata.Era verde, con piccoli occhi neri dalle pupille a mandorla e delle squame dure e appuntite che gli scendevano dalla testa fino alla punta della grossa coda a punta.La lucertola sbatté gli occhi, lo fissò con aria sorpresa e gli salì addosso, arrampicandosi velocemente e sostando sulla sua spalla. Cominciò a leccargli il viso e a emettere bizzarri rumori con le narici.«Che tipo di lucertola saresti tu?» chiese Tip.«Io non sono una lucertola, sono un dinosauro» rispose l’animale come se fosse la cosa più ovvia del mondo.Tip non si stupì di sentirlo parlare perché aveva già capito che quell’uovo era diverso da tutti gli altri e così pure l’animaletto che ne sarebbe uscito. Da quel giorno Tip e il dinosauro divennero inseparabili. Lui chiamò quell’animale Den e ripose la cesta con il guscio rotto sotto il letto, in modo che nessuno potesse scoprirlo.Den seguiva il suo padroncino ovunque quando usciva, ma nessuno stranamente sembrava vederlo. Di solito lo portava dentro il cappuccio della giacca o dentro le tasche dei pantaloni. Quando Tip era a scuola il piccolo dinosauro rimaneva sopra il banco, ad ascoltare la voce del maestro, ma era come se quell’animaletto fosse invisibile.Passarono alcune settimane e una mattina, mentre Tip era seduto al suo banco e scriveva sul quaderno, un suo compagno di classe gli si avvicinò.«Sei tu quello che ha trovato un dinosauro?» gli chiese quel bambino.«Sì» annuì Tip. «Ma credo che nessuno possa vederlo. Non capisco perché, eppure io lo vedo.»«E dov’è adesso?» chiese il compagno di classe.«È proprio qui, sopra il banco. Peccato che tu non possa vederlo. Sai, sa fare le capriole e combina sempre marachelle molto divertenti.»A quel punto, anche altri tre compagni di classe si avvicinarono e rimasero ad ascoltare la voce di Tip, il quale raccontava con tono giocoso tutti gli scherzi che Den aveva combinato da quando era uscito dall’uovo:«Ieri mia mamma ha preparato una torta di mele. Lui è entrato in cucina e ne ha mangiato metà, lasciando sulla torta le sue impronte. Mia mamma ha pensato che fossero topi, ma quelle non sembravano impronte di topi. Ha messo le trappole in giro per casa, ma Den ha mangiato pure il formaggio delle trappole, facendola arrabbiare di più.»I compagni di classe sghignazzarono, e rimasero ad ascoltare Tip, mentre parlava di quella volta che Den aveva rincorso i piccioni, di quell’altra volta che Den si era nascosto nella criniera del cavallo che trainava il carretto di suo padre.E più Tip parlava più aveva voglia di parlare, mentre i suoi amici lo ascoltavano, facendo ogni tanto delle domande.Tip non pensava che sarebbe stato così facile, parlare con gli altri. Aveva iniziato quella discussione con un solo amico senza farci caso, dopo tutto il tempo trascorso a rimuginare su cosa dire e cosa non dire, e adesso tutta la classe pendeva dalle sue labbra, mentre raccontava le avventure del suo dinosauro invisibile.Da quel giorno, Tip divenne amico di ogni bambino che frequentasse quella scuola. Tutti erano curiosi di sapere qual era stata l’ultima marachella di Den e ogni mattina parlavano con Tip, invitandolo a merenda o a giocare a palla nel cortile.I mesi così passarono e Tip iniziò a crescere. Ben presto trovò altre cose di cui discutere con i suoi amici: le lezioni, il maestro, le feste in paese, i nuovi giochi, i dispetti alle bambine. E poco alla volta smisero di parlare del dinosauro invisibile che Tip diceva di possedere.Den era sempre rimasto il piccolo dinosauro che era sgusciato fuori dall’uovo. Nei primi tempi non si allontanava mai da Tip e dormiva perfino con lui, ma da quando il bambino aveva iniziato a parlare con i suoi compagni di scuola, avveniva a volte che il dinosauro sparisse per ore intere, per poi riapparire all’improvviso.Tip gli chiedeva dove andasse ma l’animaletto non rispondeva. Più le settimane passavano però, e più aumentavano le ore in cui Den scompariva dalla vista del suo padroncino.Una sera, mentre giocavano dentro la cameretta del ragazzo, il dinosauro gli si avvicinò all’orecchio e con tristezza gli disse:«Adesso devo andare.»«Quando tornerai?» volle sapere Tip, ma notò che nella voce dell’amico c’era una nota malinconica.«Non tornerò più, Tip. Oramai sei cresciuto e hai degli amici, amici veri con cui stare.»«No, io non voglio che tu te ne vada!» ribatté Tip e iniziò a singhiozzare.«Il mio compito era aiutarti a crescere. Ci sono tanti altri bambini che soffrono di solitudine e che mi aspettano, affinché io li aiuti, così come ho aiutato te» rispose il dinosauro e finalmente Tip comprese cos’era quell’animaletto che lui aveva con così tanto amore cullato quando era un semplice uovo.«Ma tu non sei allora un vero dinosauro? Sei solo un amico irreale che è stato con me tutto questo tempo, solo perché io ho desiderato che così fosse?» chiese il bambino.Den il dinosauro annuì, poi lo salutò e gli leccò un’ultima volta la faccia.«Sii sempre te stesso, è questo l’importante» gli raccomandò come ultima cosa Den.Quella notte dormirono insieme nello stesso letto, e quando la mattina dopo Tip si svegliò e non trovò più il suo amico seppe con certezza che non l’avrebbe mai più rivisto.Guardò dentro la cesta di canapa ancora nascosta sotto il letto e dopo tutti quei mesi, vide che sotto i frammenti dei gusci c’era la macchia di un liquido che era stato assorbito dalla lana, forse i resti di un comune uovo di struzzo.Ma Tip in realtà sapeva che Den era invece andato da un altro bambino che si sentiva solo, e che sarebbe rimasto con lui finché non fosse cresciuto. Dopo sarebbe andato da un altro e così via, finché ci fossero stati bambini che avrebbero visto un dinosauro in un comune uovo comprato al mercato.

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