L’upter: perche’ nascondere, e cosa?

Creato il 08 luglio 2012 da Carturco @carturco

Nel pieno di questa canicola che imperversa con il succedersi di Scipione, Caronte e Minosse  si è verificato qualcosa di singolare e curioso sul sito che l’UPTER, Università Popolare di Roma, espone su Facebook.

Tutto è partito da uno  dei post (auto)celebrativi del 25° anniversario della fondazione dell’Upter  con cui,  da qualche tempo,  la Redazione sta infiorettando il sito. Nel caso specifico, un post dai toni alquanto enfatici che, muovendo da un accorato riconoscimento del ruolo degli operatori dell’organismo, assume poi i caratteri di una  excusatio non petita piuttosto chiara, concludendo poi su toni di accuse vaghi quanto oscuri. Ognuno può giudicare dal testo che riproduco qui di seguito (anche per essere sicuro di conservarne traccia).

Al post ha fatto seguito una serie di commenti dai quali si evidenziava chiaramente che – in stridente contrasto con il riconoscimento tributato a “volontari e volenterosi” – l’Upter avrebbe mancato di corrispondere (quanto meno tempestivamente, ma talora del tutto) retribuzioni e connessi contributi sociali ai docenti che, comunque la si voglia mettere, costituiscono il nocciolo duro del  servizio reso  dall’Upter alla cittadinanza.

Oltre alla questione della retribuzione dei docenti, si faceva riferimento a disagi e oneri per gli allievi dei corsi Upter provocati dalla mancata corresponsione dei canoni di locazione dovuti ad una delle sedi, oppure da clausole indebitamente onerose per la sottoscrizione dei servizi di “visite guidate”.

Insomma, una discussione che sembrava portare alla luce talune fondamentali questioni sottintese ai sibillini accenni a non meglio precisate difficoltà del post sopra riprodotto.

Per chi ne voglia sapere più in dettaglio attingendo alla fonte, purtroppo, l’impresa è divenuta impossibile. Contrariamente a quello che – tanto erroneamente quanto candidamente – avevo dato per scontato, e cioè che la discussione non potesse essere cancellata, non fosse altro che per non imitare comportamenti riguardo al web simili a quelli delle Repubblica Popolare Cinese, questo è esattamente quello che si è verificato.

L’Università Popolare di Roma, cioè, ha scelto di oscurare la discussione, di eliminarla dal sito:  anziché approfondire, chiarire, fornire spiegazioni, ha scelto di nascondere il tutto.

Il perché lo giustifica il 5 luglio – in risposta alle proteste

per la mancanza di trasparenza, sui problemi,  e di doverosa apertura nei riguardi delle “voci fuori del coro”  mosse da un utente – nei termini che seguono (e che riproduco… prima che magari scompaiano):

Contenuti, veicolo e toni della replica non possono non avvalorare l’ipotesi che la sua paternità risalga direttamente allo stesso Presidente dell’Upter, Francesco Florenzano.

 Le argomentazioni usate nella discussione – di cui grazie alla memoria cache ho potuto salvare qualche stralcio sul mio computer – apparivano piuttosto contraddittorie: da una parte si affermava perentoriamente che l’Upter paga regolarmente  i contributi a tutti i suoi lavoratori, ma dall’altra si ammettevano ritardi nei pagamenti delle retribuzioni e che irregolarità v’erano state, visto che l’Upter ha ottenuto la rateizzazione dei contributi INPS i cui versamenti sono in ritardo; si affermava anche che il bilancio dell’organismo è in attivo, ma le sue disponibilità finanziarie sono in pesante rosso, causa i ritardi nei pagamenti di non meglio identificati Enti pubblici; si evoca, come causa delle difficoltà,  la situazione di crisi mondiale, sorvolando sul fatto che almeno parte di quelle difficoltà – e, in particolare, i ritardi nella corresponsione di retribuzioni e contributi – datano da prima della crisi.

Quello che sorprende maggiormente, tuttavia, è l’accusa mossa a ben 2 associazioni che tenterebbero di insidiare l’Upter copiandone il “modello” e sottraendole allievi.

Ad un personaggio come Francesco Florenzano, con tante cariche – oltre quella di Presidente dell’Upter – in organismi dediti all’educazione degli adulti e al long-life learning non dovrebbe certo sfuggire il fatto che il mondo è – fortunatamente – pieno di associazioni culturali dedite a questo tipo di attività.  Né è plausibile – o, tanto meno, accettabile -  che in questo settore si intenda rivendicare una sorta di monopolio a favore dell’Upter – cui, tra l’altro, egli vanta orgogliosamente ben 25.000 iscritti -  quando proprio lui si è sempre distinto nello stigmatizzare rendite di posizione imperanti nel settore formativo, e anche recentemente è tornato a definire l’Upter “una realtà competitiva non solo sul piano della formazione permanente ma anche in termini economici”.

A meno che, quando egli proclama

La mia mission è contribuire a creare un sistema di formazione permanente in Italia, libero da rendite di posizione e capace di sviluppare competenze e talenti.

il Presidente Florenzano intenda affermare che questa mission debba appartenergli in esclusiva…  Non sarebbe certamente il primo, in questo nostro paese, ad esaltare la competitività solo in astratto o quando, comunque, la si debba applicare agli altri.

Sorge abbastanza spontaneamente il dubbio che l’oscuramento delle discussioni tra fans sul sito FB, e le reazioni piccate alle richieste di informazioni e chiarimenti, possa riflettere fedelmente una più generale inclinazione alla parsimonia di notizie e dati per quello che si riferisce alla governance dell’UPTER.

E’ abbastanza strano, ad esempio, che nella molteplicità di pubblicazioni patinate sfornate dall’organismo non siano mai stati forniti – come generalmente accade nelle pubblicazioni di organismi che si rivolgono ad ampie platee di utenti – i bilanci e i rendiconti annuali o altre notizie dettagliate sulla gestione dei servizi resi e delle iniziative dell’UPTER.

Tempo fa qualche dato è stato reso noto in una relazione del Presidente Florenzano all’ISFOL,  un tempo reperibile all’indirizzo

 http://www.isfol.it/DocEditor/test/File/2010/cnr-isfol/Florenzano-Upter.pdf

ma è inutile cercarla, ora risulta introvabile. Comunque si trattava di dati assai aggregati e piuttosto generici, dai quali, con riferimento all’anno 2009- 2010,  risultava un corpo docente, reclutato con oltre 400 contratti a progetto, al quale veniva destinato il 33% della spesa totale, pari a € 4.666.199:  il 24% veniva attribuita a una voce non meglio identificata, Erario, ed il 43% alle spese generali, comprensive di sedigestione e personale amministrativo.  Proporzioni che, cioè, per quanto si tratti di dati macro, alimentano più di una perplessità e interrogativo sulla gestione dell’UPTER.

Sempre in quella sede si indicavano in € 1.674.370 (senza specificare se fossero inclusi o aggiuntivi rispetto alla spesa sopra indicata)  i contributi e progetti annuali relativi a fondi europei, della Regione Lazio, della Provincia e di altre fonti.

Ebbene, proprio su questo tema, considerate le accuse rivolte dal Presidente Florenzano  alla morosità degli Enti pubblici committenti dell’UPTER, qualcosa da dire e approfondire, in proposito, potrebbero – dovrebbero – averla il Sindaco Alemanno e il Comune di Roma, almeno in considerazione che all’UPTER è stato confidato, in comodato d’uso, Palazzo Englefield; ma anche la Provincia di Roma, che ha avuto ed ha numerose convenzioni con l’UPTER, ed il suo Presidente Zingaretti, che ha spesso manifestato il proprio interessamento e supporto per le attività

dell’organismo; per terminare, naturalmente, con la Regione Lazio e la Presidente Polverini.

Possibile che questi Enti , e i loro massimi esponenti, non siano interessati ad analizzare, chiedere spiegazioni, fornire chiarimenti su una realtà di incidenza sociale e culturale come quella dell’UPTER? sulle sue difficoltà e su reali natura, cause ed  origini di tali difficoltà? sul proprio ruolo, le proprie responsabilità, i propri intenti, in proposito?

Veramente, in una realtà come quella romana, e tanto più negli attuali frangenti, non sembra che la questione possa seppellirsi o essere lasciata lievitare sotterraneamente, dagli Enti in questione,  sotto un sonnecchiare disattento.


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