Per i prossimi giorni non si parlerà d'altro: il blindato dei carabinieri in fiamme!
E' questo il primo effetto negativo della violenza di piazza, oscurare la violenza molto più oppressiva che quotidianamente si manifesta in maniera più o meno occulta: la violenza degli stati, della finanza, del capitalismo selvaggio.
In questo modo sono state cancellate le sacrosante ragioni della rivolta.
Proprio dieci anni fa, in un'accorata assemblea del post Genova, tentavo di spiegare ad un giovane militante di Rifondazione che aver sfasciato un bancomat era inutile ancorchè dannoso.
Di quel gesto rabbioso e nichilista ne gode ieri come oggi la banca stessa e l'assicurazione che ne copre le spese, ed il tutto ricade sulle spalle dei cittadini.
I potenti, siano essi gli stati o le multinazionali, ne godono a passare come vittime; del resto per fare fallire le banche e cambiare la loro politica sarebbe molto più rivoluzionario non depositare i nostri soldi!
I giovani che contestarono quel G8 oggi hanno trentanni e spero che in loro, come in molti di noi il tempo abbia insegnato qualcosa.
Il tempo e la storia insegnano che la violenza da sempre è controproducente per i movimenti.
In quello che vogliamo costruire, una società più giusta, un mondo solidale in grado di abolire la schiavitù dell'uomo sull'uomo, ci deve essere coerenza fra i fini e i mezzi.
Non possiamo costriure la pace con la guerra, questo era l'imperialismo romano, così come utilizzando la violenza in tutte le sue forme significa deformare il proprio "noi" e conformarci a quello dei potenti che vorremmo combattere.
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