«Così come ogni americano che abbia superato i sessant’anni saprebbe dirvi dove si trovava il 22 novembre 1963, il giorno dell’omicidio del presidente Kennedy a Dallas, non esiste probabilmente uomo o donna al mondo che non ricordi dove si trovasse o che cosa stesse facendo l’11 settembre 2001».
Gianfranco Cordara
«[A New York] è sempre in atto una sorta di miniaturizzazione morale, mentre cerchiamo inconsciamente di isolarci dal disastro: in Europa la gente dice «Attacco all’America» e in America «Attacco a New York» mentre a New York pensa «Attacco a downtown».»
Adam Gopnik
Io me lo ricordo. So dov’ero, con chi, cosa stavo facendo e come me, penso, molti di voi. Quindi non sto qui a spiegare cos’è successo, con parole utilizzate mille volte da milioni di persone diverse. Preferisco raccontare il presente, la speranza rinchiusa in un albero e il silenzio, rotto solo dallo scorrere dell’acqua.
“…l’11 settembre 2001.”
A New York, il ricordo di quel giorno è ben impresso, nascosto, nelle menti di tutti: cittadini che corrono da una parte all’altra dell’isola per andare al lavoro, turisti con i nasi all’insù e le macchinette fotografiche in mano, operai al lavoro nei cantieri polverosi. È palpabile sui volti degli agenti del New York Police Department, che si guardano intorno cercando dettagli inesistenti, ma che, se ci fossero, potrebbero essere fondamentali. È visibile a Battery Park, downtown, dove arde una fiamma eterna in memoria delle vittime, accompagnata dalla gigantesca sfera, The Sphere, dell’artista tedesco Fritz Koenig. L’opera d’arte in ottone (4,5 metri di diametro), prima dell’11 settembre 2001, era il fulcro della piazza del World Trade Center, sovrastata dalle Twin Towers. Oggi, rivolta verso il fiume Hudson, guarda la Statua della Libertà, apparentemente stanca, oggettivamente ammaccata, dopo essere stata schiacciata dalle macerie, dal cemento e dal ferro che piombavano dal cielo.
“…The Sphere [...], oggettivamente ammaccata…”
Il centro di tutto è però più a nord, dove sorgeva il World Trade Center, dove c’era la desolazione di Ground Zero, dove ora è nato il 9/11 Memorial, inaugurato dieci anni dopo gli attacchi, l’11 settembre 2011. Le due grandi vasche occupano la superficie coperta in precedenza dalle Torri Gemelle, sui loro parapetti sono elencati i nomi delle 2979 vittime, tra civili e soccorritori, degli attacchi dell’11 settembre 2001 e del 26 febbraio 1993 (quando alcuni terroristi fecero esplodere un furgone nel garage sotterraneo, uccidendo sei persone). I loro nomi sono scritti in base alla vicinanza del luogo del ritrovamento, di lavoro o alla relazione che avevano gli uni con gli altri, oggi più strette che mai, nel ricordo e nel dolore. La gente, qui, sussurra, o semplicemente tace. Anche le strade trafficate sembrano lontane, il silenzio ovatta tutto, tranne lo scroscio dell’acqua che cade per nove metri.
“…il 9/11 memorial…”
Se i nomi incisi nel bronzo del 9/11 Memorial sono solo un insieme di lettere, le immagini di St. Paul’s Chapel sono invece un insieme di volti e di ricordi. La chiesa, che fa capo alla Trinity Church (poco più a sud), subito dopo gli attentati divenne un luogo di primo soccorso, di ritrovo e di speranza: letti di fortuna e pasti veloci venivano offerti ai feriti e ai soccorritori. È stata un riparo dalla cenere, dalla polvere, è diventata una bacheca per le foto dei dispersi, un luogo dove ringraziare tutti i volontari, provenienti da ogni parte del mondo. Foto, targhette, ricordi: un muro fatto di speranza e gratitudine.
“…le immagini di St. Paul’s Chapel sono un insieme di volti e di ricordi.”
La speranza è anche nel Survivor Tree, che tanto ho amato. Gli alberi che adornano il 9/11 Memorial sono tutti querce bianche, tranne uno: un pero. Gli operai che lavoravano a Ground Zero lo hanno estratto dalle macerie, danneggiato, ferito, sofferente, ridotto ad un tronco spoglio di due metri. Oggi è un albero di nove metri, che si veste elegante con fiori e foglie in primavera, che rinasce ogni anno, come se niente fosse accaduto. È l’unico albero sopravvissuto al disastro e, anche se alcuni cavi guida lo sostengono temporaneamente, lui è lì, reduce da ciò che ha cambiato il mondo.
“…Survivor Tree…”
Ma la speranza, qui, è ovunque. È nella Freedom Tower (One World Trade Center), oggi il grattacielo più alto degli USA. Un simbolo di libertà, una specie di fenice che rinasce dalle ceneri, che svetta, con i suoi 1776 piedi (541 metri), osservando dall’alto il memoriale, sorvegliando New York. La sua altezza è tutt’altro che casuale: il 1776 è l’anno della dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti, è un grido verso chi, gli Stati Uniti, li combatte.
La speranza è nei fiori che vengono infilati da amici e familiari nelle lettere cave dei nomi di chi non c’è più, come se sbocciassero lì, come se l’amore bastasse a farli sbucare dal metallo.
“…ma la speranza , qui, è ovunque.”
«Questo è il modo che gli americani hanno di andare avanti. Ricostruire sulle macerie […]. E una nuova icona avrà preso il posto della vecchia, incorporandone il sogno e ospitandone per sempre il mito.»
Gianfranco Cordara
________________________________________________________________________________________
MAPPA E INFO
L’ingresso del 9/11 Memorial si trova all’angolo tra Albany St. e Greenwich St. È aperto ai visitatori dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 20, mentre il sabato, la domenica e i festivi dalle 9 alle 20 (ultimo ingresso anticipato alle 19 durante i mesi invernali). L’accesso è consentito solo se muniti di pass, che si può ottenere presso il 9/11 Memorial Preview Site, all’incrocio tra Church St. e Vesey St. Il pass è gratuito, ma sono gradite le offerte.
Per maggiori informazioni visitare il sito www.national911memorial.org.
L’ingresso della St. Paul’s Chapel si trova sulla Broadway, all’altezza di Fulton St. La chiesa è aperta dalle 10 alle 18 dal lunedì al sabato e dalle 7 alle 18 la domenica. Per maggiori informazioni visitare il sito www.saintpaulschapel.org.
L’area è facilmente raggiungibile con la metropolitana.
- Linea blu: (E) con fermata local a World TradeCenter (capolinea), oppure (A, C) con fermata express a Fulton St.
- Linea verde (4 e 5) con fermata express a Fulton St.
- Linea gialla (R) con fermata local a Cortland St..
- Linea rossa (1) con fermata local a Rector St.
The Sphere, a Battery Park, è raggiungibile con la metropolitana rossa (1) con fermata local a South Ferry (capolinea), verde (5) con fermata express a Bowling Green, e gialla (R) con fermata local a Whitehall St. South Ferry.
Per capire come usare la metropolitana, clicca qui.
Per vedere altre foto del 9/11 Memorial e di New York, clicca qui.
“9/11 Memorial”
Le citazioni sono state tratte dai libri di Franco Cordare, 101 cose da fare a New York almeno una volta nella vita, e di Adam Gopnik, Una casa a New York.