Siamo arrivati alla fine di questa consiliatura. Da settembre si inizia un congresso importante per il mio partito e spero vivamente che vinca la mozione del cambiamento, perché di questa eterna stagnazione che porta solo critiche e malumori verso coloro che provano a fare qualcosa di diverso, in fondo mi sono stancato; sì perché il fuoco grillino e l’eterna massa dei confusi, indecisi, ipercritici, dissidenti, antipolitici, anticapitalisti, antisistema, anti-partiti, non se la prende con i tiranni che conservano il potere (secondo la platonica lezione di Trasimaco e dell’utile del più forte), ma al contrario con coloro che dentro un partito come il PD, dominato da logiche di conservazione del potere, cercano di cambiarne la grammatica. Chi prova a cambiare dentro il PD è per costoro solo un connivente del sistema, una foglia di fico, un favoreggiatore e via andando con altre laute amenità. Insomma gli unici abilitati a fare una critica di sistema e ricercare soluzioni per migliorare le condizioni di vita di una comunità sono solo i contestatori della prima ora. Gli altri stiano fuori, si dimettano, in questo bel clima da purghe staliniste. Non vorrei sembrare un apologista del potere costituito, si badi bene, ma neanche un robespierre da tastiera, capace solo di aizzare gli istinti più aggressivi di un sistema in coma al solo fine di guadagnare un po’ di centralità. I sistemi organizzati e razionali (leggi partiti) , per quanto — a mio avviso - ancora troppo poco democratici, rimangono l’unica alternativa pensabile per incanalare il dissenso in organizzazione, ottenendo così risultati. A me la tastiera piace, per carità, ma non la ritengo affatto un’alternativa alle formazioni sociali esponenziali di un indirizzo politico di costituzionale memoria. La liquidità – paradigma della post-modenità – non deve necessariamente incoraggiare il “liberi tutti”. Per organizzare una società, e farne il suo bene, si deve passare necessariamente dall’organizzazione. Non c’è altra strada. Purtroppo così va la democrazia. A meno che si voglia fare come Trasimaco, che - con l’aggressività del lupo – impaurisce Polimarco e Socrate, stabilendo l’unica legge giusta: quella emanata dal più forte.
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