In questi giorni sui blog, sui tg e sui giornali, quasi all’unisono si parla di Islam, islamizzazione dell’Europa, violenze di ogni genere sia compiute nei territori in guerra, sia sul suolo europeo, tra molestie e attentatori solitari. La vicenda di Colonia, con tutta la sua sospetta nebulosità, sembra essere il culmine di una strategia, che a molti sembrerà il casuale frutto della politica scellerata di accoglienza indiscriminata attuata in primis da Angela Merkel, ma a noi, a costo di sembrare complottisti, tutto questo non ci sorprende e chi ci segue da tempo, già avrà capito di cosa stiamo parlando. Stiamo parlando della creazione del Superstato Europeo, uno stato sovranazionale che deve sorgere dalle ceneri di stati nazionali che per secoli hanno combattuto per la loro grandezza, indipendenza ed identità. Un progetto difficilissimo, con enormi difficoltà di attuazione, ma che procede lentamente, ma inesorabilmente, nella sua direzione come da noi descritto in passato nell’articolo La lunga marcia dell’eurocrazia. L’undicesimo punto di questo articolo sosteneva la necessità di un comune sentimento europeista che invece mancava del tutto.
Tra il 2008 e il 2014 abbiamo visto invece come, a causa della crisi economica, l’Unione venisse messa in discussione e da più parti si urlasse alla sua fine, alla necessità di uscire da essa, e via dicendo. In quel periodo abbiamo visto sorgere diversi movimenti di contestazione, anche molto agguerriti, il Movimento Occupy, gli Indignados, I Forconi senza contare le innumerevoli rivolte NO-qualcosa o studentesche. L’Unione era quindi in crisi e contestata dall’interno. Ma come da noi già immaginato in quell’articolo, per creare un comune sentimento europeo, basta un nemico comune. Non poteva esserlo la Russia di Putin, perché troppo simile a noi ed anzi ora presa a modello di nazione forte; ideale sono invece gli islamici, culturalmente ed etnicamente diversi dagli Europei e con una tradizione di violenza e terrorismo facilmente sfruttabile. Gli islamici sono il nemico ideale dell’Europa e l’odio e il disprezzo verso di essi si sta diffondendo velocemente tra le masse europee e sta addirittura diventando mainstream con governi, partiti e media che si schierano apertamente contro di loro.
La non casualità della deriva islamofoba è ai miei occhi confermata dai recenti avvenimenti, con la concentrazione di attacchi in Francia (stato con una massiccia presenza di islamici anche di seconda e terza generazione) paese che può facilmente sprofondare in una semi-guerra civile soprattutto se si dovessero affermare governi con tendenze conservatrici e reazionarie (non parlo solo di Marine Le Pen, anche Sarkozy non scherza) e con l’inattesa ospitalità di Angela Merkel, che facendo entrare oltre un milione di profughi ha chiaramente favorito la possibilità di fatti come quelli di Colonia (e un politico dello spessore di Angela non ditemi che non si immaginava che sarebbero avvenuti fatti del genere, lo sapeva benissimo). E quindi, se Angela sapeva cosa sarebbe successo accogliendo così tanti profughi così culturalmente diversi da noi, oltretutto in un periodo di crisi economica, vuol dire che qualcuno dietro di lei ha pensato che era giusto seguire una certa direzione. E la direzione non è quella di islamizzare l’Europa, a questa ipotesi non ci credo minimamente dato che il potere economico è comunque in mano agli europei; la direzione è quella di favorire una leggera islamizzazione per incrementare la rabbia degli europei verso gli islamici, così da renderli gradualmente il male assoluto di cui ha bisogno ogni regime, come Orwell ricorda chiaramente in 1984. E più violenze o attentati commetteranno, più gli europei si stringeranno attorno al nemico comune ed era assolutamente necessario farli entrare in casa per scatenare questi sentimenti di avversione, dato che militarmente non possono attaccarci dall’esterno. Ed infatti il trend è quello di chiusura totale verso l’Islam con governi che chiudono le frontiere e che costruiscono muri e con l’ascesa dei partiti nazionalisti e islamofobi. E la nascita di movimenti come Pegida, cioè Patrioti Europei contro l’islamizzazione dell’Europa, è proprio il risultato di questa strategia.
Ma quale è l’utilità di stringere gli europei attorno ad un nemico comune? Innanzitutto il nemico comune porta a canalizzare la rabbia proprio contro di esso e non contro le istituzioni (ed infatti, nonostante il perdurare della depressione economica, non vedo più grosse contestazione antigovernative) e questo è utilissimo al regime di Bruxelles; seconda cosa offre la possibilità ai governi di chiudere con ampio consenso popolare i propri confini (cosa che era impossibile prima di un paio di anni fa); terza cosa apre la strada ad ampi interventi militari in territori islamici, dato che una volta che tra il popolo si è creata l’immagine del nemico assoluto, nessuno protesta se lo si va a combattere in casa sua; quarta cosa porta all’ascesa di partiti estremisti, spesso anche al governo, che possono creare situazioni di instabilità tale che potranno portare in futuro ad ulteriori limitazioni di sovranità e alla creazione di organi comunitari con maggiori poteri come una polizia comunitaria (come l’Eurogendarmeria) o la creazione di un esercito unico.
Detto questo cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Sicuramente l’ascesa di partiti di estrema destra, forse anche in Germania. In Francia, come abbiamo già detto, sicuramente vinceranno o Le Pen o Sarkozy. In Italia se dovessero esserci attentati o se dovessero arrivare ulteriori masse di profughi è probabile un incremento dei consensi per Salvini e Meloni. Sicuramente vedremo ancora attentati e violenze sul suolo europeo, perché il clima anti-islamico non è ancora arrivato al punto di ebollizione, deve arrivare al punto da essere condiviso dal 90% della popolazione. Ulteriori violenze potrebbero scoppiare anche a causa della maggiore repressione attuata dai governi dopo questi fatti (ricordate le rivolte delle banlieus francesi? Succedessero adesso ci porterebbero proprio in un clima da guerra civile). Inoltre dobbiamo sicuramente aspettarci interventi terrestri dei paesi europei nelle zone in guerra, probabilmente ci sarà quello italiano e forse anche quello francese e inglese. Stavolta moriranno parecchi soldati e questo contribuirà a creare quel nemico comune protagonista di questo articolo e un clima da scontro di civiltà.
Abbiamo, quindi, delineato la nostra opinione sul fatto che la deriva anti-islamica serva all’Eurocrazia e che quindi non c’è nessuna Europa morente che sta subendo l’islamizzazione ma c’è una strategia anche abbastanza palese. Ma, concludendo, qual è la mia opinione su tutto questo? Io penso che sia assolutamente giusto, nonostante le trame eurocratiche, che l’Europa si unisca per respingere l’invasione islamica e non lo dico per nazionalismo o razzismo e nemmeno per motivi religiosi, dato che sono agnostico, ma proprio perché l’Islam è l’ideologia, la cultura e la religione più lontana in assoluto dalla cultura e dagli ideali europei che si basano sulla libertà, sulla laicità, sul rispetto delle opinioni altrui, sul rispetto degli altri individui di qualunque sesso o orientamento sessuale essi siano. La cultura europea, nonostante i governi e le ideologie del passato, si basa e si è basata sulla libertà dell’individuo e contro ogni oppressione, ora più che mai. Quindi far entrare masse così culturalmente diverse da noi (non parlo di superiorità, parlo di diversità perché è tutto relativo in questo mondo, chi crede a qualche concetto di superiorità in fondo è ancora figlio della cultura religiosa, dove superiore vuol dire più alto, più vicino a Dio e di conseguenza non è poi così lontano dagli islamici) è ovvio che possa portare soltanto tensioni e instabilità. Accettare spostamenti liberi di masse di persone in tutto il mondo, per quanto possa avere delle giuste motivazioni ideali (il mondo è di tutti e le frontiere sono divisioni artificiali) nella pratica non può essere sostenuto perché per fortuna siamo un pianeta etnicamente, culturalmente e geograficamente diverso e penso che ogni diversità debba essere il più possibile difesa da un piatto livellamento. Al tempo stesso, pur negando l’accoglienza verso queste masse di disperati, sono consapevole della sofferenza e povertà che esiste nella maggioranza del mondo e credo che le potenze mondiali debbano mettere all’ordine del giorno alcun provvedimenti urgenti per stroncare sul nascere le cause di questa sofferenza. A mio avviso è necessario un superamento delle Nazioni Unite e la nascita di una sorta di governo sovranazionale con compiti limitati che affronti con l’appoggio di tutti alcune problematiche che appunto possono essere affrontante solo a livello globale e con regole comuni come almeno quelle di questo elenco: 1) La devastazione del territorio e l’inquinamento, che portano carestie e le masse a spostarsi; 2) La necessità urgente di una politica demografica mondiale con lo scopo di limitare la fertilità soprattutto delle nazioni più povere che paradossalmente risultano essere le più prolifiche (non necessariamente l’unica politica attuabile è quella del figlio unico come in Cina); 3) La necessita di una riforma valutaria mondiale che porti ad una valuta metro indipendente come pensata da Keynes e non a valute di riferimento nazionali che portano alle nazioni emittenti enormi vantaggi e invece gravi svantaggi alle nazioni più deboli.
Concludo dicendo che L’Europa non deve rinunciare al suo ruolo di esportatore di libertà ma non deve attuarlo solo con le armi ma emergendo come potenza indipendente con ruolo globale e illuminato. USA, Russia o Cina non potranno mai avere il ruolo di faro mondiale, l’Europa sì, è scritto nella sua Storia, nel suo Dna. Lo ha sempre avuto e lo può ancora avere, ma prima dovrà alzare la testa sia nel mondo sia nei confronti dei propri governanti. Se questo articolo ti è piaciuto, non perderti Libertà Indefinita, un saggio sulla libertà e sulla legittimità di un sistema, il nostro, sempre più contestato dalla popolazione.
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Sono Giuseppe Cirillo alias Fenrir, l’autore di questo blog. Nei nostri articoli ci sforziamo di offrire un’angolazione e una visione diversa rispetto ai media di regime. Per qualsiasi domanda o per un’eventuale collaborazione contattami alla seguente mail: [email protected]
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