L’energia va a spasso

Creato il 21 novembre 2011 da Stukhtra

Elettricità dalle piastrelle

di Tobia Dondè

E’ proprio l’ideatore, Laurence Kemball-Cook, a usare questo gioco di parole: “I just knew this idea had legs”. L’idea si chiama Pavegen ed è una piastrella di materiale riciclato. Fin qui, capaci tutti. Pavegen, però, ti carica un cellulare se ci cammini sopra. Come? Sfruttando l’energia liberata per mezzo dell’appoggio del piede. Figo, no?

I mocassini fashion sono un optional. (Cortesia: Pavegen Systems Ltd.)

L’idea nasce nel 2009, quando Kemball-Cook frequenta ancora l’ultimo anno di ingegneria industriale alla Loughborough University, nel Leicestershire. Il giovane laureando (allora venticinquenne) se ne esce fuori con una delle classiche trovate da “Perché non ci ho pensato prima io?”: una cosa potente, soprattutto per i risvolti ecologici (l’energia pulita ha sempre una marcia in più). Come si sa, però, l’idea non basta. Così l’intraprendente neoingegnere molla tutto e si dedica anima e corpo a trovare finanziamenti, partendo con budget irrisori e scarsi contatti. Ora Pavegen è un’apprezzata e pluripremiata realtà: Observer Ethical Awards 2011, Ecobuild 2010, Brit insurance design of the year 2011. E con installazioni campione in diverse parti del Regno Unito.

Come funziona una piastrella Pavegen? L’inventore stesso è reticente al riguardo. Sembra tuttavia che essa sfrutti l’effetto piezoelettrico, cioè che riesca ad accumulare l’elettricità generata nel materiale dalla sollecitazione meccanica del calpestamento. La piastrella, infatti, è composta di due strati: uno superiore, in gomma riciclata (solitamente proveniente da pneumatici), e uno inferiore, in calcestruzzo arricchito di polimeri. Il piano in gomma, sottoposto al peso di una persona, si comprime di circa 5 millimetri, e questa compressione si riflette sul calcestruzzo, la cui struttura cristallina permette lo sviluppo del processo piezoelettrico. Una non ben chiara tecnologia permette poi di succhiare l’elettricità per poi in parte (5 per cento) riutilizzarla per accendere un simpatico LED nel centro della piastrella e in parte immagazzinarla in pile apposite, che la rendono fruibile fino a tre giorni dopo per applicazioni a basso costo energetico.

La vera domanda, però, è un’altra: quanta energia può davvero produrre un aggeggio del genere? E’ presto detto. Stando ai rilevamenti condotti nei siti campione, un solo passo può tenere accesa per 20-30 secondi una piccola lampadina. Considerando che l’installazione avviene in luoghi ad alta frequenza pedonale (ad esempio scuole, centri commerciali, strade affollate), l’energia accumulabile è davvero molta.

Pavegen non è soltanto un’altra fonte di energia da sommare a quelle preesistenti: è una vera e propria alternativa dove il sistema di distribuzione non arriva. Le applicazioni sono infatti molteplici, dall’illuminazione stradale (lampioni, segnaletica luminosa) fino al caricamento di telefoni e altri dispositivi elettronici, passando per l’alimentazione di sistemi audio e video. E’ inoltre e soprattutto una fonte di energia pulita. Kemball-Cook fa l’esempio dell’India: “Ci sono enormi masse di camminatori, ma dove c’è richiesta di energia ci sono fonti energetiche inquinanti. Questa potrebbe essere una svolta”.

Problemi di posizionamento? Nessuno. Pavegen non richiede ambienti ad hoc, perché può impiantarsi in pavimentazioni già esistenti: basta adattarne la dimensione a quella delle piastrelle originali. Finora le due principali installazioni (al di fuori di fiere ed esposizioni) sono una nella vecchia scuola di Kemball-Cook, nel Kent, dove studiano circa 1.100 studenti, e l’altra nella zona est di Londra. Un’altra installazione è prevista per le Olimpiadi di Londra del 2012: sarà posizionata a Westfield, tra lo stadio e un nuovo centro commerciale che gli sta di fronte, e vi si prevede un’affluenza nell’ordine dei milioni di persone nel solo primo anno.

L’ultima (e non meno importante) caratteristica di Pavegen è l’interattività: quando viene calpestata, la piastrella “risponde” accendendo il LED centrale. Per l’ignaro passante è semplicemente un segnale divertente, ma è carico di significato: attraverso un passo possiamo generare energia, senza fatica e senza inquinare. Chissà poi che una consapevolezza del genere non porti, un giorno, a risolvere anche il problema dei culi pesanti…


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