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La balena di Giona se ne è andata

Da Nubifragi82 @nubifragi

giona

Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare
e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sono passati sopra di me.
Io dicevo: Sono scacciato
lontano dai tuoi occhi;
eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio.
Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,
l’abisso mi ha avvolto,
l’alga si è avvinta al mio capo.
Sono sceso alle radici dei monti,
la terra ha chiuso le sue spranghe
dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita,
Signore mio Dio.
Quando in me sentivo venir meno la vita,
ho ricordato il Signore.
La mia preghiera è giunta fino a te,
fino alla tua santa dimora.
Quelli che onorano vane nullità
abbandonano il loro amore.
Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio
e adempirò il voto che ho fatto;
la salvezza viene dal Signore».
E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull’asciutto.

E’ un passo della Bibbia, Libro di Giona. Giona rifiuta di andare a predicare a Ninive, come richiesto da Dio, preferendo recarsi a Tarsis. La collera di Dio lo scaglia in mare. Qui Giona si sente ormai perduto, ma un grande pesce, forse una balena, lo inghiotte e lo mantiene nel suo ventre per tre giorni e tre notti, poi lo rigetta sulla terra ferma.

Nel mare mediterraneo le balene sono in via d’estinzione. Nessun cetaceo accorrerà più in difesa dell’uomo, perché l’uomo ha dimenticato cosa sia il mare. Se pensiamo al mare la maggior parte di noi visualizzerà una spiaggia, alcuni una barca, altri ancora si avvicineranno maggiormente alla realtà immaginando le onde. E pensare che basterebbe, a volte, ripescare l’etimo di un termine per riappropriarsi del significato primario di esso. Per quanto riguarda la parola “mare” esistono due differenti teorie: potrebbe derivare dalla radice Mar-, che significa morire e perciò cosa sterile, distesa deserta e improduttiva, oppure dalla radice Màr-, scintillare, splendere, da cui deriva pure la parola marmo. Quale delle due radici abbia veramente dato i natali al termine “Mare”, non ha importanza. O meglio, sarebbe giusto considerarle entrambe corrette.

Il mare mediterraneo risplende da millenni. Il suo bagliore ha attirato imbarcazioni egizie, fenicie, greche, puniche, romane, arabe e tante altre ancora. Tra quelle onde è passata la storia, una storia di migrazioni, di popolazioni spinte da guerre e cambiamenti climatici a cercare non un futuro migliore, ma un futuro. Non è una storia di illusi, il canto delle sirene di Ulisse è favola per chi ha interesse a crederla. E’ una storia, invece, di disperazione, di strade a senso unico.

Che fine ha fatto la balena di Giona? Se ne andò quando iniziammo a fingere di non capire e non ricordare, quando ci limitammo a parlare di quanto accadeva nel mare, evitando scrupolosamente di cercare le cause sulla terra. Da quel mare che i romani chiamavano “nostro” è arrivata la vita e la morte, le invasioni saracene, ma anche la cultura cristiana e greca, i saccheggi vichinghi, ma anche quei commerci che resero le nostre città costiere quello splendore che oggi ammiriamo.

Non è facile capire il mare, semplice è invece voltargli le spalle, considerarlo un problema, un passaggio da chiudere. Il mare però non dimentica, recapita sempre il conto e questo è assai più salato delle sue acque.

Torna tra di noi, balena, abbiamo bisogno di te.



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