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La ballata degli ex di stagione

Creato il 11 agosto 2010 da Lindaluna

 

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Foto da Flickr

 

Come insegnano gli assassini dietro le sbarre, tornare sul luogo del delitto non è mai una buona idea. Ma lo si capisce sempre dopo.
Purtroppo le località di villeggiatura dove si sono trascorse adolescenza e gioventù, brulicano di ex più che di zanzare. Questo è un dato di fatto con cui faccio i conti ogni estate.
La settimana scorsa ero in spiaggia quando vedo avanzare verso di me un tipo dinoccolato sulla quarantina, stempiato e smilzo, con degli occhiali da sole che faccio fatica a descrivere: enormi, di plastica gialla e con una specie di grata al posto delle lenti.
“Bellissima, come stai?”
Ce l’ha con me??
“Ehmm… bene.”
Sì, ce l’ha con me e mi sta anche un po’ troppo vicino. Santo cielo…sono stata intima con questo personaggio!
“Benissimo direi. Hihi. Ti aspettavo, sai? Però speravo mi chiamassi appena arrivata. Da quanto sei qui?”
Hihi?!?!
“Qualche… giorno...”
Forse a quel pareo-party… o a quel gavettone-party…no…no, certamente a quel sangria-party…
“Senti, stasera qui c’è un falò, ci andiamo insieme? Ci siamo sempre divertiti ai falò. Hihi..”
“Ah sì…?”
Falò? Allora è roba preistorica.
“Dai che mi fa piacere. Beviamo qualcosa, parliamo un po’ dei vecchi tempi e… hihi…”
Trovo sempre più agghiacciante che questo tizio con due radiatori sugli occhi abbia motivo di fare “hihi”nella mia direzione.
“Tanto lo so che per convincerti bisogna insistere parecchio, ma che poi alla fine cedi…hihi”
Al prossimo hihi ti stampo un cazzotto sul naso.
“Io veramente…”
“Facciamo così: ti fai bella, ti infili uno dei tuoi vestitini rosa e mi raggiungi qui. Io porto la chitarra e ti faccio un po’ Baglioni.”
L’ultimo vestitino rosa l’ho messo che avevo sei mesi. E a Baglioni preferisco una messa cantata. Qualcosa non quadra.
“Adesso vado. Guarda Ketty che ci conto sul serio.”
“Ketty!?”
“Posso sempre chiamarti così, vero? Caterina è troppo lungo e poi mi ricorda mia zia, lo sai.”
Non so chi sia Ketty o Caterina, ma non sono io, e questa è l’unica cosa che conta. Quest’imbecille mi ha scambiata per una sua ex. Per forza. Cammina con le veneziane in faccia!!
“Sì sì figurati. Chiamami come vuoi.”
“Magari più tardi ti faccio uno squillo.”
“Come no.”
Squilla, squilla.
Hihi.

Il giorno successivo invece sono stata io a riconoscere un mio ex sul bagnasciuga. Ex per modo di dire. Quelli estivi si sa, durano meno di un ghiacciolo al sole.
Appena mi ha vista, è sbalzato dalla sdraio come se gli fosse esploso un petardo nel costume.
“Hei! Oi! Uè!”
“Ciao…”
“Che ci fai qui?”
“Ci vengo in vacanza, come ogni…”
Al che si è guardato intorno furtivo, si è lanciato in acqua con tuffo a zeppola e si è allontanato verso il largo a forza di bracciate a mulinello.”
“…anno. Bah!”
Poi ho capito. Dopo un paio d’ore stavo tornando verso casa quando ho visto nel parcheggio un bestione in bikini due metri per tre che abbaiava contro una montagna ambulante di lettini, ombrellone, sdraio, canotto, asciugamani e borsa frigo.
“Tu non ci devi andare al bar hai capito? Al bar ci vado io e te lo compro io il Cucciolone! Quel bar è pieno di cretine col culo da fuori! Te l’ho detto mille volte! La prossima volta che ti becco lì ti stacco la testa!”
Il paguro a rischio decapitazione era il mio ex-ghiacciolo. E quel diavolo della Tazmania, sua moglie.
Felicitazioni!

Qualche giorno dopo mi sono imbattuta in un altro ex, sempre categoria ghiaccioli, che faceva il bagno insieme a un bambino sui quattro anni. Appena mi ha visto, l’ex-emplare ha dato le spalle al piccolo, si è lisciato i (pochi) capelli all’indietro e si è messo in posa casual-sirenetto.
“Ciao cara.”
“Hei! Ciao! Santo cielo hai un bambino?!”
“Bambino? Quale bambino?”
“Quello…non è tuo figlio?”
“No, no…”
“Ma come? È il tuo clone!”
“Sì… perché è mio nipote, è il figlio di mia sorella.”
“Che a occhio e croce adesso ha sedici anni…”
“Eh…sì, te lo ricordi eh, beh sì. Ha fatto il guaio.”
“Caspita. Beh, però un guaio molto carino.”
Orgoglio sospetto nel suo sguardo, prontamente sostituito da un’occhiata maliziosa.
“E tu? Sei single, fidanzata, sposata, convivi?”
“Io son…”
“PAPA’ PAPA’! GUARDA COME FACCIO I RUTTI SOTT’ACQUA!”
“?”
“Eh eh…sai com’è, gli faccio un po’ da padre. Il suo praticamente non lo vede mai…Guido non si fa!”
“Ho capito. Certo che ti somiglia proprio tant…”
“PAPA’ PAPA’! GUARDA COME FACCIO LE PUZZETTE SOTT’ACQUA CON LE BOLLE!”
“Oddio…eh eh… questi bambini…Guido finiscila!”
“MA TU LE FAI SEMPRE!”
Allora è suo figlio. Senza dubbio.
“Ma che dici, Guido…eh eh. Hem.”
“Ok, è stato un piacere. Complimenti… zio. È un bel bambino.”
“No aspetta! Stasera la mia ex-moglie viene a prenderlo, quindi ho la serata libera…”
“La tua ex moglie, cioè la sua ex zia acquisita?”
“Hem, sì. Sono molto affezionati.”
“Ma che bello. Beh. Salutami tanto tua sorella, eh. Ciao ciao.”
“Volevo dire che mia sorella e sua zia, cioè no, la mia ex moglie e sua sorella, cioè no, la mia ex-sorella e sua moglie…”
“PAPA’ PAPA’ PAPA’”
“E STATT ZITT’! Dicevo che se sei libera, potremmo…”
“Vedi che tuo figlio, scusa, tuo nipote, sta annegando.”
“Chi? Uh! Oh! GUIDO, BELL’E PAPA’, ARRIVOOOOO!”
La ballata degli ex di stagione si è conclusa con Lupino. Ex non mio, ma di Sabrina, la più gettonata tra le mie amiche d’infanzia.
Lupino è un ragazzo del posto, fa il pescatore da quando aveva tredici anni, e più o meno a quell’epoca risale la sua liason con Sabrina.
Verso le undici del mattino io e le mie amiche, Sabrina in testa, ci dirigevamo in blocco verso il porto dove Lupino scaricava il pesce dal suo gozzo, sudato e distrutto con già cinque ore di lavoro alle spalle.
Forse il poverino anelava ad un briciolo di intimità con la sua sirena, ma senza fiatare imbarcava lei e tutte noi. Una volta al largo iniziava la parata di tuffi, calate ed evoluzioni sull’acqua. Lupino era timido, non sapeva come inserirsi in quella masnada di tarantole in costume, e così stava seduto ad arrostirsi e a guardare Sabrina che si divertiva insieme a noi.
Sì perché a quei tempi e a quell’età, se volevi sfoggiare uno straccio di fidanzata, dovevi farti carico di tutte le sue amiche e ricordarti di trattarle anche molto bene. Infatti alla fine della gita, Lupino non mancava mai di regalarci un secchiello di pesce a testa.
La relazione finì quando arrivò Donatello, un pischelletto di città a cavallo un fiammante Sì Piaggio.
Sabrina e Donatello si fidanzarono, e noi passammo dal gozzo al Sì, obbligando il ragazzo a farci fare estenuanti giri in motorino una alla volta. Penso che per dare un mezzo bacetto a Sabrina, ogni giorno il poverino facesse diecimila lire di miscela. E poi la sera ci offriva valanghe di gomme da masticare e rotelle di liquirizia. Certo, il secchiello di pesce era meglio. Ma se hai tredici anni le Big Babol hanno il loro fascino.
Da allora Lupino non si è mai più ripreso. Di anno in anno Sabrina passava dai vespini alle Red Rose, dalle non carenate ai Dominator, dalle Fiat Panda alle Ford Fiesta dove iniziò a non gradire la folla di noi amiche sui sedili posteriori.
Ma non è mai più andata per mare e se oggi le nomini Lupino, ti risponde “chi?”.
Io invece a inizio estate vado sempre sul porto a salutarlo. Ma il suo argomento da circa vent’anni è sempre lo stesso.
“E Sabrina non è venuta quest’anno?”
“No, non ancora.”
“Tanto a me non mi frega niente.”
“Lo so, lo so.”
“Dice che si è fatta bionda, vero?”
“Sì.”
“Tanto a me non mi frega niente.”
“Immagino. Senti, non è che avresti per caso una bella cernia?”
“Come no. Freschissima, presa stamattina. Rovinata.”
“E’ rovinata? E allora dammi qualcos’altro.”
“Parlavo di Sabrina. Di certo stava meglio bruna.”
“Mah… è cambiata...”
“Tanto a me non mi frega niente.”
“Appunto. Che bella questa cernia, stasera mia madre fa la brace!”
“So che se la fa con brutta gente.”
“Mia madre!?”
“Sabrina!”
“Ma no…Quanto pesa?”
“A occhio e croce adesso avrà toccato i sessanta.”
“La cernia!?!”
“Ah, pensavo Sabrina! La cernia un tre chili. Meglio starne lontani. Una brutta razza.”
“Oddio, e allora prendo qualche seppia, due calamari…”
“Parlavo di Sabrina!”
“Ah...”
“Tanto a me non mi frega niente.”
“Ecco.”
“Senti, comunque dille di stare molto attenta”
“A Sabrina? Ma che fai, minacci?”
“No! A tua madre!”
“Ah…e perché?”
“La cernia è la fine del mondo solo se la sai cucinare.”
“Oh, figurati, lei lo saprà.”
“E’ sempre stata una povera scema.”
“Mia madre!?!”
“No la cernia! Cioè, volevo dire, Sabrina!”
“Vabbè dai.”
“Tanto a me non mi frega niente.”
“Uhm.”
“E’ la morte sua.”
“Ancora con le minacce?!”
“La brace! È la morte della cernia!”
“Ahhh!”
“E comunque è sempre la numero uno.”
“Sabrina?”
“No, tua madre, in cucina.”
“Mannaggia Lupì, mi stai facendo impazzire.”
“Scusa, ok, salutala da parte mia.”
“Chi? Sabrina, mia madre o la cernia!?!”
“Fai un po’ tu. Tanto a me…”
“Non ti frega niente.”
E come ogni anno, dopo una prima mangiata di ottimo pesce fresco, l’estate prosegue e si conclude con filetti di platessa findus.


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